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TREND SPIRITS A FINE 2023: WHISKY IN FORMA,TEQUILA SORVEGLIATO SPECIALE

Lo stato dell’arte del mondo ad alta gradazione, tra inflazione e performance sul mercato di whisky e tequila.

È presto per lanciarsi in veri e propri consuntivi di fine 2023, in un momento in cui la maggior parte delle associazioni nazionali e di categoria sta ancora raccogliendo e lavorando i dati.

Proviamo quindi a delineare un quadro generale e preliminare dell’anno appena trascorso, che resta segnato da una generale frenata dei consumi e della spesa per gli alcolici, dovuta all’inflazione.

I TREND DA TENERE D’OCCHIO: DAL WHISKY AI DISTILLATI DI AGAVE

Tra gli spirits, il whisky (inteso in maniera generica e di qualunque provenienza) sembra essere in ottima forma, tanto all’estero quanto in Italia.

Sebbene ancora i dati ufficiali a consuntivo del 2023 non siano disponibili da parte di nessuna delle principali associazioni di comparto (Scotch Whisky Association, Distilled Spirits Council of the United States e Irish Whiskey Association) né dagli istituti di ricerca, le ultime rilevazioni pubblicate permettono di anticipare qualche stima riguardo lo Scoth Whisky e il cugino a stelle e strisce.

Per il whiskey irlandese, sebbene il sentiment sia positivo (anche a giudicare dalle aperture di nuove distillerie), occorrerà attendere i prossimi comunicati della IWA. Altro fenomeno da tenere d’occhio è quello dei distillati di agave che, a giudicare dall’andamento del loro mercato principale – gli USA – sembrano trovarsi sull’orlo di un contraccolpo.


Spirits e consumi nel 2023
Spirits e consumi nel 2023

MERCATO SPIRITS, LO SCENARIO 2023

Se nella prima metà dell’anno iniziavano a rivelarsi le prime avvisaglie di un calo della spesa, dovuto soprattutto al generale aumento dell’inflazione, a partire da settembre la frenata è arrivata in maniera più sensibile a incidere sui consumi. Secondo i dati di IWSR – che prendono in considerazione i 15 principali mercati mondiali per le bevande alcoliche – tutte le regioni, a eccezione dell’Asia, hanno mostrato un andamento negativo in termini di spesa.

Da un’indagine effettuata tra i consumatori, la principale causa è la necessità di un maggiore risparmio, in un momento in cui il costo della vita si è alzato. Ci si concentra quindi sui beni di prima necessità come il cibo – i cui costi sono ugualmente aumentati – sotto una sempre maggior pressione economica esercitata da costi energetici, tasse, indebitamento e tassi d’interesse. Tra le fasce di consumatori più colpite c’è quella dei più giovani.

TENGONO GLI SPIRITS

Tra le varie categorie di alcolici, gli spirits sono stati gli unici a mostrare una tenuta lievemente positiva nelle vendite (+1) nel primo semestre del 2023. Da settembre in poi IWSR segnala una generalizzata discesa, precisando che non dovrebbe trattarsi di una decrescita di tipo strutturale, bensì dovuta al contesto internazionale.

«I volumi di consumo restano negativi, salvo poche eccezioni, assieme a un forte calo della spesa che interessa differenti categorie e mercati», dice Anastasia Timofeeva, senior consumer insights manager di IWSR, in merito agli ultimi mesi dell’anno.

«Ciò nonostante, i consumatori mostrano sicurezza nel lavoro e positività verso il futuro e questo suggerisce che i cambiamenti in corso non siano strutturali, è presumibile un contraccolpo positivo. L’essenziale sarà capire se gli stipendi riusciranno a crescere nei prossimi due quadrimestri in Europa e Nord America, soprattutto per i più giovani e per la classe media, e se la “positività” dei consumatori cinesi e indiani si tradurrà in reali abitudini di spesa». Tra i mercati europei e quello nordamericano sembra infatti prevalere la prudenza.


Il mercato dello Scotch Whisky
Il mercato dello Scotch Whisky

SCOTCH IN DETTAGLIO

Andando a osservare gli spirits tipologia per tipologia, il whisky resta il re dei mercati e in particolare lo Scotch si dimostra in ottima forma. Dopo un 2022 da record (crescita record nelle esportazioni del 37% rispetto al 2021, per un valore di oltre 6 miliardi di dollari), i dati della Scotch Whisky Association indicano un primo semestre del 2023 in lieve calo.

Valore dell’export a 2,57 miliardi (-3.6% rispetto all’anno precedente) e volumi in riduzione del 20% per un totale di 630 milioni di bottiglie. Al ridursi dei consumi, il fenomeno premiumizzazione sembra giocare un ruolo importante per le categorie Single Malt, Blended e Blended Malt Scotch Whisky.

Gli USA restano il primo mercato per valore delle esportazioni, mentre il primo per volumi è la Francia, seguita dall’India. Questo il resoconto di agosto scorso, mentre si attendono i dati sulla chiusura dell’anno, che la SWA dovrebbe pubblicare il prossimo mese.

E l’Italia? Sebbene non figuri neanche tra i primi 10 mercati target (né per valore né per volume), il nostro resta un mercato in cui l’interesse dei consumatori continua a crescere e soprattutto quello dei più giovani, a giudicare dai dati diffusi negli scorsi mesi da Whisky Club Italia.

Assieme al raggiungimento dei 26mila iscritti, la scorsa estate la community fondata da Claudio Riva e Davide Terziotti ha annunciato che per la prima volta la fascia di iscritti più giovani (25-34 anni) ha superato in numero la fascia più anziana (35-44) (https://whiskyclub.it/sempre-piu-giovani/).


Il whiskey americano
Il whiskey americano

LE SFIDE PER IL WHISKEY AMERICANO

Anche dall’altra sponda dell’Atlantico, i dati diffusi dal Distilled Spirits Councilof United States mostravano un andamento positivo nei primi nove mesi del 2023, con un valore dell’export pari a circa 1,16 miliardi di dollari, in crescita del 38%, mentre i volumi scendevano del 3,9%.

Per il momento la minaccia di una tassazione del 50% sulle importazioni di whiskey in Europa (principale mercato target) è stata scongiurata, grazie a un accordo che rinvia la reintroduzione della misura fino a marzo 2025. In precedenza, la sospensione della tassazione al 25% a inizio 2022 aveva permesso una crescita del 29% nell’export rispetto al 2021.

Gli ultimi dati rilevati a ottobre 2023 da DISCUS parlano addirittura di una crescita del 64% rispetto allo stesso periodo del 2022, ma anche in questo caso, per capire quanto l’inflazione abbia influito sul computo e come si sia chiuso l’anno, si attendono i dati in uscita a febbraio.

Sul fronte produttivo, si evidenzia invece una scarsità di rovere americano che nei prossimi anni potrebbe spingere a una modifica nel disciplinare del Bourbon, al momento invecchiato esclusivamente in botti vergini.

Secondo quanto riportato da The Spirits Business, si tratterebbe di una prospettiva da non escludere nel prossimo futuro. Da capire poi quali sarebbero le ripercussioni sul movimento delle botti verso Scozia, Irlanda e non solo.


I distillati a base di agave
I distillati a base di agave

DISTILLATI D’AGAVE, UNA SITUAZIONE NON SEMPLICE

Cambiando spirito, in gennaio scorso i dati di DISCUS rilevavano la forte ascesa dei distillati di agave (l’articolo a questo link) negli USA (il dato è aggregato, ma si tratta principalmente di tequila), con una crescita del 17,2% in valore e il superamento di 6 miliardi di dollari in termini di vendite.

Che la categoria abbia superato in valore quella del whiskey americano (già un paio di anni fa) lo si è scritto un po’ ovunque, anche se rispetto al valore totale delle vendite di whisky negli USA a inizio 2023 valeva a malapena la metà. 

L’hype c’era e le stime di IWSR preannunciavano nel 2023 un sorpasso in valore anche sulla vodka. Nel frattempo però, nel primo semestre dello scorso anno i distillati di agave di fascia premium e super premium hanno rallentato la crescita in volume, avvicinandosi ai volumi delle fasce di prezzo inferiori.

I COLTIVATORI, TRA INCREMENTO DEI TERRENI E CALO DELLA DOMANDA

Lo scorso 31 dicembre, un articolo di Madeleine Speed e Christine Murray sul Financial Times descriveva una situazione non particolarmente piacevole per i coltivatori di agave, che dopo aver incrementato le piantagioni per incontrare le esigenze di un mercato in crescita, adesso si trovano a fare i conti con un calo della domanda e, per tutta risposta, dei prezzi, crollati da 31 a 10-15 pesos al chilo.

I dati sul 2023 pubblicati dal Consejo Regulador de Tequila mostrano volumi delle esportazioni in lieve calo, da 418 a 400 milioni di litri circa. Gli USA assorbono da soli oltre tre quarti dell’export e sono passati dagli oltre 338 milioni di litri del 2022 agli oltre 321 dello scorso anno.

Le esportazioni verso l’Italia, intanto, sono cresciute da quasi 4,19 milioni di litri del 2022 agli oltre 4,3 milioni di litri del 2023 e le indagini di mercato mostrano affezione in campo europeo (https://spiritoautoctono.com/2024/01/05/rum-e-tequila-in-cima-ai-gusti-degli-europei/).

Una cosa è certa, le evoluzioni del tequila hanno tutta l’aria di essere uno dei fenomeni da tenere d’occhio in questo 2024.

Radici toscane tra Mugello e Chianti, adottata in Veneto tra ombre e bacari. Ha il naso sul vino da quando lo ha tolto dai libri (forse le cose si sono anche un po’ intrecciate…) e un passato tra voli intercontinentali, valigiate di bottiglie, Paesi asiatici e degustazioni. Diplomata Ais, approda alla comunicazione come ufficio stampa e poi nella redazione di VinoNews24.it. Viaggia, assaggia, scrive, ascolta molto e parla quando serve (svariate lingue).

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