Glenrothes Distillery cover
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GLENROTHES, L’ARTE INTORNO AL WHISKY

Nasce il nuovo whisky della Glenrothes Distillery, che ha visto la luce dopo decenni di riposo. La presentazione nel segno dell’arte a cura di Velier

Whisky e tempo hanno un rapporto magico, sono legati in maniera indissolubile e l’uno valorizza l’altro seppur entro quei limiti delineati da varianti che azioni e saperi dei master blender possono (provare) a gestire.

Quando questo connubio ha esiti felici, viene celebrato e raccontato uscendo fuori dalle distillerie e prendendo altre strade che non siano quelle strette, umide e profumate dei barili in cui i distillati invecchiano lentamente.

TEMPO AL TEMPO

È il caso del nuovissimo The Glenrothes 1987 34 Y.O., un single cask che ha visto la luce dopo decenni di riposo.

Ad accoglierlo un appuntamento in stile Velier, azienda che lo importa e distribuisce, alla Trattoria Contemporanea di Lomazzo (Co), con la cucina del promettente Davide Marzullo negli spazi di Fabbrica Campus.


La degustazione di Glenrothes 34
La degustazione di Glenrothes 34

Un luogo ideale per ospitare un aperitivo astratto nel segno dell’arte di cui si è occupata l’artista Licia Fusai, scelta per innalzare il whisky Glenrothes portandolo su tela.

Secondo la sua interpretazione innovativa del concetto “siamo ciò che mangiamo”, il nutrimento e in questo caso gli ingredienti del whisky, sono stati associati al racconto e alla tela. 

WHISKY SU TELA

Tutti gli elementi, tramite le sue mani e i suoi gesti, si sono trasformati in opera d’arte: il whisky e l’orzo solubile per creare la base da usare sulla tela, il malto d’orzo al posto della colla, i grani a comporre una rappresentazione tutta al naturale che evolve nel tempo e che non sarà mai uguale alla successiva.

«È stato un privilegio condividere la mia visione artistica con il pubblico. Il tema del nutrimento, sia fisico che spirituale, è stato al centro della mia opera, e spero che abbia offerto agli spettatori una nuova prospettiva sul legame tra arte e whisky», ha commentato Licia Fusai.

L’opera ha dimostrato come il tempo sia un elemento cruciale nella creazione sia del whisky che dell’arte, aggiungendo profondità e significato alla performance.


Matthew's Dream cover
“CUISINE COLLECTION”, QUANDO IL WHISKY INCONTRA LA CUCINA

di Redazione


«The Glenrothes 34 si avvicina a vera e propria opera d’arte, un gesto artistico è spesso prodotto da una persona con spiccata sensibilità di percezione come in questo caso: i migliori scotch whisky sono prodotti in Scozia dai master blender scozzesi che tramandano il loro lavoro interagendo con le materie prime e i legni.

Al pari del colore – racconta l’esperto di whisky Giacomo Bombana della famiglia Velier – il tempo è la variante che l’uomo deve provare a controllare in prodotti del genere.

Il gesto artistico deriva anche dall’unicità, tanto nel lavoro della Fusai quanto nel The Glenrothes 34 appartenente alla Single Cask Collection, selezionati per botte, dove ogni singolo contenitore viene monitorato per decine di anni e poi scelto perché pronto a donare qualcosa di incredibile».

THE GLENROTHES 34

The Glenrothes 34 incarna un segreto ben nascosto perché vive all’ombra delle due cugine dello stesso gruppo Gruppo Edrington, Macallan e Highland Park, che godono evidentemente di maggiore fama.

Questo però è un whisky che riserva soprese, prodotto in una distilleria storica del 1878 nello Speyside, culla della produzione dello scotch whisky che ospita un terzo delle distillerie attive.

La struttura dispone di un grande impianto con cinque coppie di alambicchi che fino alla fine degli anni ‘80 non aveva mai dato ai suoi whisky il nome di Glenrothes; questo perchè il distillato veniva venduto per produrre i blended whisky, cedendo quindi i suoi grandiosi single malt con una firma invisibile.


The Glenrothes Estate, Speyside
The Glenrothes Estate, Speyside (©Glenrothes)

ROMANTICISMO E STORIA

Gli elementi di pregio sono molti, in questa distilleria si conserva un pezzo romantico di storia; nell’odierna produzione, infatti, è ancora attivo un cooperage con bottai che trattano, smontano e rimontano circa 6000 botti all’anno, di cui la maggior parte ha contenuto in precedenza vino Sherry. Un laboratorio artigianale che rappresenta a tutti gli effetti un grande valore aggiunto. 

Il The Glenrothes 34, invece, è stato invecchiato in botti che hanno ospitato precedentemente Bourbon Hogshead whisky. Legni che si prestano particolarmente ad accogliere gli scotch che, prodotti con orzo, sono più secchi e giovano quindi di ciò che il bourbon lascia nel legno (prodotto invece con una miscela di cereali di cui almeno il 51% di mais).


Le botti della Glenrothes Distillery
Le botti della Glenrothes Distillery (©Glenrothes)

IL PAIRING CON I PIATTI DELLO CHEF MARZULLO

A sperimentarne la versatilità ci hapensato la cucina giocosa e ghiotta dello chef Marzullo, che ha utilizzato altre etichette di Glenrothes per creare drink ad hoc come il “Sincronicità”, dove il single cask 12 anni insieme ad un bitter al caffè ha accompagnato lo strepitoso risotto Carnaroli con latte di capra, liquirizia e capperi.

O il Glentrothes Maker’s Cut usato nel “Manhattan concept” in abbinamento allo spiedino di cuore di vitello alla brace. Ffino al protagonista The Glenrothes 1987 34 Y.O. Single Cask assaggiato nel momento più dolce a base di torta di pane (cioccolato e whisky, gelato al caramello salato, spuma di pane e polvere di crosta di pane) e maritozzo con marmellata di marroni e panna.

Un whisky da assaggiare con rispetto perché di questa serie fanno parte solo distillati a gradazione piena (53.6%). Un pezzo unico che si avvicina all’unicità di un quadro, 218 bottiglie provenienti da un’unica botte (la numero 9031) e commercializzate in esclusiva per l’Europa.

Giornalista nato in Abruzzo e vissuto a Chieti finchè non ha ricevuto la “chiamata”: subito dopo il diploma infatti, comincia il percorso nell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che lo ha poi portato a ciò che è oggi, un gastronomo. Specializzato nella cucina (e non solo) dell’America Latina, vive a Milano e conduce il suo programma televisivo “Mangio Tutto Tranne” su Gambero Rosso Channel.

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