Julio Cortazàr, L'Inseguitore
/

UN VERMOUTH ROSSO PER CHARLIE PARKER

Da dove cominciare il racconto di un racconto? Be’, forse proprio dall’inseguimento di un cocktail al termine della prima giornata estenuante, a causa del caldo, di un tour nelle Marche. Il bar dell’hotel era già chiuso, ma grazie a un omone palestrato, credo cubano, che ancora consumava birra, ho potuto intercettare il barman e, quasi in ginocchio, implorarlo di prepararmi qualcosa di veloce per accompagnare la conclusione della lettura del libro di Cortázar. Il barista, un po’ infastidito ma cortese, mi propone allora un drink con Vermouth Rosso Antica Formula e tonica. E mi chiede: «Vuole anche una fettina d’arancia?». «Certo, basta che ti sbrighi». Penso io. Comunque ottengo anche la fettina d’arancia.

Il drink è piacevole, fa un caldo boia che neppure l’aria condizionata riesce del tutto a contrastare. Prima mi viene voglia di battezzare il cocktail “Red Tonic”, quindi ripensando al libro “Amorous” o “Lover Man”. Perché questo standard del jazz è, di fatto, la colonna sonora della novella dello scrittore argentino, folgorato da Charlie Parker. Sassofonista geniale, mediocre e disperato, per il resto che lo riguarda. Potrebbe anche essere il ritratto di un grande bartender maledetto. Perché, come i musicisti jazz, i barman consumano gran parte della loro vita di notte. I primi ai tempi di Charlie “Bird” Parker, suonando nei club fin quasi all’alba, i secondi sbattendosi fino a servire l’ultimo shot della notte.

Nel racconto di Julio Cortázar, il sassofonista reinventato con il nome di Johnny Parker, di giorno riprende vita solo con l’aiuto di una canna di marjuana oppure di un alcolico. «Allora ho tirato fuori la fiaschetta di rum ed è stato come accendere la luce, perché Johnny ha spalancato la bocca stupefatto […] Il rum nel Nescafé non era poi così male e tutti e tre ci siamo sentiti un po’ meglio dopo il secondo sorso e una sigaretta».

Certi talenti sono come le prede che inseguono i predatori.



Poi Cortazár che non scrive nulla a caso. Anzi la sua scrittura è precisa come quella di altri grandi scrittori di racconti quali Poe e Cechov, e in due pagine mette in bocca a Carter/Parker parole apparentemente criptiche pronunciate a notte fonda, che riguardano «La stella dell’Assenzio». «Il nome della stella è Assenzio» è il versetto 8,11 dell’Apocalisse di Giovanni. Esso preannuncia che al suono della terza tromba la stella Assenzio cadrà dal cielo e irradierà il suo potere come una torcia ardente rendendo amare le acque dei fiumi e facendo morire una gran quantità di uomini. E, infatti, Johnny alias Parker vagabondando con il suo biografo, un giornalista di nome Bruno, continua a raccontargli di un campo pieno di urne. E il suo biografo confessa di desiderare la sua morte.

Chi è la preda? Chi è l’inseguitore? Il biografo vuole divorare il soggetto del suo libro? Non si capisce bene. Ma il suo libro avrà un grande successo. Mentre il soggetto del suo libro finisce per divorare se stesso.

Lover Man
Tre versioni magnifiche del brano sono quelle di Charlie Parker e Dizzy Gillespie; Billie Holiday; Sarah Vaughan (forse la più bella). E anche qui torna il tema dell’inseguimento, perché il testo riguarda una donna che insegue un uomo che faccia all’amore con lei.



Charlie Parker era conteso e coccolato da tante donne. Tra le sue groupies Cortázar annovera cantanti jazz e una marchesa, che è una sorta di mecenate, che procura ingaggi e droga. Magari in cambio non solo di musica. Charlie Parker, consapevole o meno, cambiò il volto del Jazz tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Dopo di lui fu quasi impossibile tornare indietro. Il suo sax aveva provocato un terremoto in piena notte. La notte è anche il filo rosso del film del 1988 di Clint Eastwood, Bird, dedicato al musicista. Non sappiamo se Eastwood abbia letto il racconto di Julio Cortázar, ma dedica una parte importante della pellicola proprio alle sessioni di registrazione di Lover Man.



Charlie Parker era capace di improvvisazioni incredibili. Come un barman che soddisfa le richieste più improbabili e crea magari un cocktail che diventa un classico. Nel jazz i classici si chiamano “standards”. Cioè pezzi musicali su cui si confrontano tutti i grandi musicisti. Proprio come i twist nella miscelazione. Anche l’anonimo barista che mi ha concesso di terminare la lettura è stato un bravo improvvisatore.

Julio Cortázar, L’inseguitore, Sur Editore, 2023, 15 euro

Potrebbero interessarti