Val di Cornia
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ITINERARIO ESTIVO, DA SUVERETO A BARATTI

Tra borghi medievali e parchi naturali, 48 ore alla scoperta della Val di Cornia

Era un po’ che mi osservava. Di soppiatto, distogliendo lo sguardo un attimo prima di incrociare il mio. Dalle risposte educate ma amare come il primo caffè capii che nella sua testa era nato un punto interrogativo. Da buon procrastinatore lasciai lì problema, convinto che mi dovessi pur godere l’attimo, prima di andare incontro al mio destino.  Un caffè, poi un altro, un ozioso scrollare su social dominati da natiche e influencer in giro per il mondo con i loro fisici palestrati in odor di silicone. Uno stallo messicano, che decisi di interrompere domandandole se fosse tutto a posto.

“…Sì.” 

Una menzogna evidente soffiata in faccia al mio status di uomo di razza caucasica di mezza età. Una carezza al calcio della pistola che, se percepito, ti fa voltare oltre la tesa del cappello, verso la mano del tuo Jack McCall. Non mi lasciò nemmeno il tempo di posare le carte… “Il problema è che noi non andiamo mai da nessuna parte. Il prossimo ‘fine’ ad esempio saremmo liberi dal venerdì e invece di partire già so che resteremo qui, te a fare il fantacalcio e io una torta salata”. 

E alla pari della testa piegata di Wild Bill anche io feci (rapidamente, come solo un uomo sotto pressione sa fare) i conti con la verità. “Hai ragione”. Le risposi così, prendendola in contropiede: “Non facciamo altro che lavorare, un fine settimana fuori ci sta”. 

Sì ma dove andiamo?”

“A Suvereto. O a Campiglia Marittima, ora vediamo dove c’è posto per dormire”. 

L’idea era quella di un viaggio in linea con i nostri desiderata. Bei paesaggi e cose da fare. Natura dintorno, con boschi e mare organizzati per accogliere. Borghi belli e animati. E poi vino e cibo di qualità, senza quella follia nei prezzi che la Toscana spesso presenta. Incuriosita dal mio convincimento, mi fece segno di sì con la testa, ritrovando quel sorriso che sembrava perduto. La felicità sta nelle piccole cose.


La piazza comunale di Campiglia Marittima
La piazza comunale di Campiglia Marittima

Qualche click sul portale Amacampigliamarittima.it è sufficiente per individuare la struttura dove dormire. Quasi a sfidare la Polizia Municipale optiamo per un b&b nel centro di Campiglia, un borgo medievale appoggiato sulle prime grinze delle colline che ambisce a diventare albergo diffuso. Il suo ghirigoro di strade ciottolate, alla ricerca magari dei nidi dei rondoni (che, sia chiaro, non sono simili alle rondini), ci porta inesorabilmente verso la Rocca Medievale, involontario osservatorio sulla Val di Cornia, destinazione a due passi dal mare dalla forte matrice naturalistica e termale.  


La rocca di San Silvestro, a Campiglia Marittima

Quasi obbligatorio da queste parti prendere, una volta posate le valigie, la via del mare, che qui si chiama soprattutto Baratti. Un piccolo golfo circondato dalla pineta, che la sera si svuota dei cacciatori di tintarella lasciando spazio a chi, come noi, vuole godersi un aperitivo al tramonto. Noi ci siamo seduti al Sun Bar, per due americani ben fatti e una frittura al sapore di salsedine. 


Il Golfo di Baratti

Per chi invece preferisce i bermuda al pareo il consiglio è di indossare anche una camicia e dirigersi a Suvereto. Dieci chilometri mal contati da Campiglia, sono sufficienti per varcare le porte (medievali) della capitale del gusto locale. L’orto della Toscana, questo è infatti la Val di Cornia. Logico dunque aspettarsi ingredienti di alta qualità a chilometro zero, a prescindere che si tratti di pesce, selvaggina, ortaggi e frutti. Se mischiati con la necessaria creanza, che non sembra mancare nelle cucine di Suvereto, il risultato è un’offerta ristorativa di buon livello. Abbiamo scelto il menù di pesce del Cacini, gradevole terrazza affacciata sul mare dove Marco Ticciati guida i commensali in un percorso gustativo ogni giorno diverso, come pescato fresco comanda. Da provare la zuppa corsa, firma d’autore dello chef piombinese.


Il centro storico di Suvereto

Per chi cerca altro nel piatto l’alternativa si chiama La Locanda delle Stelle, dove Gianmaria si diverte a giocare con i sapori locali e le consistenze, dando vita a portate ben definite ed equilibrate in bocca.  

Variante più mondana, o semplicemente primo passo di una serata godereccia, è l’aperitivo all’Enoteca Le Carceri, dove una buona selezione di gin ci spinge giocoforza verso la solida combo con la tonica. Graffiante nella sua semplicità, si sposa alla perfezione con una delle focacce preparate sul momento, che stemperano una bocca alcolica e costruiscono il necessario fondo per la nostra serata.

Per i “king dell’aperitivo” la tappa obbligata è invece il Nano Verde, bagnetto immerso nel parco naturale della Sterpaia, celebre per le sue serate estive intrise di mojito e nostalgia.


Il bagno Nano Verde

Il dopo cena di Campiglia Marittima si chiama invece Lore, locale nel cuore del paese vecchio, dove esaurire quello che rimane della nostra giornata grazie a una lista di spirits che guarda anche alle produzioni di zona. Nel nostro bicchiere tanto ghiaccio, un dito di vermouth alleggerito da tre parti di soda e una scorza di limone che non guasta mai. Aperitivo bonus è quello del circolo Arci di Suvereto, dove, se fortunati, vi serviranno un semplice Campari Soda accompagnato da un variegato elenco di blasfemie necessarie a inquadrare l’ultima giocata a un tavolo di briscola e tressette.

Il compito invece di dissetare la voglia di scoperta è affidato a Campiglia Marittima, Suvereto e Populonia, terzetto inserito tra i Borghi più Belli d’Italia dall’omonima associazione, che rende una vacanza da queste parti gradita agli escursionisti urbani, armati di panama in testa e smartphone in mano.


Populonia e il golfo di Baratti

Scorci dove palazzi secolari si confondono tra botteghe di artigiani e negozi di alimentari. Identità medievali, che diventano etrusche nella necropoli di Fufluna, la quale merita una visita per la sua acropoli affacciata su Baratti, restituendo una passeggiata propedeutica al tanto atteso aperitivo in spiaggia. 

Un saliscendi alla ricerca della bellezza che non può prescindere da un momento dedicato all’Io. Ad attendervi uno dei tanti impianti termali presenti, originati da quella «sorta di fiume sotterraneo generato dalle precipitazioni, che, dopo essersi legato agli elementi minerali presenti nel sottosuolo riaffiora in superficie» spiegano i fratelli D’Onofrio indicando il Calidario, lago naturale al centro della (bella) struttura termale che gestiscono a Venturina Terme.


La sorgente naturale del Calidario, a Venturina Terme

Rimandando a una prossima volta il bagno sotto le stelle, ci attende un tavolo prenotato a Il Canovaccio – provatelo, è in via del Vecchio Asilo, 1 a Campiglia Marittima -, optiamo per la zona wellness e i suoi servizi alla persona. Sauna e bagno turco gli immancabili, che prendono forma in spazi di assoluto fascino, riportati al loro splendore da un accurato restauro.

Tenetevi da parte mezza giornata, che vale la pena occupare con una visita in cantina. Ce ne sono tante, capaci nella loro diversità di soddisfare chi ricerca una dimensione più familiare, fatta di calore e radicamento, e chi invece guarda al lato edonistico del vino, con rinomate etichette e progetti di archistar. Comune è però la buona mano enologica, vocata alla tradizione e al territorio, che restituisce vini materici e profondi, come conviene alla costa. Il consiglio è di guardare alle annate più vecchie, di grande espressività. 


Il paesaggio della Val di Cornia

Un viaggio per noi durato quarantotto ore, forse qualcosa di più considerando il trasferimento, ma che potrebbe essere anche parte di un percorso più ampio alla scoperta della costa toscana. Bolgheri, la Maremma, l’Isola d’Elba, tutti potenziali partner di una grande regione d’accoglienza. La strada, per alcuni la ferrovia, attraversa da nord a sud la regione, le scuse per visitarla non mancano di certo, in estate quanto nelle mezze stagioni.  Ad attendervi, un gin tonic da bere seduti sulle scalette di una chiesa medievale. Una commistione tra sacro e profano alla quale non faccio più caso da quando il mio prete si trasformava nell’allenatore della squadra di paese, motivando i suoi baldi giovani con veri e propri rosari alla maniera toscana. Sarà stato il rapporto diretto che aveva con la divinità o la sua appassionata invocazione, fatto sta che quella squadra si tolse diverse soddisfazioni…

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