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FENJIU, UN SORSO MILLENARIO

La Cina presenta in Italia il suo Fenjiu, distillato dalla storia lunghissima

Da sempre la Cina vive di una storia millenaria in larga parte a noi sconosciuta o poco nota, una storia fatta di dinastie, imperatori, province e Stati nello Stato, che con il passare del tempo si sono avvicendati, in un susseguirsi di eventi che per noi – che non li avevamo nei programmi scolastici – suonano affascinanti un po’ come i titoli dei film di Zhang Yimou. Il periodo de “Le Cinque Dinastie e i Dieci Regni” (attorno al 900 d.C.) cambiò profondamente una delle provincie più ricche e interessanti della Cina, lo Shanxi.

Lo Shanxi e il Fenjiu

Lo Shanxi è sicuramente uno dei territori che più ha beneficiato nel tempo della crescita commerciale e industriale di tutto il Paese, diviso in undici prefetture, tra cui quella che fa capo a Lüliang, città che deve il proprio fascino al ricco profilo naturalistico, storico e paesaggistico, ma – lo ammettiamo – la sua storia ci ha affascinato soprattutto perché è uno dei distretti a vocazione ‘autoctona’ per quanto riguarda il comparto della distillazione.

Proprio qui viene infatti prodotto il Fenjiu, una delle otto tipologie del Baijiu Cinese. Ma di cosa si tratta esattamente? Per capire meglio come viene realizzato e cos’è questo distillato millenario ci siamo documentati. Per prima cosa possiamo dire che è assimilabile alla nostra grappa (siamo intorno ai quaranta gradi) ma che viene realizzato con materie prime e metodi di distillazione profondamente diversi dai nostri.



Ingredienti e produzione del Fenjiu

Quando parliamo di ingredienti e di ‘Spirito Autoctono’ locale, va ricordato che, malgrado il territorio non offra un’enorme varietà di prodotti agricoli, il Fenjiu è realizzato con ciò che da sempre viene coltivato nelle colline che circondano la zona, stiamo parlando di sorgo, orzo, piselli di alta qualità e acqua purissima. Ma le differenza non finiscono certo nell’ingredientistica, infatti per quello che riguarda la fermentazione, qui si adotta da sempre quella a stato solido, che viene realizzata all’interno di caratteristiche vasche interrate, per poi subire due diversi processi di distillazione e ottenere un perfetto blending che verrà poi invecchiato nelle tradizionali giare in compartimenti sotterranei.

Questo tipo di fermentazione prevede – al contrario della nostra – il contatto con l’aria aperta e quindi può subire diversi mutamenti a seconda del clima, un principio fondamentale della cultura agricola cinese che insegna il rispetto e la convivenza con la natura e con le materie utilizzate che rendono il prodotto unico nel suo genere.

A livello gustativo e olfattivo ci troviamo di fronte a un distillato aromatico, quasi profumato. Al naso arriva delicatamente, al palato – degustato in purezza – ricorda più un nostro gin che una grappa, anche se la gradazione è inferiore. Le materie prime con cui è realizzato gli donano delicatezza e armoniosità come, almeno nel nostro stereotipo d’Oriente, un liquore cinese dovrebbe essere.



Fenjiu, le degustazioni

Per promuovere anche da noi la cultura e la conoscenza del Fenjiu è stata organizzata nei giorni scorsi a Roma, la prima conferenza promossa dal Governo Municipale della Città di Lüliang organizzata dalla CADA (China Alcoholic Drink Association), un’associazione No-Profit, fondata nel 1992 dal Ministero degli Affari Civili della Repubblica Popolare Cinese, che ha come motto “Dedicare il Buon Vino ad una vita migliore”.

Tra degustazioni, aziende e produttori, in questa occasione, abbiamo potuto testare direttamente sul campo le differenze e le curiosità del distillato orientale. Per far comprendere quanto sia importante per loro entrare nei mercati internazionali e mettere in luce le caratteristiche e la bontà del prodotto, sono arrivati dalla Cina tutti i protagonisti del settore, partendo da Mr. Liu Zhenguo (vice-Segretario Generale di CADA) che ha presentato l’evento e ci ha tenuto ad invitare ufficialmente l’Italia come “Country of Honor” al Wine Expo di Fenyang del 2024.

Nel corso della serata si sono susseguiti gli interventi di Mr. Li Bingfeng, Direttore dell’Ufficio Industria e Informazione Tecnologica della Municipalità di LvLiang e quelli di tre rappresentanti di alcune delle aziende presenti in sala degustazione, Mr. Fu Peng, Mr. Wang Yutao, Mr. Hou Qingquan hanno raccontato in maniera diversa ed esaustiva, attraverso cenni storici e produttivi, la loro attività, ma soprattutto hanno messo l’accento su quanto sia versatile il Fenjiu. Dalla bevuta in purezza – come appunto la nostra grappa – fino alla mixology, dove si sono aperti e stanno cercando di introdurlo in maniera creativa nei ‘nostri’ cocktail occidentali.



Le distillerie presenti nascono quasi tutte tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Duemila, in generale hanno una produzione che varia tra le tremila e le cinquemila tonnellate ad azienda. Numeri importanti se si considera che stiamo parlando di una sola prefettura da circa tre milioni di abitanti in un paese, la Cina, che ha una popolazione da quasi un miliardo e mezzo di persone. I numeri sono in forte crescita, sia per quanto riguarda il mercato interno che per quello estero, con aperture importanti per un distillato che ha oltre mille anni di storia da far conoscere e che si propone come novità (almeno per noi) sulle nostre tavole o in bottigliera. Ovviamente la strada da fare per le aziende e le associazioni di settore è ancora tanta, ma il prodotto è davvero buono e versatile e, se mosso dalla giusta promozione, non tarderà a diventare un punto fermo.

Nasce astemio nel 1971 a Roma, ma già alla fine degli anni ’80 si appassiona alla creatività e al buon bere. Frequenta Accademia delle Belle Arti e in contemporanea sviluppa una passione vera e sincera per il Campari e il Gin (in tutte le sue declinazioni). Illustratore, fumettista, mangiatore e creativo. Scrive e collabora con varie testate giornalistiche da anni. Conoscitore delle varie dinamiche del food&beverage, ha sempre fame e sete.

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