Gin day 2023
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THE GIN DAY 2023: I DISTILLATI ITALIANI SFIDANO IL RESTO DEL MONDO

Meglio della Nazionale di Calcio, tra i tanti assaggi effettuati durante l’undicesima edizione del The Gin Day, l’Italia sembra cavarsela bene.

L’evento clou del Gin Day svoltosi al Superstudio il 10 e l’11 settembre scorsi è stato, forse, la premiazione dei Gin Awards, prima edizione concepita e organizzata dopo oltre un decennio quest’anno, tra l’altro in piena estate (in fretta e furia). Ma vi hanno partecipato 48 etichette nostrane e straniere sottoposte al parere di una giuria internazionale. Quattro le categorie del concorso: Best Italian Gin (vinto da Elite di Gin Milano Elite); Best International Gin (primo posto Glendalough Wild Botanical Gin di Coca Cola HBC); Best Idea/Concept (con sul gradino più alto dl podio Enfleurage Gin); Best Packaging assegnato a Xamorfos di Distill Hub. 

Come riguardo a tutte le edizioni di eventi quali il Gin Day si valutano alla fine la quantità di pubblico, il numero degli operatori, i marchi coinvolti. Non abbiamo ancora cifre ufficiali, certo erano assenti alcune major della distribuzione, ma in compenso sia il pubblico sia gli operatori del settore hanno avuto modo di assistere all’incontro sul ring di un buon numero di marchi indipendenti, poco conoscuti, a volte piccoli. Lo spettacolo quindi ne è valsa la pena.

La pena sì, perché intanto assaggiare decine di gin in due giorni con 30 gradi all’ombra e quasi solo hamburger e polpette di carne (ottimi comunque) come abbinamento gastronomico non è il massimo. Chi scrive tuttavia è sopravvissuto.

Il mondo del gin è diventato una sorta di parco giochi. Il gin è un distillato che consente di sperimentare ricette forse più di ogni altro, forse persino più dei liquori. L’Italia ha un vantaggio: materie prime eccellenti. A cominciare dagli agrumi e dal nostro ginepro selvatico. In Sudafrica si sono inventati un gin con lo sterco di elefante, Indlovou, non è così male, anche perché la dieta del pachiderma influenza il risultato.

Insomma si è assaggiato un po’ di tutto al Gin Day 2023, il pubblico e gli operatori che abbiamo consultato erano sufficientemente soddisfatti. Anche se nessun banco d’assaggio, sia la domenica sia il lunedì, è stato preso d’assalto. Qualche coda si è formata, invece, di fronte alla postazione dei Martini Cocktail, tutti preparati con professionalità, che hanno consentito di testare la gran parte dei gin presenti nel classico drink. Ma ecco la nostra umile lista di almeno 10 tra i migliori gin gustati durante la manifestazione.



Rivo Agrumato Estate al Lago è la nuova referenza dell’etichetta di gin del Lario. Oltre alle botaniche spontanee e non tipiche del territorio dell’arco prealpino, è stata effettuata un’accurata selezione di arancia dolce e amara, limone e bergamotto. Il risultato è un gin bilanciato ed elegante.

Dall’altra parte del mondo proviene, invece, l’ottimo gin giapponese della Sakurao Distillery. Nel Sakurau Classic troviamo botaniche esclusivamente locali: limone, arancia, yuzu, cipresso hinoki, tè verde, aka shiso (red perilla) e zenzero. Dopo un assaggio pieno in purezza, va gustato nel gin tonic con una tonica poco invadente.

Nato nel 2021, Dry Gin Gargano, porta la firma dl barman Riccardo Santovito e del maestro in essenze botaniche Alfredo La Cava. Il nome stesso del gin ci indica la sua provenienza pugliese. Ginepro, origano, mandarino, ireos, zedoaria, maggiorana, coriandolo, alloro e rosmarino sono distillati separatamente, un volta assemblati avviene una seconda distillazione. Ma al netto degli scontati sentori agrumati, questo gin sorprende per la sua freschezza, gli aromi balsamici mediterranei e un equilibrio raro.



Una sorpresa piacevolissima è anche Dhea Hops Dry Gin, della distilleria sarda Gin Terranova. Vi è una lunga interessante storia dietro a questo distillato che qui non abbiamo lo spazio per raccontare fino in fondo. Ma ne troverete spunti interessanti sul sito ufficiale. Intanto basti ricordare che tra le botaniche originari dell’isola (come coccolone e pompìa) il distillatore ha scelto anche un luppolo neozelandese, che conferisce una nota davvero unica a questo gin. 


Gin Mediteranneo Doragrossa al bergamotto aggiunge al portfolio della nota maison piemontese un altro prodotto premium. Un gin che magari ha poco a che fare con Torino e dintorni, ma che è anche il risultato di una ricetta studiata con sapienza. Oltre al bergamotto evidenziato in etichetta troviamo tra l botaniche l’anice verde Pimpinella, che con la sua nota balsamica lascia davvero il segno.

Ma è arrivato anche il momento di volare nel Nord Europa per gustare un altro eccellente gin. Sulle Isole Ebridi in Scozia, dove ha origine The Isle of Raasay, un distillato molto particolare, secco e deciso. Comprende nove botaniche: ginepro di Raasay, scorza di arancia dolce, scorza di limone, rabarbaro, radice di angelica, semi di coriandolo, liquirizia, radice di giaggiolo, pepe cubeb. Perfetto nel Martini cocktail, con una scorza di limone.

GinPilz della Distilleria Pilzer in Trentino, nella Valle di Cembra, è un bell’esempio di gin di montagna, ottenuto con la preparazione di ben 15 botaniche insieme al ginepro e con l’impiego di acqua da sorgenti delle Dolomiti. Interessante è anche che come base alcol sia utilizzata l’acquavite. La ricetta delle botaniche include tra l’altro fiore di luppolo trentino; la sperula; la resina, il mirtillo. Si può già quindi immaginare sulla carta quanto sia promettente. Per noi la promessa è mantenuta eccome.



La foggia della bella e regale bottiglia del Gin Dry Saigon Baigur s’ispira alle squame della corazza dei draghi. Il distillato artigianale nasce in Vietnam, paese poco noto per la produzione di gin. Se certamente questo gin non possa dirsi al cento per cento territoriale, tra le sue botaniche ne troviamo una dozzina originarie: oltre al Ginepro, vi sono Mano di Buddha (un agrume locale), Fiori di Loto, Pepe Phu Quoc, Thanh Long, Dai Hui Cannella di Saigon, Semi di Coriandolo, Radice di Angelica, Noce Moscata, Liquirizia, , Cardamomo, Citronella, Peperoncino, Scorza di Limone. Dopo gin di mare e monti ecco un curioso gin della giungla dell’Asia Orientale.

Se 35 botaniche non vi bastano! Ma pare che bastino eccome per questo gin ligure, Macaja, prodotto dall’antica Distilleria Bocchino. Erbe e frutti sono alla base di tutte e tre le referenze, da quella base, al Navy Strenght Gin (57 gradi) al pregevole Cask Gin che affina in barriques per sei mesi. Il nome Macaja riprende quello di una particolare condizione meteorologica, che riguarda il Golfo di Genova e che si verifica quando spira lo scirocco. Il cielo è nuvoloso e c’è un’umidità elevata. Condizioni nelle quali forse val la pena rinfrescarsi al tramonto con un buon Gin Tonic. Elegantissima la bottiglia.



L’inglese Willem Barentsz Premium Gin chiude il nostro breve viaggio. Il nome s’ispira a quello di un intrepido esploratore olandese del XVI secolo. Ma veniamo al gin. Esso ha tutte le qualità di un classico del genere. Vuoi farti un Gin Tonic, un Martini, un Negroni? Con Barentsz vai sul sicuro. Il distillato è la combinazione di due diverse basi alcol: frumento inglese e segale dll’Europa Centrale (quest’ultima impiegata anche in diverse vodka premium). Le botaniche sono quasi tutte “banali” e di numero modesto (nove in tutto), assai ben calibrate: Gelsomino Cinese, Ginepro della Macedonia, semi di coriandolo Rumeno, Radice di Angelica della Polonia, Buccia d’arancia della Spagna, Mandorle spagnole, Liquirizia cinese, corteccia dell’Indonesia, radice di iris dall’Italia.

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