Ginepro cover
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L’INSOSTENIBILE ASSENZA DEL GINEPRO

Accorato appello alla nuova leva di produttori di gin: tornate a rendere centrale il ginepro nelle vostre ricette

Che i gin contemporanei siano fatti tecnicamente meglio rispetto ai distillati di qualche tempo fa, è cosa difficilmente contestabile. Non che siano più buoni o meno buoni, non è questione di giudizio. Sono solo prodotti in maniera più curata e diciamo “pulita”. Un po’ come vedere Italia-Germania 4-3 del Mondiale 1970 e poi una partita di Champions League oggi. Ognuno preferisce il calcio che vuole, ma oggi si corre al quadruplo della velocità. Insomma, questa premessa per dire che qui non si vuole fare il solito discorso passatista del “si stava meglio quando si stava peggio”,o tempora o mores”, “una volta qui era tutta campagna e il gin era più buono”. Quella roba lì ce la teniamo per quando saremo davvero dei vecchi brontoloni. 

No, qui si vuole rendere omaggio alla nuova leva di produttori, ma al contempo porre una domanda: tutto bello, ma il ginepro? Avete presente quella pianta della famiglia Cupressaceae? Ma sì, dai, lo avrete sentito nominare, di cognome fa Juniperus, di nome Communis, oppure MacrocarpaOxycedrus… Mai sentito? Strano, perché teoricamente dà pure il nome a quel che distillate nei vostri alambicchi…Eppure ad assaggiare le vostre creazioni spesso il ginepro sembra centrale nelle vostre ricette come le roselline di glassa sulla torta nuziale: un orpello

D’accordo, non è colpa vostra. Prima di voi illustri pionieri hanno iniziato a detronizzare il ginepro e a ridurlo a umile schiavo di botaniche parvenu salite sulla ribalta. Però di Hendrick’s e Gin Mare, giusto per citare due fra i maggiori “golpisti” del ginepro, ne bastano due. Non tutti i tagli in una tela sono dei Fontana. A volte sono solo squarci e tele da buttare.


Bacche di ginepro

Allo stesso modo, non per forza un gin contemporaneo deve dimenticare il ginepro. Anzi. Il disciplinare recita che: il gin è la bevanda spiritosa al ginepro ottenuta mediante aromatizzazione con bacche di ginepro (Juniperus communis L.) di alcole etilico di origine agricola; il titolo alcolometrico volumico minimo del gin è di 37,5%; nella produzione del gin possono essere impiegate soltanto sostanze aromatizzanti o preparazioni aromatiche, in modo che il gusto di ginepro sia predominante. 

Predominante, capito? Altrimenti chiamatelo “botanichello”, “erbolino”, oppure vodka aromatizzata. I fiori metteteli nei vostri cannoni, nei vostri gin metteteci del sano, abbondante, fragrante ginepro. Il gin senza ginepro è un limoncello in cui non si sente il limone, una torta di mele senza le mele, un distillato che sa di tartufo, viola mammola, acqua di mare e panettone, ma senz’anima.

Per cui continuate così, con materie prime di qualità e distillazione severa, ma rispondete all’appello degli appassionati: tornate a curare il ginepro, a farcelo sentire nel bicchiere. Quelli a cui non piace, hanno un sacco di altre bevande da bere. Noi mica possiamo andare a spremere le bacche dei cespugli… 

Formazione scientifica, professione artistica, passione alcolica. Il cognome tradisce le radici lombardo-venete che, se scrivi di spiriti, sono un plus. Collabora con diverse testate e qualche testata la rifila pure, ma rigorosamente solo al pallone.

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