Tortellini bolognesi
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L’EMILIA ROMAGNA LUNGO LA STATALE 9: DISPENSA D’ITALIA

Da Piacenza a Rimini, viaggio in una terra unica con 44 tra Dop e Igp, una cucina di fama internazionale e tante specialità

Mario Soldati aveva scelto il Po per il suo celebre reportage gastronomico, il primo nella storia della televisione italiana. In mancanza di un’imbarcazione, affrontiamo in maniera più contemporanea la Statale 9, alias via Emilia, evitando accuratamente l’autostrada con i suoi autogrill standardizzati – anche se la prima stazione di servizio a marchio Eataly, forse non a caso, è sorta proprio in questa parte d’Italia, a Modena nord –; percorriamo l’asse che da Piacenza porta fino a Rimini. Facciamolo a passo d’uomo, perché la sosta d’obbligo è assai frequente e ci porta ad abbinare tesori d’arte, luoghi da visitare e locali dove degustare le specialità dell’Emilia Romagna, che può vantare la più importante economia agroalimentare italiana ben inquadrabile attraverso il numero di Dop e Igp, che sono ben 44. Per non parlar dei vini. Ma certamente con qualche riferimento a liquori e distillati nei quali la regione ha molto da dire e dispone di aziende leader a livello nazionale e internazionale.

Piacenza è la porta di accesso della regione, con una storia fortemente legata alla cavalleria e al culto del maiale, tanto da poter oggi vantare ben tre salumi dop: coppa, pancetta e salame. Un viaggio piano di tentazioni gastronomiche per degustare, abbinati a un buon vino delle valli piacentine (d’obbligo un calice di Gutturnio), piatti tipici come pisarei e fasò e i classici tortelli conditi con burro, salvia e abbondante Grana Padano dop, perché la provincia di Piacenza non è ancora terra di Parmigiano Reggiano, il cui regno inizia con l’ingresso nella provincia di Parma e continua fino alla sponda sinistra del Reno quando già si vede la sagoma del santuario bolognese di San Luca.


Grana Padano

Prima di arrivare nella città ducale non va perso uno dei 32 castelli del ducato di Parma e Piacenza, per esempio la rocca di Fontanellato raggiungibile con una breve deviazione che incontriamo poco dopo un’istituzione gastronomica parmense ovvero il salumificio Rossi di Sanguinaro, meta di pellegrinaggio per gli appassionati della Culaccia, che poi sarebbe la parte più pregiata del prosciutto privata di osso, gambo e fiocco. Il suo ancor più nobile cugino ovvero il culatello di Zibello ha un’altra casa ed è Polesine Parmense, dove nelle cantine dell’Antica Corte Pallavicina riposano, in attesa della maturazione, i pezzi più pregiati, compresi quelli di proprietà di Re Carlo III.

Giornalista specializzato in economia della moda, del design e del food&beverage. Attualmente scrivo per Milano Finanza, Vogue Italia, Gambero Rosso, Gruppo Food, Corriere Vinicolo e altre testate italiane ed estere.

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