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Amari e Vermouth, buoni assaggi per l’estate e non solo

I più interessanti della guida 23, più qualche outsider da non perdere

Milano-Torino. Anche detto Mi-To. Per alcuni, soprattutto i più giovani, potrebbe non avere grande significato questo nome, eppure tutta la più importante mixology mondiale affonda in qualche modo le sue radici in questo drink. Una delle prime misture alcoliche e gustose insieme che ha creato uno spartiacque nella storia della miscelazione.

La ricetta nacque nel XIX secolo, per omaggiare due città molto diverse già allora, ma altrettanto importanti a livello sia economico che sociale. Da un lato il vermouth, inventato da Antonio Benedetto Carpano nel 1786 (qui la prima parte del nostro approfondimento sulla storia del vermouth), aromatico e dolce, morbido e avvolgente. Dall’altro il bitter, di gran carattere, molto futurista nell’anima e da sempre cuore di Milano, se vista dal punto di vista del bancone del bar.

Dopo un secolo di grande fortuna, il vermouth si è perso nelle nebbie del tempo della mixology per lungo tempo ed è poi tornato sotto le luci della ribalta relativamente da pochi anni, complice anche la passione per i prodotti naturalmente a bassa gradazione alcolica, in particolar modo del mercato anglosassone. Medesima sorte riservata all’amaro, prodotto tipicamente italiano ma quasi scomparso dagli orizzonti del beverage internazionale, ritenuto poco interessante ed eccessivamente cheap. Oggi, come il suo amico torinese, è sempre più apprezzato anche dai palati più fini.

All’ultimo Roma Bar Show (a questo link il nostro reportage sull’evento) entrambi i prodotti hanno reso palese, con numeri e varietà di etichette, che il corso degli eventi è nettamente cambiato. E che né gli amari né i vermouth sono più disposti a fare da Cenerentola. E non solo per la loro versatilità nel mondo della miscelazione: il prodotto in purezza – in entrambi i casi – ha attraversato un vero e proprio rinascimento e oggi si posizionano sul mercato con stili e profili aromatici di carattere e molto diversi tra di loro, creando così un’offerta variegata e trasversale che si avvicina sempre più a quella di altri prodotti alcolici più famosi o à la page.

Per accompagnarvi alla scoperta di questo mondo, abbiamo assaggiato per voi alcune etichette davvero imperdibili.

Gli Amari

Amaro Formidabile di Pallini
Creato dal liquorista Armando Bomba, l’amaro dal nome altisonante, ma corrispondente al suo complesso bouquet e sapore, ha arricchito notevolmente il mondo del beverage italiano. Grazie alla sua marcata gradazione alcolica, inoltre, è perfetto come base di un long drink di Lime e acqua tonica. Pallini è tra le aziende di liquori e sciroppi storiche del Bel Paese. Quasi un secolo e mezzo di storia, ma con una mentalità contemporanea. Le sue origini sono in un piccolo comune del Lazio, Antrodoco. Ma poi si è spostata nella capitale.


Amaro Formidabile
Amaro Formidabile


Vecchio Amaro del Capo Red Hot Edition di Caffo
Il Vecchio Amaro del Capo è famoso quasi quanto i Beatles e apprezzatissimo dai giovani ancora oggi. Qui segnaliamo la sua versione più piccante, forse persino afrodisiaca, se non si esagera con le dosi. Anch’esso lo abbiniamo a un cocktail rilevante battezzato dalla maison Fuoco Dolce. Vecchio Amaro del Capo Red Hot Edition; Cordial Agrumiele; Top Tonica allo zenzero Bisleri. L’azienda Caffo per qualità è tra le più blasonate del meridione. E tra le più intraprendenti. E ancora oggi con i suoi prodotti ha gran successo anche tra le giovani generazioni.


Vecchio Amaro del Capo Red Edition
Vecchio Amaro del Capo Red Edition


Amaro Pratum Biologico di Distilleria Bonaventura Maschio
Questo liquore va tradotto dal latino stretto dei botanici. Come un brano delle Georgiche di Virgilio. Matricarícaria Chamomilla; Silybum Maríanum; Mentha Piperita (questa è facile); Plantago Major; Taraxacum Officinalis; Citrus Aurantium. Ma veniamo al dunque. Quando lo bevi, non è uno scherzo, ma sembra davvero di essere proiettati su un prato appena falciato. Studiando  assaggiando tanti amari scopri quanto sia antica la storia dei distillati e dei liquori italiani. Si potrebbe a proposito scrivere quasi un trattato antropologico. E dedicare un capitolo a Bonaventura Maschio, importante Distilleria nata fra le rive del Brenta e le cime del Monte Grappa alla fine del XIX secolo.


Amaro Pratum
Amaro Pratum


Amaro Essenziale di Franco Cavallero
Il vigneron, distillatore, ristoratore (e quant’altro) Franco Cavallero ha un corpo enorme, una grande testa e baffi importanti. Zero capelli. Carisma da vendere. E tante idee da da sviluppare, come il suo amaro, che deriva da infusioni di erbe officinali selezionate e brandy italiano. Ogni suo prodotto andrebbe assaggiato in loco. E il loco è il più intrigante locale di Asti, Il Cicchetto. Dove non puoi che lasciarti andare e lasciarti trasportare. Un assaggio dopo l’altro dai vini ai gin ai liquori.


Amaro Essenziale
Amaro Essenziale


Roger Amaro di Vecchio Magazzino Doganale
Bitter extra amaro ed extra strong recita l’etichetta dl liquore calabrese ed ha ragione. Ma soprattutto è extra complesso grazie a un ricco bouquet olfattivo e al gusto intenso, balsamico e sapido, ma anche pulito. Il finale perfetto per una cena luculliana. 30 gradi alcolici da gustare in un bicchiere tumbler basso. Non nei soliti striminziti bicchierini. Perché naso e bocca vogliono, esigono la loro parte. Qui tutto nasce da un avventuroso viaggio in Inghilterra e a Londra, al tempo di Jack lo Squartatore e dal salvataggio di una donzella e riprende in Calabria grazie a Vecchio Magazzino Doganale.


Roger Amaro
Roger Amaro


Amaro Silano
Molti amari vantano uno o più primati, questo di essere il primo amaro calabro stando a una ricetta del 1864 formulata da tale Raffaele Bosco. Certo è che l’Amaro Silano trasmette al naso e in bocca tutta la sensualità della Magna Grecia. Nella poesia di origine toscana “dolce” è l’aggettivo dell’amore, nell’anima calabra è il suo contrario, l’amaro. Non vanta tante botaniche, solo nove: Genziana, chiodi di garofano, Iris, Rabarbaro, Quassia, Achillea, Cardamomo, Coriandolo e Aloe Ferox. Ma è la foresta! Con un finale piccante.


Amaro Silano
Amaro Silano


MZero Sea Amaro
Qui ci troviamo in un’altra Calabria. Iodata e che profuma di agrumi. La foresta è distante il mare a zero miglia. Ampolla D’Oro per Spirito Autoctono per due anni consecutivi, l’amaro MZero Sea vanta tra i suoi ingredienti l’acqua dello Mar Mediterraneo. E nel rispetto della Natura madre di tutti i suoi ingredienti, ogni segmento della filiera che dà origine al prodotto è rigorosamente integrato in un sistema ecosostenibile.


MZero Sea Amaro
MZero Sea Amaro



Hermite Amaro di Alpestre
Il prodotto lanciato da Alpestre si avvale di una lunga e tradizione, nata dalla lavorazione delle botaniche officinali dei monaci proprietari di conventi aziende nel Piemonte. Questo liquore è ottenuto con genziana; arancia dolce e amara; menta piperita; assenzio romano; timo serpillo; issopo officinale; anice verde; china; angelica; melissa e chi più ne ha metta. Insomma proprio una cosa da monaci. Il prodotto è distribuito da una compagnia, OnestiGroup, che ha avuto una notevole espansione negli ultimi anni.


Hermite Amaro
Hermite Amaro


Amaro dell’Etna
Quale amaro non riporta in etichetta frasi tipo “da un’antica ricetta” e “da un’antica tradizione”. E poi appunto spesso ci sono di mezzo anche i monaci. La storia è importante, ma alla fine quel che conta di più è quel che ritroviamo nel bicchiere. E che corrisponda a un gusto anche sofisticato ma contemporaneo. Ebbene, l’Amaro dell’Etna certamente rispecchia le esigenze dei palati più esigenti e che amano la Sicilia. E anche l’azienda merita una visita.


Amaro dell'Etna
Amaro dell’Etna


Amaro di Santa Maria al Monte
Non sappiamo quanti amari possano vantare una voce dedicata su Wikipedia. E ovviamente anche questo liquore unisce il sacro al profano. Antica ricetta dei religiosi del Santuario della Madonna del Monte di Genova sulla etichetta è scritto che ha ben 40 gradi. E per tornare a Wikipedia e al sacro e profano troviamo un cocktail suggerito chiamato “Coca & Maria”. Coca sta certo per la bevanda più nota al mondo, ma il blend non ci convince affatto. Intanto assaggiate l’amaro S.Maria al Monte “in purezza”.


Santa Maria al Monte
Amaro Santa Maria al Monte


Amaro Mandragola
Insieme con i monaci, i farmacisti e gli alchimisti nella storia degli amari e dei liquori un ruolo importante lo hanno avuto i cosiddetti guaritori. Che in Piemonte erano chiamati “Setmin”. Le donne con le medesime conoscenze erano le “Masche”, guaritrici delle Langhe. Perseguitate come streghe. Il liquore distribuito da Compagnia di Caraibi, nonostante Macchiavelli le streghe non è affatto letale. Anzi vale uno shot inebriante piacevolissimo. E la gradazione alcolica per un liquore può essere stordente: 45%.


Amaro Mandragola
Amaro Mandragola


I vermouth

Vermouth di Torino Rosso di Doragrossa
Il produttore scrive nel presentare questo pregevole Vermouth che il liquore torinese è l’antesignano dei moderni cocktail pre-miscelati. Ecco in una sola breve frase spiegato il senso di questo liquido. E lo dimostra bene il Doragrossa, degustato in purezza. Perché sia al naso sia al palato emergono note complesse, che vanno dagli agrumi, ai sentori amari, alla freschezza florale e balsamica, fino a un finale persistente con la marcata speziatura. Ma non resistiamo dal contraddirci suggerendo una ricetta signature e deliziosa di Negroni: Doragrossa London Dry Gin; Doragrossa Vermouth Rosso; Doragrossa Bitter.


Vermouth Doragrossa
Vermouth Doragrossa


Vermouth di Torino Rosso di Alpestre
Come non detto anche alle origini di questo superalcolico c’è la sapienza espressa da un ordine religioso. In questo caso i frati maristi in Francia. Che sono stati ben ispirati e inebriati. Il Vermouth Alpestre nasce come un toccasana, ricco di piante officinali e con una persistenza amara davvero intrigante. Provate anch’esso con un twist del cocktail inventato dal Conte Negroni. L’effetto sarà avvolgente.


Vermouth Alpestre
Vermouth Alpestre


Vermouth di Torino Rosso “Esule” di The Jigger Society
Corrobora la Libertà e l’anticonformismo”. Anche un Vermouth può essere una sorta di manifesto politico, sociale, libertario. Le signore torinesi forse non lo avrebbero approvato ma, probabilmente, sotto sotto lo avrebbero apprezzato. Prodotto da The Jigger Society con uve di Lambrusco Salamino e con botaniche del Reggiano, Esule più rosso di così non potrebbe essere. Godibilissimo e sfrontato ha una profonda impronta territoriale. Anche se rientra nell’orbita di un gigante del beverage quale Campari.


Vermuth Esule
Vermouth Esule


Vermouth di Fred Jerbis
Qui siamo assai distanti da Torino. Siamo in Friuli sul Collio. Il vino base impiegato è il Verduzzo maturato almeno un anno, le 25 botaniche tutte locali. Dai boschi della Carnia e così via. Se siete stati in quei luoghi ne ritroverete tutta l’eco nel bicchiere. Si distingue, tra l’altro, per una piacevole e inaspettata nota marsalata. Autore del liquore è il giovane barman Federico Cremasco, alias Fred Jerbis, che si definisce filosofo, contadino e cuoco del beverage.


Vermut 25
Vermut 25


Vermouth all’Aceto Balsamico di Modena IGP “Tomaso Agnini” di Casoni
Su questo Vermouth e l’uomo a cui è dedicato ci sarebbe da scrivere una lunga storia. In questa sede non è possibile, ma basti il suggerimento di approfondirla. Ovviamente condividendo un bicchiere del liquore di Casoni, tra i più originali del panorama italiano. Anche qui torna, e a ragione, la parola chiave “territorialità”, ma assieme a quella del “tempo”, perché l’aceto balsamico ha una lunga maturazione. In questo caso almeno 3 anni.


Vermouth all'Aceto Balsamico di Modena Igp
Vermouth all’Aceto Balsamico di Modena Igp


NAV, Not Another Vermut Rosso di Spiriti Artigiani
Qui alla base vi è il Pinot Grigio, messo in gioco con 27 botaniche ben calibrate. La freschezza è, forse, la sua più notevole virtù. Insieme con la versatilità nella miscelazione, grazie a importanti note agrumate dovute al bergamotto. Ma non tradisce il suo spirito dolomitico. Sul sito ufficiale di Spiriti Artigiani trovate una lista di drink tutti da testare. L’etichetta spiritosa e quasi auto ironica ci introduce a un Vermouth contemporaneo dal gusto facile.


Not another Vermouth
Not Another Vermouth


Vermouth Style.31 di Rossi D’Angera
Intanto la simpatia. Sarà che ci troviamo sul Lago Maggiore dove lo scrittore Piero Chiara ha ambientato alcuni tra i romanzi più ironici e divertenti della nostra letteratura del Novecento. Con quello stile discreto e colto che appartiene anche all’azienda prealpina fondata nel 1847. Comunque sia anche i Vermouth della linea Style.31 di Rossi d’Angera (che sta per il numero di botaniche) ha un grande stile, per non dire classe. Difficile da replicare. Il Vermouth ha un gusto deciso e avvolgente, con piacevoli punte speziate.


Vermouth Style 31
Vermouth Style 31


Vermouth Rosso di Paul di Ballor
Questo liquore piemontese a marchio Ballor segna una rinascita importante grazie alle Distillerie Bonollo, che si trovano assai distanti, a Padova, dal luogo d’origine, di un marchio storico che ha contribuito a costruire la storia degli spirits italiani tra Otto e Novecento. È bello di ritrovare la eco di tanta storia in un bicchiere. Ed è bello che una realtà della liquoristica di tale valore sia stata recuperata con spirito filologico. C’è tanto assenzio in questo Vermouth: Pontico, Romano e Gentile. E c’è davvero tanta aromaticità, tante che ci riferiamo a un liquore che va odorato anche lungo prima di provarlo in bocca.


Vermouth Ballor
Vermouth Ballor


Vermouth di Torino Dry “Josephine Baker” alla maniera di Strucchi
E comunque la Storia ritorna. Tutto comincia dalla nuova edizione del libro di Arnaldo Strucchi, vero e proprio campione del Vermouth di Torino e dal recupero delle sue ricette da parte di Paolo Dalla Mora e del suo team. E questa è l’occasione per introdurre una versione dry davvero notevole, dedicato a Josephine Baker. Ma tutte e tre le referenze del Vermouth “rinato”, meritano di essere menzionate a cominciar dalle belle etichette realizzate su disegni dell’artista Riccardo Guasco, perché sono dei liquori davvero sartoriali sui quali si tornerà molto a scrivere.


Josephine Baker Strucchi Vermouth Dry
Josephine Baker Strucchi Vermouth Dry


Vermouth di Torino Bianco di Antica Torino
Tutto quel che fa Filippo Antonelli (Antica Torino) produttore a Montefalco in Umbria e nella Roma DOC, lo fa con grande accortezza. Poi decide di produrre anche Vermouth, e lo fa con grande passione. Insomma parliamo di un uomo che possiede una grande cultura vitivinicola. Quindi attratta anche dall’antica storia del Vermouth. E allora ecco un’altra bottiglia da raccomandare senza fare brutta figura. Anzi. La sua nota più originale deriva dalla liquirizia (macerata separatamente dalle altre botaniche) e da una pennellata speziata.


Vermouth di Torino Bianco
Vermouth di Torino Bianco


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