Tra mixology e nuovi prodotti, come cambiano i distillati in distribuzione

Brand storici e referenze premium, ma anche versatilità e attenzione al mercato. Un giro tra i produttori importati da Sagna permette di sondare le tendenza in corso

Quasi 100 anni di storia nella distribuzione italiana sono un bell’archivio da cui pescare per affrontare le evoluzioni del settore e Sagna, che gioca su un portfolio di prodotti ricercati e mirato all’alto posizionamento, sfrutta tutta la propria esperienza per modulare l’offerta, contando su produttori sì storici, ma dall’approccio dinamico al mercato.

Tra i grandi brand di distillati, accade quindi che qualcuno intercetti il trend della mixology, ma anche che determinate caratteristiche – immutate da decadi – diventino di appeal per il consumatore contemporaneo.

Dal portfolio della storica azienda torinese di importazione e distribuzione, un giro di ricognizione tra prodotti premium e tendenze nel portfolio di Sagna, con alcuni spunti di assaggio.



Leonardo, Carlo Alberto e Massimo Sagna

Oltre i preconcetti, il Bas Armagnac entra in mixology

Ha le idee chiare Benoît Hillion, nipote di Françoise Dartigalongue e direttore dell’omonima distilleria, una delle più celebri in Francia. «I giovani devono sentir parlare di Armagnac, è così che il mercato si sviluppa», dice. Proprio di recente Dartigalongue ha introdotto sul mercato due nuove referenze, Un-oaked Armagnac (Blanche Armagnac) e Dry Cellar (Bas Armagnac), da primavera anche in Italia. «Abbiamo osservato lo sviluppo della mixology in Francia e ovunque, ed era frustrante notare che l’Armagnac non era mai utilizzato, mentre lo erano i brandy, i cognac e soprattutto il whisky – spiega HillionCosì abbiamo studiato due prodotti per la mixology. Uno con più intensità aromatica e uno non invecchiato per incrociare il posizionamento della vodka, con Appelation Blanche Armagnac».

E per chi storcesse il naso di fronte all’idea che un’azienda storica si interessi alle mode, la risposta è pronta. «L’Armagnac ha un’immagine un po’ sacra in Francia, quindi è impensabile cambiare ma è importante anche avere prodotti più “decontracté”. La nostra è la più antica casa di Armagnac e ne rappresento la sesta generazione – aggiunge – La maison si è sempre modernizzata e adattata a ogni periodo». L’etichetta resta quindi elegante, ma più fresca e più facile da inserire in bottigliera. L’obiettivo sono i barman di alta gamma e più specializzati e le referenze si stanno già inserendo tra le selezioni di ristoranti e bar di livello premium.

All’assaggio l’Un-oaked risulta delicato, nei profumi quanto al palato, un buon compromesso tra sensazioni fruttate e morbidezza alcolica.



Più dolci invece gli aromi del Dry Cellar che, fedele al nome, resta secco e pepato al palato.
Le novità non adombrano certo le altre referenze della distilleria a disposizione per il mercato italiano.



Da segnalare sia l’Hors d’Âge, ottimo “entry level”, che il 25 Ans, dalle sfumature seducenti, verso la spezia e la frutta secca. Per chi preferisce un’anima più schietta, il Millésimé 2005 è la risposta più adatta. Sorso secco e diretto, per sfumature balsamiche ampie, che ricordano a tratti le Alpi, con cirmolo e abete.



Cognac, il “free from” aiuta anche i prodotti premium

Cambiando distillato, ma restando in Francia, la proposta di Sagna include Delamain, altra realtà dalle radici profonde e quasi due secoli di storia alle spalle.

Dagli assemblage ai single cask e i millésimé, la selezione è per intenditori e in questo caso l’età media del pubblico sale, ma pare che anche prodotti di alto posizionamento come questi non siano esclusi dalle dinamiche legate al “free from”. «I consumatori più giovani che si approcciano al cognac bevono meno, ma cercano un prodotto più alto di gamma – dice Aristide Chevaillé, international development manager di Delamain, ben specificando che qui per giovani si intendono i 40-50enni – sono disposti a pagare di più, ma se capiscono quello che bevono. Aiuta anche il fatto che i nostri prodotti non abbiano zucchero ne additivi aggiunti».

Ogni referenza vale l’assaggio e il Collection Plénitude Bouteville 1988 regala un’emozione unica, sia per l’esclusività del prodotto – solo 380 bottiglie numerate -, che per l’aspetto sensoriale. Al naso una balsamicità fresca di pino, cipresso, un ricordo di ruta, accenni lievi di cacao. L’assaggio ha carattere e grazia assieme. L’eleganza inscalfibile di un tweed.



Panarea, non c’è gin senza vodka

Tra gli inserimenti in catalogo più recenti per Sagna c’è il Panarea Island Gin di Dis Distillers & Distributors. Nuovissimo il lancio della Panarea Mediterranean Vodka, che affianca il gin come alternativa autoctona ai brand internazionali che più spesso rientrano nella preparazione dei cocktail. «Volevamo una vodka delicata e dallo stile mediterraneo, adatta per la miscelazione, ma anche piacevole da degustare da sola», dice il vicepresidente del gruppo Federico Inga.

Realizzata con base alcol ottenuta da cereali, la vodka ha un gusto agrumato, con la freschezza donatale dalle erbe aromatiche italiane.



Oltre al ginepro, il Panarea Island Gin, ha tra le proprie botaniche la scorza di limone, il mirto di Panarea e il coriandolo. Tutte sensazioni che ritornano al palato assieme a una delicata balsamicità, che rende il prodotto ideale per un gin tonic da accompagnare all’aperitivo.


 


Per chi fosse interessato, su VinoNews24.it un approfondimento sui vini di Sagna.

Radici toscane tra Mugello e Chianti, adottata in Veneto tra ombre e bacari. Ha il naso sul vino da quando lo ha tolto dai libri (forse le cose si sono anche un po’ intrecciate…) e un passato tra voli intercontinentali, valigiate di bottiglie, Paesi asiatici e degustazioni. Diplomata Ais, approda alla comunicazione come ufficio stampa e poi nella redazione di VinoNews24.it. Viaggia, assaggia, scrive, ascolta molto e parla quando serve (svariate lingue).

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