Vinacce per la produzione di Grappa
/

Grappa, tra tutela IG e mercati internazionali

Il Presidente del Consorzio Nazionale Grappa Nuccio Caffo delinea le strategie per la promozione del distillato nazionale sui mercati globali

Rinascimento della Grappa. È questo il mantra che AssoDistil e Consorzio Nazionale della Grappa hanno fatto proprio e che ha guidato il focus sulla riforma europea delle IG e sul ruolo dei consorzi, organizzato in occasione del 56. Vinitaly.

Grazie alla riforma delle Indicazioni Geografiche e al recente decreto sul riconoscimento dei consorzi di tutela delle bevande spiritose, infatti, queste ultime possono usufruire delle stesse prerogative di cui godono i vini e gli altri prodotti alimentari ad IG. Soprattutto, possono accedere a piattaforme e fondi di supporto per affrontare i mercati esteri, da sempre di grande interesse per le acquaviti nazionali. Inoltre la Grappa – IG italiana per eccellenza – dovrà filtrare i meccanismi di tutela e promozione attraverso un consorzio riconosciuto. 


Imbottigliamento Grappa (ph credit ASSODISTIL)

Nuccio Caffo: attenzione sull’avvio dei controlli per la tutela della denominazione in etichetta

«Con il Regolamento Europeo del 2008 sono stati finalmente introdotti aspetti qualitativi e produttivi, e in particolare è stato riconosciuto lo status di Indicazione Geografica per alcune bevande spiritose di particolare origine – evidenzia Cesare Mazzetti, presidente del Comitato Acquaviti e Liquori di AssoDistilL’Italia ha avuto questo riconoscimento per ben 37 prodotti, tra i quali 10 sono rappresentati da Grappa e Grappe regionali”.

Dall’Istituto Nazionale Grappa, nato nel 1996 e cresciuto in collaborazione con AssoDistil, è nato il Consorzio Nazionale di tutela Grappa (che continua ad operare in stretta collaborazione con AssoDistil) in quanto le mutate normative europee e nazionali hanno individuato nei consorzi riconosciuti l’unico punto di riferimento per gli operatori e le istituzioni in tema di IG».


Vinacce per la produzione di Grappa
Vinacce (ph credit ASSODISTIL)

LA SVOLTA PER LA GRAPPA

Per dirla con le parole di Paolo De Castro, l’europarlamentare che ha seguito l’iter normativo a Strasburgo, «il regolamento sulle IG relative alle bevande spiritose deve diventare la piattaforma da cui partire per dare slancio a una nuova fase di sviluppo delle filiere. Esistono potenziali di crescita enormi per le produzioni di qualità e, per cogliere queste opportunità, ora il testimone passa nelle mani dei produttori e delle filiere, che dovranno sfruttare al meglio quanto tracciato con questo Regolamento».

Oggi siamo dunque a una svolta per il mondo Grappa. E lo sottolinea con grande chiarezza il presidente del CNG Nuccio Caffo in questa intervista a Spirito Autoctono, richiamando l’attenzione sulle evoluzioni che – volenti o nolenti – coinvolgeranno tutte le distillerie e l’intera filiera in breve tempo.

«La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che detta le regole per il riconoscimento dei Consorzi è un importante traguardo che valorizza la nostra acquavite di bandiera – rimarca – ed è anche un punto di partenza per renderla sempre più presente all’estero, promuovendo l’autentica tradizione del beverage alcolico made in Italy. La Grappa può aspirare a conquistare importanti quote sui mercati internazionali, presidiati attualmente dalle acquaviti estere».


Affinamento di Grappe
Affinamento di Grappe (ph credit ASSODISTIL)

Un percorso da coltivare con cura, visto che i dati Nomisma mostrano per la Grappa un 2023 in tenuta – con un +1,1% in valore e un +0,4% in volume sull’ottimo 2022, cui si accompagna una crescita complessiva dei prezzi pari allo 0,7% – ma contestualmente una contrazione delle esportazioni del -9% in valore e -8% in volume, in particolare in Germania. Le proiezioni mostrano però un possibile rimbalzo su scala internazionale e per cogliere queste opportunità sarà fondamentale il ruolo del Consorzio nazionale.

L’INTERVISTA
Presidente Caffo, con la costituzione del Consorzio Nazionale Grappa avete avviato un percorso per tutelare il distillato nazionale per eccellenza. Quali sono i passaggi cruciali, anche a fronte della nuova normativa sulle IG?

«Il passo più importante è stato quello di mettere insieme le aziende, perché all’inizio c’è stata una certa resistenza. Al di là delle presenze storiche, soprattutto legate all’esperienza precedente nell’Istituto Grappa, abbiamo lavorato per far entrare quante più distillerie possibile

«Perché solo attivando a rappresentare un’alta percentuale di produzione il Consorzio può ottenere il riconoscimento erga omnes, come accade per tutti gli altri prodotti IG. Il Consorzio è aperto, può entrare chiunque faccia produzione, intesa come distillazione oppure come elaborazione (ovvero la diluizione della grappa per poi andare in bottiglia), ma anche gli imbottigliatori possono entrare. Infine c’è una quarta categoria ammessa e sono i conferitori di materia prima, quindi le cantine che consegnano le vinacce. E però il conto della produzione si fa sui distillatori».

Chiediamo il riconoscimento al Masaf e l’erga omnes

Grappa e Consorzi Rossella De Stefano, Paolo De Castro, Nuccio Caffo (Ph GB Marchetto)
Rossella De Stefano, Paolo De Castro, Nuccio Caffo (Ph GB Marchetto)

Una volta raggiunto questo risultato, gli step successivi quali sono?

«Chiedere il riconoscimento al Masaf e quindi ottenere l’erga omnes, per cui tutti saranno tenuti a pagare la quota al Consorzio, che così potrà avere un budget adeguato alla tutela del prodotto e alla promozione sul mercato, un po’ come succede per tutti i consorzi per la tutela di tutti i prodotti alimentari».

Gli obiettivi di promozione quali sono?

«Ne discuteremo approfonditamente in consiglio, ma secondo me – man mano che ci irrobustiamo – dovremo cercare di lavorare sullo sviluppo internazionale. Da un lato infatti la Grappa sta vivendo una seconda giovinezza, in termini di identità e di prestigio, e dall’altro ci sono mercati esteri in cui questa acquavite non è praticamente mai riuscita a penetrare eppure può avere chance importanti.»

«Gli italiani sono un po’ in tutto il mondo, eppure ostacoli normativi o di contrasto con prodotti locali di tradizione hanno frenato la Grappa, limitandola soprattutto a Germania, Austria e Svizzera

«La vicinanza geografica e l’esperienza turistica sono stati i driver principali. Negli ultimi anni però qualcosa è cambiato e abbiamo visto una discreta crescita negli Stati Uniti, anche in seguito all’avvio de progetto Hello Grappa di AssoDistil. C’è stata un’azione incisiva di promozione su un mercato potenzialmente più ricco e capace di legare il prodotto all’italianità dell’esperienza».


Vinacce per la produzione di Grappa
Vinacce (ph credit ASSODISTIL)

Il lavoro come Consorzio permette dunque di rafforzare le azioni promozionali?

«Certo. E ci stiamo muovendo un po’ ovunque. Abbiamo presentato un progetto per organizzare fiere e attività promozionali collettive prima di tutto in Germania. Poi, appena il budget sarà più solido, ci potremo muovere su scala più ampia. Fino ad ora, infatti, ogni attività ha pesato al cento per cento sui bilanci delle distillerie, mentre il riconoscimento de Consorzio ci può consentire di accedere a fondi dedicati alla valorizzazione del made in Italy».

Con la tutela “blindata” del nome Grappa, in qualche modo si definisce anche un profilo del distillato stesso?

«In realtà esiste un disciplinare e anche oggi chi scrive Grappa su un prodotto deve rispettare, nel processo di produzione, le regole che fissano alcuni paletti.»

«Ad esempio, non può esser Grappa se non rimane entro i limiti di mille milligrammi a ettolitro di alcol metilico o del 2 per cento di zuccheri aggiunti, così come l’utilizzo del caramello per correggere il colore è ammesso solo ed esclusivamente nei prodotti già invecchiati e non nei distillati giovani.»

«Sono tutti limiti che abbiamo definito nel corso del tempo grazie al grande lavoro fatto esclusivamente da AssoDistil, mentre altre associazioni di categoria si sono messe di traverso quando si lavorava per eliminare gli aromi utilizzati per aggiustare la grappa non buona. AssoDistil ha ottenuto questo risultato, talvolta andando in contrasto anche con alcuni produttori che non volevano questi paletti. Ecco perché oggi possiamo dire che la grappa è buona perché esce buona dall’alambicco, non perché è stata truccata. Grazie al disciplinare non si può più truccare».


Impianto di distillazione grappa
Impianto di distillazione (ph credit ASSODISTIL)

E oggi l’attività di controllo è stata rafforzata?

«L’attività di controllo sulla grappa nazionale è stata affidata lo scorso anno all’Agenzia delle Dogane e Monopoli (che ha creato una nuova branca con ADM Cert) e ora si stanno allineando anche le grappe regionali. I controlli finalmente stanno partendo in questi giorni, dato che le distillerie dovevano iscriversi alla piattaforma e un po’ tutte hanno aspettato fino all’ultimo momento, rimanendo alla finestra per vedere cosa succedeva. Ora siamo all’ultimo miglio, nel senso che adesso la maggior parte delle aziende è registrata (naturalmente tutte quelle che fanno parte del Consorzio lo sono) e il prodotto certificato sarà solo quello sottoposto ai controlli di ADM. Da questo momento, dunque, solo il prodotto certificato si potrà chiamare Grappa, mentre chi sceglie di rimanere fuori dal sistema dei controlli potrà scrivere in etichetta semplicemente acquavite di vinaccia».



Potranno arrivare sanzioni, anche pesanti, per chi scrive Grappa in etichetta senza allinearsi alle procedure di controllo
Siamo già in piena operatività?

«Il sistema è già operativo e diciamo che finora c’è stata una certa tolleranza verso chi non si è iscritto sia da parte di ADM che del Masaf. Ci hanno dato il tempo per adeguare le procedure e hanno permesso alle aziende di assestarsi, non a caso anche chi si iscrive adesso in piattaforma dichiara pure i quantitativi già presenti in stock, in modo da non perdere la denominazione su quello che era stato distillato prima. Ora però il periodo di transizione è finito e potranno arrivare le prime sanzioni, anche pesanti, per chi scrive Grappa in etichetta senza allinearsi alle procedure di controllo».

Secondo i dati recenti di Assodistil, tra gli spirits l’unico che cresce in Italia è il gin, che però di rado si consuma in purezza. È una strada da percorrere?

«Certamente. E nonostante la grappa sia ancora vista come un distillato tradizionale da fine pasto, da poco c’è stato un avvicinamento con il mondo della mixology. Forse un po’ tardi, se consideriamo che altre acquaviti (come il Cognac o il Pisco) hanno già un peso rilevante nella miscelazione e hanno visto crescere i consumi globali anche grazie a questo. Questo non significa abbandonare il consumo tradizionale, che è nella nostra storia, però le due anime possono convivere. E infatti son proprio i distillatori più giovani che spingono sugli utilizzi alternativi, c’è il gruppo Grappa Revolution che porta avanti i suoi progetti. Le visioni si interfacciano e si integrano».

Dopo qualche divagazione tra Nietzsche e Wittgenstein, è tornato a Epicuro. E così scrive di vino, sapori e spirits, di viaggi, di teatro e danza. Veneziano, fa base a Praga. Ama il whisky scozzese e le Dolomiti.

Potrebbero interessarti