Edelberto Baracco, CEO di Compagnia dei Caraibi “Non basta più importare bottiglie e selezionare buoni prodotti, bisogna iniziare a raccontare storie”
Mercanti di merci e di idee. Spin-off bohémien ma sicuramente centrato, quello scelto da Compagnia dei Caraibi – marchio di riferimento in Italia nella distribuzione degli spirits – per riassumere la sua natura più intima, che trae linfa dal viaggio per scoprire nuovi mondi e assorbire culture da riportare a casa e condividere come si fa con un bottino prezioso. Un istinto globale e locale allo stesso tempo, che negli anni si è plasmato sulle nuove richieste del consumatore, esploratore sempre più attento e interessato a conoscere la storia che si nasconde dietro al prodotto.
Sempre più cultura del bere, soprattutto in Italia
«Gli importatori hanno sempre avuto la caratteristica di anticipare e superare quelle che sono le barriere culturali. – ha spiegato Edelberto Baracco, CEO di Compagnia dei Caraibi – L’importatore è colui che è capace di andare dall’altra parte. Interpretare la cultura del posto e portarla sul mercato. E’ ovvio che la disintermediazione degli ultimi 30 anni ha cambiato tutto.
Chiamiamola ‘globalizzazione’ o ‘digitalizzazione’, oppure ‘accorciamento della catena tra produttore e consumatore’, c’è stato un grandissimo cambio che ha generato una trasformazione anche del nostro ruolo, che da un lato resta quello di percepire i nuovi trend e capire quali sono i prodotti che possono funzionare, o le nicchie che possiamo andare a riempire, dall’altro ci porta a comprendere che c’è sempre più cultura del bere, soprattutto in Italia, dove siamo partiti con una fortissima consapevolezza nel mondo del food, proseguita con l’esperienza nel mondo del vino e, oggi, con i distillati. Abbiamo capito che non bastava più importare bottiglie e selezionare buoni prodotti, ma bisognava iniziare a raccontare storie».
Frutto di questa presa di coscienza è stato Dispensa, wine & cocktail – ma soprattutto spirits – bar di Pallanza, sul Lago Maggiore, che rappresenta già di per sé un unicum perché primo locale in Italia ad essere stato aperto da un distributore. Un progetto in rampa di lancio, nato in parallelo al core business dell’azienda e in seno all’attività dello store già presente in Galleria Subalpina, a Torino, che in una prospettiva multicanale ha voluto regalare un luogo dove fare cultura intorno ai distillati, un vero salotto in cui accogliere gli ospiti e accompagnarli in un viaggio oltre i confini della propria zona di comfort, alla scoperta di nuovi prodotti e delle loro storie.
Dispensa: la cucina giocherà un ruolo fondamentale
Ad accogliere gli ospiti un locale che nell’atmosfera replica una filosofia rilassata e ricercata, con arredi curati nei dettagli, colori giocati sul contrasto tra blu e oro e una grande bottigliera a dominare la scena, su quella idea di dispensa “che tutto contiene”, ma che si apre soltanto nelle occasioni speciali, alla stregua di quei momenti particolari che il locale promette di creare. Accanto al beverage, la cucina giocherà un ruolo fondamentale, sulla scia di una tendenza che favorisce sempre più (e sempre meglio) l’abbinamento tra cibo e distillati in un’ottica di completamento e valorizzazione reciproca, con accostamenti semplici ma accuratamente studiati.
Infine la location, il Lago Maggiore, scelto non a caso perché da sempre meta di un turismo proveniente anche dall’estero. Dettaglio non da poco, a guardare con l’occhio avanguardista dell’azienda, che ha già l’intenzione di replicare il format oltre confine. Il posizionamento a Pallanza, di fatto, consentirà di anticipare il percorso intrapreso anche ai consumatori stranieri, curiosi per loro stessa vocazione.
Dispensa, luogo per raccontare avventure
Per conoscere meglio il progetto, abbiamo fatto qualche domanda a Edelberto “Iguana” Baracco, CEO di Compagnia dei Caraibi. Di seguito un estratto dell’intervista e il podcast con l’intervista integrale.
Dici Compagnia dei Caraibi e pensi al tema del viaggio. Aprire un locale significa però mettere radici in un posto. Come si conciliano le due cose?
«Dispensa è la nostra tappa per raccontare le nostre avventure. La scelta di creare dei punti fermi è proprio questo: uscire fuori da ciò che semplicemente noi distribuiamo e raccontare un modo di bere e di consumare. Questa è la tappa dove noi raccontiamo ciò che ci piace e come ci piace approcciarci al mondo del bere».
Sarà favorita, quindi, una consumazione non pura e semplice, ma una vera e propria cultura del bere…
«Assolutamente. Il progetto di Dispensa – lo vediamo dall’esperienza che abbiamo già fatto in Gelleria Subalpina – crea moltissimi momenti di degustazione, con possibilità di prenotarli sia sui social che sul sito, sia direttamente nei luoghi fisici. La logica è proprio questa: essere in grado di andare via non semplicemente con una bottiglia ma con una storia».
Chi ha curato la selezione dei vini e degli spiriti che avrete all’interno di Dispensa? Cosa ci dobbiamo aspettare?
«Ci dobbiamo aspettare la possibilità di non bere mai la stessa cosa. Ci dobbiamo aspettare di poter viaggiare per il mondo. Rimanendo fermi a casa e ci dobbiamo aspettare di non trovare una semplice persona che è in grado di ricercare prodotti, ma tante persone con gusti differenti.
Così come questo progetto l’ho iniziato io, e quindi le prime selezioni le ho fatte andando in giro e curiosando, poi ho trovato persone. Amici, ragazzi che lavorano all’interno dell’azienda, che probabilmente sono anche più curiosi di me. Che costantemente portano anche delle altre novità, di cui mi stupisco ogni volta. Apprezzo arrivare in Dispensa e sentire i ragazzi che mi dicono ‘Guarda che cos’è arrivato. Assaggiamolo!’. Ecco che lì si crea l’avventura, il viaggio».
Che ruolo avrà l’abbinamento con il cibo in questa proposta?
«È assolutamente fondamentale perché noi crediamo in un consumo del bere bene trasversale. Oggi non vediamo più una categoria pura del vino, o del distillato. Per questo ci piace molto andare dietro a quello che nel mondo del food già esiste. Categorizzare i prodotti per acidità, sapidità, dolcezza o parte amaricante. Questo tipo di rapporto lo portiamo nel bere, creando nuovi abbinamenti.
Un progetto come Dispensa ci aiuta a creare questo momento: il food e il bere sempre di più andranno di pari passo. Sempre più si contamineranno, non inseguendo la classica concezione di food pairing, ma semplicemente abbinando cose che funzionano tra di loro nella semplicità della quotidianità».
Ascolta l’Intervista a Edelberto Baracco di Compagnia dei Caraibi