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GIARDINO CORDUSIO, IL BAR ALL’ITALIANA CON SGUARDO INTERNAZIONALE

Quattro chiacchiere con Giancarlo Mancino, il barman-imprenditore all’origine del nuovo cocktail bar di Palazzo Cordusio Gran Melià

«Sono venuto qui e ho detto wow!, Questa location è per me di grande ispirazione. Un bar all’italiana, del genere dei grandi “martiniani” e dei grandi Negroni. Con gran parte della liquoristica italiana». Ci dice Giancarlo Mancino, bartender, imprenditore e firma di liquori premium.

Già Palazzo Venezia, nel cuore di Milano, oggi Palazzo Cordusio Gran Melià s’impone come meta della miscelazione italiana e internazionale, firmata dal bartender di origini meridionali  giramondo dalla maggiore età appena compiuta. Abbiamo incontrato Giancarlo nel nuovo cocktail bar a due passi dal Duomo di Milano.


Giancarlo Mancino
Giancarlo Mancino

Quanto tempo impieghi per realizzare un progetto come il cocktail bar di Giardino Cordusio?

«Se l’azienda è forte, come in questo caso, sei mesi è pronto, più altri sei mesi per il lancio».



Poi concepisci la drink list…

«Su questo ricopro un ruolo importante, ma lo scopo finale è far crescere i ragazzi che lavorano con me».

Quali sono le principali peculiarità dl cocktail bar?

«Ce ne sono diverse, ma quelle di cui andiamo più fieri sono l’Altare del Martini, uno spazio del bancone dedicato al cocktail e ai suoi twist e il Negroni Fresco, ma abbiamo compiuto anche una grande ricerca sui drink analcolici. In carta ve ne sono una dozzina».


Il Dry Martini di Palazzo Cordusio
Il Dry Martini di Giardino Cordusio


Tra i cocktail vedo che avete anche un Vesper non alcolico, magari dedicato a un anziano James Bond a cui il medico ha consigliato o vietato di non bere più alcolici, ma è delizioso.

«Poi ci siamo inventati un gustosissimo Bellini, sempre analcolico con Nettare di pesca bianca di Marco Colzani, un produttore super».


Che scopro sia stato anche definito l’enologo dei succhi e delle marmellate.

«La materia prima è fondamentale sia per i cocktail analcolici che per quelli alcolici».


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E veniamo all’Altare del Martini, che ha a che fare sia con ingredienti di qualità sia con la creatività del barman. In carta avete almeno sette Martini, con i Vermouth Mancino – Bianco, ambrato, secco, rosso – e poi l’altare che comprende un cassetto con varietà di olive, capperi e botaniche.

«Un bel percorso a cui si aggiunge la collezione dei Negroni, tra cui quello che ci rende più fieri è il Negroni al Fresco. Che spilliamo con un cucchiaione da un’anfora. I componenti sono Mancino Vermouth Rosso e Chinato, Roku Gin, Amaro Lucano Anniversario, Rinomato Bitter Scuro e Americano Bianco».


Il Negroni Fresco di Giardino Cordusio
Il Negroni Fresco di Giardino Cordusio

A questo se ne aggiungono per ora altri cinque, tra i quali il Rare Negroni From The Seventies con bottiglie di Artemi Gin, Campari Capano Antica Formula di bottiglie degli anni Settanta! Roba da far girare la testa. Sulla scia del grande Salvatore Calabrese, storico e persino forse archeologo della miscelazione e maestro di Giancarlo Mancino.



Il mondo della miscelazione italiana ha ancora da imparare dall’estero?

«Secondo me no. Siamo noi italiani che stiamo facendo bene all’estero. Io ho riportato quel che faccio all’estero in Italia. E qui al Giardino Cordusio ho trasmesso tanta italianità. Vedi il ritorno dello Sgroppino. In collaborazione con Carpigiani ed Emilio Panzardi, il gelataio di Niko Romito, un limoncello che si chiama “Mamma Mia”, Spumante Ca’ del Bosco.  La macchina fa 500 grammi di gelato in quattro minuti, quindi facciamo fiordilatte e limone e pi andiamo con una grattuggiata di limone di Amalfi».

Il finale fresco, gustoso, italiano e internazionale.




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