Repubblica Dominicana Eco del Mar cover
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DA SAMANÀ AL RUM BARCELÒ

Repubblica Domenicana: un tour per viaggiatori enogastronomici, le tappe imperdibili e tutti i sapori della nazione caraibica.

Anche chi non l’ha mai visitata immagina la Repubblica Dominicana come quella porzione di mondo in cui vigono alcune parole d’ordine inscalfibili: sole, spiagge, Caribe, fiesta, rum, merengue, quest’ultimo dichiarato addirittura dall’Unesco Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Il tutto raggruppato sotto un’unica accoglienza che della musica e di quello status perennemente “preso bene” ne ha fatto un punto di forza identitario e riconosciuto. Viaggiare in lungo e in largo per l’isola può essere molto divertente, bisogna però sapere dove dirigersi per non imbattersi nei luoghi comuni del paese, dove soprattutto la cucina può rivelarsi ripetitiva e noiosa.

Quella della gastronomia è una bella storia perché composta dalla “mezcla” di sapori che trova le sue radici nella cultura dei Tainos di tradizione spagnola e in quella africana, una cucina creola che rimane alla base dei sapori dominicani; con alcuni must come la semplice e gustosa bandera, la bandiera edibile del paese composta da riso bianco, fagioli (generalmente neri o rossi) e carne, più o meno lavorata ma presente ovunque.

E poi il sancocho, una zuppa di carne bovina a cui vengono aggiunti yucca, patata, platano fritto, coriandolo e altri aromi o il celeberrimo locrio, grande classico della cucina creola in cui al riso si accompagnano in genere gamberi, aringhe, sardine e merluzzo. In ogni caso, che siate a ovest al confine con Haiti o ad est con i piedi nell’acqua, le tipicità non mancheranno e ogni giorno sarà scandito da un succoso mango, pensate che in Repubblica Dominicana ne esistono centinaia di varietà diverse.



Samaná

Si inizi il viaggio dalla penisola di Samaná che, insieme alla baia omonima, costituiscono uno dei tratti di costa più affascinanti, con numerosi parchi naturali, lagune, spiagge di sabbia bianca come le famose Playa Rincón Playa Morón o Cayo Levantado, una piccola isola poco distante con spiagge spettacolari. Imperdibile in questa porzione di isola Las Terrenas, vivace località turistica  per vivere la vita dominicana in riva al mare, tra spiagge, freschi cocktail a base di frutta e rum, bar e ristoranti.

Proprio qui, da ormai 30 anni vive lo chef francese Gérard Prystaz, un passato a Parigi come cuoco all’Eliseo. Ha trovato la sua dimensione con una cucina semplice di mare, dal quale si rifornisce quotidianamente. Il suo buen retiro è un hotel con poche camere bianche sull’acqua, l’Atlantis Hotel a Las Terrenas. Originario di Saint-Tropez, è arrivato come molti per un semplice viaggio e qui è rimasto per amore, di una dominicana ma anche della sua amata cucina, tutta a base di pesce come gli speciali mahi mahi pescati ogni giorno. Un’accoglienza poco francese e tanto caraibica, e con lui potrete anche pescare.


Lo chef Gérard Prystaz con Giovanni Angelucci

Santo Domingo visto da La Cueva del Edén

Un passaggio nella capitale è obbligatorio, chi ha già visitato Santo Domingo sa quanto affascinante sia la vecchia zona coloniale, ma poco fuori merita una visita La Cueva del Edén, un luogo sui generis in cui si possono trovare vivere diverse esperienze. Tra queste, assaggiare preparazioni tipiche come la pizza di casabe o partecipare ad attività con caffè e cacao, come la preparazione del cioccolato sul fogòn (tipico fornello a legna dominicano) e, dopo un’abbondante cena, fermarsi per pernottare. Un luogo fuori dai soliti circuiti turistici dove vivere l’amenità del paese a due passi dal centro cittadino.

Ochoa Bay, il vino dominicano

Si prosegue verso sud-ovest per raggiungere l’inaspettato. Ocoa Bay è l’azienda eco-sostenibile nella suggestiva omonima baia. Ebbene sì, anche nei Caraibi esiste una produzione vitivinicola degna di nota dove si riesce a ottenere una buona qualità. Il progetto ha la firma della coppia Gabriel Acevedo, architetto dominicano, e sua moglie Maria Claudia Mallarin, medico colombiano, che ha creduto fortemente nell’idea di costruire un vigneto sperimentale, tenendo ben presente che qui i conquistadores spagnoli crearono i primi vigneti d’America e da qui diffusero la coltura su tutto il continente. 

Sessanta ettari di cui una decina vitati in grado di regalare le prime valide etichette di un vino 100% a bandiera dominicana, che nasce all’interno di un complesso agrituristico sostenibile completo di eco-resort con ristorante. Il primo grande investimento (intelligente) in quest’area incontaminata collocata tra mare e montagna, nella zona di Azua e Baní.


Le camere dell’Eco del Mar

Verso ovest

Spingendosi ancora verso ovest, quasi al confine con Haiti, si arriva al Parque Nacional Jaragua per vivere a pieno l’esperienza in Eco del Mar, il gioiello isolato di una parte del paese fortunatamente ancor poco battuta. È qui che Aldo Meroni ha creato qualcosa di unico, arrivando trent’anni fa con una visione prima di chiunque altro. Un eco lodge in cui vivere scalzi, dormire in tende o in strutture in legno contraddistinte da un lusso selvaggio, cucinare il pesce pescato (volendo da voi) al mattino e vivere il cocktail bar costruito attorno agli alberi.

Al risveglio dovrete pensare solo a quale costume indossare e poi via verso Bahía de las Águilas, Isla Beata, Alto Velo e Lanzasó, una doccia sotto le stelle (il tetto del bagno non esiste, sarà il cielo) e un sonno beato cullato dal mare lì a dieci metri così da rivalutare il concetto del vero lusso. Un posto tanto selvaggio quanto meraviglioso in cui non manca niente e ogni cena con i piedi nella sabbia è diversa dalla precedente.


L'ingresso della distilleria Barcelò -Repubblica Domenica
L’ingresso della distilleria Barcelò

La distilleria Barceló

Infine ci si dirige verso il tanto atteso traguardo, San Pedro de Macoris nella storica distilleria Barceló, le cui origini risalgono al lontano 1929, quando Julián Barceló arrivò in Repubblica Dominicana dalla Spagna con la volontà di dedicarsi a un rum che avrebbe fatto la storia.

L’anno successivo venne fondata la Barceló & Co e iniziarono sia la produzione che la commercializzazione, ma solo nel 1950, dopo anni di sperimentazione, il marchio si posizionò davvero sul mercato locale con due prodotti: Barceló Blanco e Dorado. Per quasi un secolo l’azienda ha confermato il suo status di rum dei dominicani, mantenendo la proprietà all’interno dei propri confini nazionali, compresi i campi di canna da zucchero, aspetto non così comune per le aziende nei Caraibi.

Le etichette di rum sono una decina e sono tutti dei “blended”, creati dalla personale combinazione e miscela di più distillati e di altrettante annate, con un invecchiamento che può variare fino ai 10 anni. All’origine una materia prima di alta qualità, la migliore canna da zucchero dominicana, e la fermentazione della sua melassa.

La scelta di eliminare l’alcol in eccesso rende tutti i prodotti morbidi, vellutati e particolarmente bevibili, il cui invecchiamento avviene in botti di rovere del Kentucky usate in precedenza per l’invecchiamento dei bourbon (con qualche eccezione come l’Imperial Porto Cask).



Il Blanco è il più diffuso in miscelazione per i numerosi mojito e caipirinha bevuti nel paese, l’Añejo 4 anni è il più venduto, l’Onyx con i suoi 10 anni di invecchiamento in barrique di rovere ad alta tostatura dona una profondità degna di nota, ma è il Barceló Imperial che più rappresenta la bandiera del paese, è il prodotto di punta dell’azienda, biglietto da visita per presentare la qualità della distilleria.

L’etichetta che più sta riscuotendo successo oggi è però il Barceló Organic, primo rum biologico della Repubblica Dominicana, proveniente da un campo di soli 1,5 chilometri quadrati adiacente la distilleria. Affina in barili nuovi di rovere e la sua miscela di diverse età regala un colore ambrato intenso, sottili sentori di cacao, foglie di tabacco, frutti carnosi e pepe rosa, per una produzione limitata di sole 39.670 casse all’anno per tutto il mondo.


Il rum "Imperial" della distilleria Barcelò - Repubblica Domenicana
Il rum “Imperial” della distilleria Barcelò

Nonostante la distilleria sia ormai moderna, la sensazione di respirare aria di tempi andati è tangibile e molto affascinante nella sala principale, dove convivono centinaia di barili, così come osservando i dominicani che lavorano i legni e modellano le doghe in base al rum che dovranno ospitare. 

Uscendo dalla distilleria, si torna tra le vie dissestate caraibiche e ci si accorge che non c’è casa, strada o spiaggia dove non regni sovrano il ritmo contagioso della musica dominicana, in grado di trasformare ogni luogo in un’autentica pista da ballo a cielo aperto.

Giornalista nato in Abruzzo e vissuto a Chieti finchè non ha ricevuto la “chiamata”: subito dopo il diploma infatti, comincia il percorso nell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che lo ha poi portato a ciò che è oggi, un gastronomo. Specializzato nella cucina (e non solo) dell’America Latina, vive a Milano e conduce il suo programma televisivo “Mangio Tutto Tranne” su Gambero Rosso Channel.

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