Seltzer
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Meglio una vita da loser che un giorno da seltzer

I futuristi volevano uccidere il chiaro di luna. A noi basterebbe riempire di botte chi ha inventato il Bacardi Breezer, dando vita a tutta una stirpe degenerata di bevande variopinte che da quel fenomeno sono derivate. Perché dai primi alcopops degli anni ’90, di liquido colorato e zuccherato a basso tenore alcolico ne è passato parecchio sotto i ponti. E ora si è arrivati all’evoluzione di quella maniera di bere inconsapevole e artificiosa: oggi è il tempo dei cosiddetti hard seltzer, e a noi viene una depressione che nemmeno nel Mar Morto al solo pensarci.

Gli hard seltzer sono diversi dagli alcopop: sono anch’essi frizzanti e aromatizzati e anche loro hanno un nome studiato a tavolino da laureati in marketing che non sanno la differenza fra un bourbon e la trielina, ma a differenza del Breezer & C., sono prodotti dalla fermentazione degli zuccheri. Inventati negli Stati Uniti – e quindi tendenzialmente animati da spirito consumistico molto poco slow – ora stanno invadendo anche gli scaffali italiani. Qualcuno li fa perfino in maniera seria, relativamente naturale, con estratti di frutta e spezie e senza sciroppi, coloranti e processi chimici, ma non giriamoci intorno: la maggioranza è un condensato industriale di rara inciviltà enogastronomica. Lattine sgargianti, nomi “catchy” come quelli dei testimonial, Fedez e Lazza, trap e fastidio, dolcificanti e gusto caramelliforme.
È il mercato, bellezza, ma si stava meglio quando si beveva meglio. E pazienza se starsene qui a versare lacrime amare in una vetusta e poco colorata grappa è proprio da loser: sempre meglio un giorno da loser che cento da seltzer.

Come cantava Guccini, ognuno invecchi (e beva) come gli pare, ma non raccontare a noi che cos’è la qualità.

(P.S: nella foto di copertina l’opera “Forze di paesaggio” di Giacomo Balla, esponente di spicco del Futurismo italiano)

Formazione scientifica, professione artistica, passione alcolica. Il cognome tradisce le radici lombardo-venete che, se scrivi di spiriti, sono un plus. Collabora con diverse testate e qualche testata la rifila pure, ma rigorosamente solo al pallone.

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