Grappino ristorante cover
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L’AMMAZZACAFFÈ? GRAZIE, PAGO MA VOGLIO BERE BENE

Poco rispetto per la categoria dei liquori, amari e grappe. E il più delle volte l’omaggio fine pasto diventa un supplizio

Bere bene anche a fine pasto, chiudere in bellezza, non è sempre facile. Gratis l’ammazzacaffè? Le cose valgono quanto si pagano. Non esiste altro metro di giudizio. Una t-shirt di cotone prodotta in serie per un costo di pochi centesimi di euro, ne vale centinaia se decorata con un loghino insignificante ma di lusso. E nessuno può contestarlo e nessuno fa una piega. Però con liquori e distillati, chissà perché, no. Liquori e distillati devono essere cheap per definizione. Il pubblico – munifico per pizze “gourmand” da 30 euro – poi ha le tagliole in tasca quando si tratta di ordinare un digestivo di qualità.  

La domanda è: perché? E la risposta è: perché il pubblico è abituato a non darvi valore. 

La pratica di offrire l’ammazzacaffè dopo cena ha fatto più danni degli uragani nel mondo del beverage. Certo, ha garantito una certa mole di business, perché ogni trattoria e pizzeria consuma casse su casse di limoncello, mirto, grappe e amari facendo tutti contenti. Ma dall’altra parte ha ridotto le categorie merceologiche di liquori, grappe e amari a zero. Perché quel che arriva gratis, giova ricordarlo, vale zero.

Non tutti riescono a capire che un conto sono le grappe invereconde lasciate sul tavolo per soddisfare l’insaziabile sete di omaggi degli avventori, sempre contenti se gli si regala qualcosa, fosse anche topicida, e un altro sono le grappe di qualità, con dietro ricerca, attenzione alla materia prima e competenza artigianale.


BERE BENE ANCHE A FINE PASTO

O meglio, lo capiscono certo. Ma non danno a quella differenza – alla qualità – un giusto prezzo. Si abituano a quelle grappe, a quegli amari. E si abituano a consumare i distillati e i liquori in quella maniera abbruttita. Insomma, si abituano a bere male. Con conseguente mancato interesse per i prodotti di livello più alto. Perché spendere tanto per una grappa quando te la lasciano gratis al tavolo col conto? 

Da qui dunque arriva una proposta per osti di qualsivoglia natura: cari ristoratori, non offrite più il digestivo. Fateci bere bene. Non svilite un intero settore che cerca di comunicare se stesso come prodotto di un saper fare antico. Se volete coccolare i vostri clienti e comunque non rinunciare ai volumi, fate così: dotatevi di una carta dei distillati e dei liquori coerente con il vostro locale (anche noi capiamo che alla Grotta Azzurra di Saidove non si può avere in mescita il Talisker 30 anni…), e a chiunque ordini un distillato di qualità non fate pagare il coperto. Sarà un gesto cortese, il cliente si sentirà piacevolmente vezzeggiato e allo stesso tempo il distillato sarà finalmente valorizzato. Chiesto, ricercato, apprezzato. Curioso che “apprezzare” contenga la parola “prezzo” e non la parola “gratis”, no? 

Formazione scientifica, professione artistica, passione alcolica. Il cognome tradisce le radici lombardo-venete che, se scrivi di spiriti, sono un plus. Collabora con diverse testate e qualche testata la rifila pure, ma rigorosamente solo al pallone.

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