degustazione alla cieca di spirits
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IL COMMISSARIO DEGLI SPIRITS

Le degustazioni finali di Spirito Autoctono raccontate da un commissario guest

«Ci dai una mano a risolvere un’indagine delicata?». L’accordo è di impegnarmi solo un giorno e mezzo, ma Francesco Bruno Fadda, direttore della Guida di Spirito Autoctono è uno che quando afferra una preda, difficilmente la molla.

Un tipo barbuto, un giornalista, mi passa a prendere sotto casa e durante il tragitto, diretti a Mombaruzzo, mi spiega a grandi linee il mio incarico. Che in poche parole consiste nel porre fine all’indagine delle “Ampolle d’Oro”, i massimi riconoscimenti di Spirito Autoctono. «Un lavoro facile, almeno in apparenza», mi dice. «Vanno testati decine di spirits, amari, grappe, liquori, gin, ecc…».
«Devo assaggiarli tutti quanti?».
«».
«Meraviglioso, anche se ho solo un giorno e mezzo».

Il ritrovo è alle Distillerie Berta. Tanto per scaldarci (è una giornata umida, con a tratti quella pioggerella molesta come le zanzare), noi commissari affrontiamo una degustazione verticale di grappe di Berta e Parmigiano Reggiano del caseificio Malandrone 1477. Un viaggio nel tempo. L’impresa include tre assaggi: una grappa giovane, Villa Prato, e Parmigiano Reggiano di Montagna 84 mesi; la Grappa di Barbera Roccanivo invecchiata 8 anni con Parmigiano Reggiano 96 mesi; la Grappa Anniversario 75 anni di Berta con Parmigiano Reggiano di Montagna 12 anni. Al termine della degustazione siamo tutti “stagionati”. L’indagine sulle “Ampolle d’Oro”, tuttavia, deve ancora proseguire.

A Villa Prato a Mombaruzzo ci aspettano batterie di prodotti da assaggiare alla cieca. Si annusa, si fa circolare il liquido in bocca e si sputa. Io faccio il duro e non sputo mai. Ingoio.

L’“Ampolla d’Oro” va riconosciuta per ogni categoria di prodotto dopo un’approfondita valutazione. Sovente mi trovo in minoranza, ma talvolta sono confortato dalla maggioranza di voti positivi. Tutti i commissari prendono appunti “come dei secchioni”, mi viene da pensare. Infatti, il bello dell’indagine consiste nel brainstorming, nel confronto verbale diretto. Si beve anche tanta acqua ed è un via vai continuo dalla sala di degustazione alle toilette. 

Quando si presenta la batteria degli amari i sospetti crescono. La squadra di commissari trova prove di tracce di zucchero in eccesso. Perché un amaro si deve vergognare di essere amaro?

La degustazione "L'Alchimia del Tempo", con Malandrone 1477 presso le Distillerie Berta
La degustazione “L’Alchimia del Tempo”, con Malandrone 1477 presso le Distillerie Berta

Sophie Marceau, Brad Pitt e il Tempo delle grappe

La discussione si fa tesa e divertente allo stesso tempo. I commissari, per quanto severi, prima di affrontare una batteria di grappe si lasciano andare ad antichi amori. L’attrice de “Il Tempo delle mele” è un sogno inafferrabile, Brad è il frutto della passione di tante donne e uomini. Noi commissari, nella pausa pranzo, discutiamo sul loro invecchiamento e la loro “stagionatura”. Ma dopo pranzo ci aspettano le grappe, che siano giovani o affinate a lungo nel legno. Molte Grappe meritano una “Ampolla d’Oro”. Forse perché sono uno dei prodotti nostrani più autentici, capaci di attraversare tanti confini spazio temporali.

L’improvvisazione lasciamola ai jazzisti

«Va bene, il mio lavoro è terminato». Tre barbe più lunghe della mia, degustatori navigati, mi fissano e mi dicono: «Ci sono ancora i bitter, i gin ecc. Non puoi andartene».

Lo sapevo. Il direttore non molla e mi trattiene ancora. Ma ha gioco facile, perché vi sono batterie d’assaggi davvero interessanti. La tavolozza di bitter in finale per la “Ampolla d’Oro” è davvero notevole. Mentre sui gin ci aspettiamo diverse discussioni, a sorpresa sono la categoria sulla quale ci troviamo più d’accordo. D’accordo soprattutto che, almeno in Italia, il gin sia un distillato sul quale si tende un po’ a strafare. Molti navigano a vista, alcuni decisamente meritevoli interpretano il gin con serietà e maestria. Nel mondo del gin come accade per la poesia, c’è una distinzione netta tra i veri poeti e il volgo dei poeti dilettanti.

Uno scatto dalle degustazioni finali di Spirito Autoctono La Guida a Mombaruzzo
Uno scatto dalle degustazioni finali di Spirito Autoctono La Guida a Mombaruzzo

Il Polpo e lo SpiritOH dell’Armagnac

Le mie indagini si concludono in bellezza. Messi da parte i tasting, al ristorante Itaca di Alessandria ho modo di degustare un polpo che vale il viaggio. Eppure è solo un antipasto, firmato dallo chef Marco Mannori. Il locale appartiene a Luigi Barberis, che ha fatto della provincia virtù. Definirlo bartender è riduttivo. Perché è una mente enciclopedica in materia di spirits e miscelazione. Nel cuore di Alessandria, tra le sue tante attività, ha messo su anche una sorta di academy, SpiritOH, che è anche un laboratorio e un negozio del mondo del beverage più prestigioso. A cominciare dalla collezione di Armagnac, il distillato preferito di Luigi. Anche i suoi racconti sul mondo dell’Armagnac giustificano un viaggio ad Alessandria.

Intorno alle due di notte, raggiungiamo il Relais Villa Castelletto. Un’oasi di pace dove mi verso un ultimo bicchiere di grappa. Mentre il commissario barbuto che mi ha dato un passaggio all’andata ha l’auto in panne. Punta la sveglia alle sei del mattino e corre per una decina di chilometri fino a Mombaruzzo dove ha appuntamento con il carroattrezzi.

Ho partecipato ad altre giurie e commissioni, ma mai ho trovato un tale spirito di squadra, come durante le selezioni delle “Ampolle d’Oro”. Francesco Bruno Fadda vorrebbe trattenermi ancora a Mombaruzzo, ma io ho un’altra missione da compiere altrove. 

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