Interesse e soddisfazione tra i banchi del Museo del Risorgimento di Torino, con il vermouth protagonista tra conferme e nuove scoperte
Ci sono successi annunciati e successi sperati, ma inaspettati. Come quello che ha travolto – letteralmente – la prima edizione del Salone del Vermouth di Torino, un evento nato con l’ambizione di dare voce a un prodotto che ha reso grande la tradizione liquoristica italiana. Un “figlio” di Torino, che nel capoluogo piemontese ha ritrovato naturalmente la sua casa, scoprendosi più amato – anche dai torinesi stessi – di quanto ci si sarebbe potuti aspettare.
E a dirlo sono i numeri, con oltre 5.000 ingressi al Museo del Risorgimento, sede della due giorni, circa 40.000 degustazioni di vermouth che hanno consentito al pubblico di apprezzare al meglio i prodotti di ogni singola azienda, e più di 500 bottiglie di vermouth acquistate al termine della rassegna.
«Torino è la storia del vermouth e meritava, da tempo, un luogo in cui potersi esprimere a 360°, davanti ai torinesi e agli appassionati del tema. – ha commentato Laura Carello, ideatrice e curatrice del Salone del Vermouth – Spero, vivamente, che questo Salone possa diventare uno degli appuntamenti del settore a cui non poter mancare».
VERMOUTH, COME STA ANDANDO E DOVE VUOLE ARRIVARE
Due secoli e non sentirli, viene da pensare guardando alla storia del vermouth, codificato nella sua accezione moderna nel 1786 e oggi tra i protagonisti del mondo degli spirits dopo un lungo percorso di riconoscimento. «Nell’ultimo tempo – prosegue la curatrice dell’evento – il vermouth sta vivendo un momento di rinascita: in miscelazione, ma non solo. Come abbiamo potuto constatare al Salone, dove è stato molto apprezzato anche in purezza e dove ho visto molto interesse verso il prodotto e anche verso i piccoli produttori. Uno dei motivi del suo successo è il suo tenore alcolico, inferiore rispetto a quello di quasi tutti gli altri spirits».
SALONE DEL VERMOUTH, TORINO IL TEATRO NATURALE
di Redazione
TREND E MODALITA’ DI CONSUMO
Sebbene al momento non ci siano particolari tendenze in atto, ad emergere durante il Salone è stata piuttosto una costante, legata al consumo del vermouth fuori dalle mode e dal tempo e segnata, da un lato dall’immutato interesse dei consumatori verso i marchi storici, dall’altro da una certa curiosità verso le novità del mercato. Per l’organizzatrice «ogni persona continua a scegliere il proprio vermouth preferito e a, differenza di ciò che avviene con altri spirits, non si fa trascinare dalle mode. Quello che ho notato, anche, è che stiamo assistendo a una rinascita del vermouth anche dal punto di vista produttivo, grazie a giovani che stanno portando nuova linfa e nuove idee».
PURO O IN MISCELAZIONE?
Se è vero che il vermouth rappresenta un prodotto slegato da ogni tipo di trend, altrettanto vero è che anche la sua modalità di consumo non segue vere e proprie correnti di pensiero. Stando a quanto evidenziato dai produttori, infatti, la degustazione in purezza o in mixology è principalmente legata a fattori come l’età dei consumatori, ma anche il luogo, il momento e il contesto dedicati all’assaggio.
«Dagli ospiti presenti al Salone – conclude Carello – abbiamo constatato che non esiste un cliente tipo. Il vermouth, in purezza o in miscelazione, viene bevuto dai giovani fino agli adulti. E questa è un’altra ottima notizia per un prodotto che, a volte, si crede in disuso».
I NOSTRI ASSAGGI
Ecco allora alcuni dei nostri migliori assaggi, tra storiche conferme e qualche novità davvero interessante.
Vermouth di Torino Excelsior – Bordiga
Dalla distilleria piemontese Bordiga, una versione dello storico Vermouth Excelsior creata in occasione dei 130 anni dalla fondazione dell’azienda. Prodotto con Barolo invecchiato tre anni in botti di rovere, ha profumo intenso e speziato, con sorso deciso che apre con note dolci risolvendosi in un finale lungo e amaricante. Della stessa casa, merita anche il Vermouth di Torino bianco extra dry. Ottenuto con uve cortese, ha sorso secco e amaro e fonde perfettamente note erbacee e sentori vinosi. Qui la nostra scheda prodotto.
Vermouth di Torino Antica Formula – Carpano
Non un vermouth, ma “IL” vermouth di Torino per eccellenza. La prima versione del vino aromatizzato come lo conosciamo noi oggi è l’ “Antica Formula” di Carpano, che non dovrebbe mai mancare nella bottigliera di ogni appassionato che si rispetti. Al naso si distingue per le sue caratteristiche note di vaniglia alternate a sentori di spezie e agrumi. Ricco e rotondo in bocca, accompagna il sorso con aromi che vanno dall’arancia amara allo zafferano, incontrando anche il cacao.
VERMOUTH. CORREVA L’ANNO 1786 (VOL. 1)
di Daniele Becchi
Vermouth di Torino Superiore “Nonis Februariis” – Franco Cavallero Spirits
Vignaiolo appassionato, ma anche coltivatore di spirits e creatore di un vermouth che è l’esatto punto di incontro tra il vino e gli spirits. Franco Cavallero convince sempre con la ricetta del suo “Nonis Februariis” (a questo link la nostra scheda di degustazione), che parte dal vitigno a lui più caro, il ruchè, e da erbe e spezie coltivate in proprio per un sorso che unisce sensazioni vinose e erbacee con note di agrumi, spezie e finale perfettamente amaro.
Vermouth Tetti Battù – Cascina Tetti Battuti
Sorpresa, invece, per il vermouth prodotto a Chieri da Emanuele Cometto, architetto prestato all’arte della vinificazione (con tutte le sue derivazioni). Ottenuto da uve chardonnay, è un vermouth dal gradevolissimo sapore vinoso, con note di erbe e spezie che si alternano al sorso, andando incontro a un finale giustamente amaro e di bella persistenza.
Vermouth di Torino Rosso – Alpestre
Moderno nel gusto, tradizionale nella lavorazione. Così è il vermouth di Alpestre, le cui note amaricanti ben si amalgamano alla parte officinale data dalle botaniche utilizzate, tra cui assenzio, chiodi di garofano, achillea, cannella e rabarbaro. Il sorso è un perfetto equilibrio tra le parti, con l’ingresso dolce interrotto da sensazioni amare ben dosate.
Vermouth Bianco “High Life” – Isolabella della Croce
È la famiglia Isolabella della Croce, proprietaria dell’omonima azienda vinicola di Loazzolo, in provincia di Asti, a firmare questo vermouth aromatico e godibilissimo, nato da alcune antiche ricette di famiglia, ma con grado alcolico ridotto al 15% per renderlo un po’ più moderno. Curiosità: la sua bottiglia riporta in etichetta un’opera creata da Marcello Dudovich, noto pittore e pubblicitario italiano.
Vermouth di Torino Superiore Bianco – Gamondi
L’aperitivo tradizionale piemontese, che Gamondi realizza utilizzando un blend di uve locali e Moscato d’Asti Docg. Assenzio, vaniglia del Madagascar, sambuco, cerea, maggiorana, timo, coriandolo e salvia sclarea accanto a genziana, china ed altre essenze orientali subiscono 6 infusioni separate, che determinano un prodotto dagli aromi netti e precisi, con note dolci di vaniglia ben amalgamate con tutti gli altri componenti.
Vermouth di Torino Bianco – Luigi Vico
Dalla casa vinicola di Serralunga d’Alba Luigi Vico, un’altra espressione (riuscita) del vermouth in stile piemontese, che al naso rivela immediatamente i sentori tipici del moscato con cui è prodotto, affiancati in seconda battuta da profumi di rosa, erbe aromatiche e spezie. In bocca è pieno, con note amare di china e genziana che emergono sul finale unite a una parte ‘vinosa’ che invita a un nuovo sorso.
VERMOUTH. CORREVA L’ANNO 1933 (VOL.2)
di Daniele Becchi
Vermouth “Sakura” – Mancino
Tra le interpretazioni del vermouth che più ci hanno colpiti ci sono senza dubbio quelle di Giancarlo Mancino, bartender e imprenditore originario di Pignola, nel cuore della Basilicata, che dopo anni di esperienze all’estero ha dato vita a una serie di etichette segnate da interessanti contaminazioni internazionali. È il caso del suo Vermouth “Sakura”, un omaggio all’Oriente dal curioso colore rosa che viene realizzato con fiori naturali di ciliegio giapponese e violetta italiana, regalando un sorso molto floreale ed elegante, che conquista personalità grazie al finale amaro che rimanda all’assenzio.
Vermouth in botte – Affini
Folla costante allo stand di Affini, locale multitasking della movida torinese che proprio al Salone ha presentato una sua novità assoluta. Parliamo sempre di vermouth, ma il contenitore scelto in questo caso non è stato una bottiglia, bensì una botte. Il contenuto la seconda sorpresa: un vermouth fatto con tutti i crismi, ma con un ingrediente impegnativo come il wasabi. Perfettamente distinguibile al gusto e all’olfatto, ma estremamente bilanciato.
Vermouth di Torino – E Bon
“Autenticamente torinese”. Così si autodefinisce questa etichetta che prende il nome dal modo di dire “E bon”, tipicamente torinese, usato per chiudere un pensiero. A base di uve cortese, viene aromatizzato con un infuso a base di assenzio, genziana, vaniglia, melissa, menta, cardamomo, china e cascarilla. Una varietà aromatica che si riflette anche nel sorso, rotondo e fine, con note di erbe e finale lungo e speziato.