Stephen Beam
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YELLOWSTONE, ALLE ORIGINI DEL BOURBON

Stephen Beam, ultima di sette generazioni di distillatori del Kentucky, racconta storia e origini di una produzione con oltre 150 anni di storia

Nell’epoca in cui tutto scorre velocemente poter ascoltare racconti che narrano di origini lontane assume un fascino particolare. Andare a ritroso sino a metà ‘800 per scoprire storie di sacrificio e determinazione permette di cogliere ed apprezzare il valore di quanto giunto fino a giorni nostri attraverso scelte dettate da passione, coraggio e lungimiranza. Stephen Beam è il rappresentante dell’ultima di sette generazioni di distillatori del Kentucky e le radici del suo bourbon sono antiche. Il bisnonno di Stephen era Joseph Washington Dant, un pioniere del bourbon, mentre dall’altro lato del suo albero genealogico, è il pronipote di Minor Case Beam, il figlio maggiore di Joseph M. Beam, della leggendaria stirpe Beam.

Un predestinato potremmo dire, che oltre a donare continuità ad un lavoro che ha attraversato tre secoli, ha deciso nel 2010 di fondare con il fratello Paul la Limestone Branch Distillery. Fin dai tempi dell’università infatti il sogno di Stephen era quello di riportare il marchio Yellowstone in famiglia: Yellowstone è uno dei più antichi marchi di Bourbon, multi-premiato e disponibile in quantità limitata; dal 1872 non è mai cessata la sua produzione ed il nome deriva dall’omonimo parco nazionale.

Abbiamo incontrato Stephen Beam a Roma, nell’ambito di una degustazione organizzata dal Gruppo Meregalli, altro esempio di una storia dalle origini lontane, iniziata nel 1856, quando Giovanni Meregalli trasferì la sua osteria con mescita da Vedano a Villasanta, alle porte di Monza, e iniziò a vendere vino. L’attività si trasformò in un punto di vendita all’ingrosso, fino alla svolta dei primi anni ’70, quando Giuseppe Meregalli diede vita al primo progetto di distribuzione moderna.


Il Bourbon Whiskey Yellowstone

Guidata sempre dalla stessa famiglia, giunta oggi alla quinta generazione (altro punto in comune con i Beam oltre alle origini nello stesso periodo storico) rappresentata da Marcello Meregalli, l’azienda è cresciuta potendo oggi vantare una gamma di prodotti di assoluto prestigio, composta da numerose referenze di oltre 100 produttori di vino e spirits.

Alle origini del bourbon

Vi siete mai chiesti che sapore avesse il Bourbon 150 anni fa? Nella Limestone Branch Distillery il processo produttivo è rimasto immutato: un bourbon prodotto da alambicchi in rame a distillazione discontinua, un distillato basato sui grani antichi a impollinazione naturale, con gli stessi lieviti di una volta, tramandati di padre in figlio. Uno dei tratti più affascinanti di questa distilleria è che tutto si trova in una sola stanza: l’occhio può vagare liberamente dalla vasca di cottura a quella di fermentazione ed infine sull’alambicco. Il bourbon Yellowstone viene invecchiato in barili di quercia americana e le botti di questa sperimental barrel warehouse, una delle più piccole al mondo, sono grandi un quarto rispetto a quelle tradizionali e vengono prodotte esclusivamente per la limited edition della Limestone Branch Distillery.

Nel corso degli anni oltre 68 diverse marche di bourbon si sono potute relazionare direttamente con un membro della famiglia Beam e sei delle distillerie storiche del Kentucky (su 7 totali) hanno assunto come master distiller un Beam. Stephen ha da tempo una missione, riportare lo Yellowstone, uno dei bourbon più venduti e conosciuti al mondo, alle sue origini di famiglia. Negli anni ‘60 il bourbon più venduto in Kentucky era infatti lo Yellowstone, distribuito durante il proibizionismo sotto licenza “medicinale”.


American Single Malt e Bourbon Whiskey Yellowstone


Questo whiskey, nato nel 1854, prende il nome dall’inaugurazione del primo parco nazionale d’America, e del mondo, nel 1872. Per questo motivo, ad oggi parte del profitto della vendita dello Yellowstone viene devoluta alla salvaguardia del parco. Per riportare alla luce questo whiskey, Stephen Beam non è sceso a compromessi. Non solo il mais, ma anche l’acqua e il tipo di distillazione sono gli stessi di allora, così come il lievito, il medesimo utilizzato dal bisnonno e dal nonno di Stephen Beam, recuperato attraverso il DNA da una brocca esposta nell’ Oscar Getz Whisky Museum di Bardstown, nel Kentucky.

Minor Case e Yellowstone, gli assaggi

Nel corso della masterclass, tra racconti e testimonianze di una distillazione a tratti pionieristica, abbiamo potuto provare alcune etichette più rappresentative del lavoro della Limestone Branch Distillery, a partire dal Minor Case Straight Rye Whisky, prodotto utilizzando segale (51%), mais (45%) e malto (4%), invecchiato per 2 anni in botti di quercia americana, con una finitura in botti di Sherry. Dal colore ambra scuro, 45° di gradazione alcolica, al naso risulta corposo e pieno, con forti sentori di burro e caramella al latte, mentre al palato si sente subito la rotondità del corpo accentuata dal caramello affumicato. Il finale, liscio e non aggressivo, esalta i sentori del finish in botti di Sherry.



Siamo quindi passati allo Yellowstone Kentucky Straight Bourbon (46,5°), prodotto con mais (75%), segale (13%) e malto d’orzo (12%) ed invecchiato per un periodo che va dai 4 ai 7 anni in botti di quercia americana. Colore giallo ambrato, consente di percepire subito il profumo di spezia della segale con ciliegie morbide, seguite da note di cuoio e all’assaggio lo troviamo rotondo e piacevole con un finale leggermente speziato.

Infine, scopriamo lo Yellowstone American Single Malt Whisky (54%) realizzato con solo malto e invecchiato per 4 anni in botti di rovere americano nuove tostate. Il colore mogano e il profumo di malto e miele lo rendono subito accattivante, la bocca ci conferma le prime impressioni grazie a un sorso morbido e di medio corpo con rimandi a miele, pere, frutta a nocciola e datteri, con un finale nel quale emergono note di rovere con tocchi di cannella e noci.

Classe 1975, napoletano di nascita, romano d’adozione. Laureato in statistica, giornalista e critico enogastronomico, collabora con varie testate nazionali (Forbes, Cook_inc., Italia Squisita, Gruppo Food) e con alcune guide di riferimento (L’Espresso). Appassionato di cucina, non disdegna metter le mani in pasta anche se preferisce assaggiare pizze e dessert. Sulla sua tavola non manca mai il vino ma se si sposta sul divano il calice lascia il posto ad un cocktail.

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