Gin
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Si fa presto a dire Gin…

Nel precedente articolo sul gin abbiamo visto le definizioni di quelle diciture che si riferiscono a metodi, aspetti produttivi e normativi del gin. Oggi vediamo invece cosa significano i termini comunemente utilizzati per descrivere i gin, legati al profilo gustativo del prodotto, in una serie che – speriamo – vi faccia venir voglia di provarli e scoprirli tutti.

Flavoured Gin

Sono i gin dal sapore particolarmente intenso di una botanica precisa o di una tipologia di botaniche. Solitamente si tratta di frutta o di agrumi, ma può trattarsi anche di qualcos’altro, come rabarbaro, caffè, fiori o verdura (esiste anche il gin alle sardine!), oppure che vogliono riprodurre il sapore di qualcosa di diverso (come il gin alla Jaffa Cake o alla Mince Pie o al vin Brulé, etc…). Qualche volta vengono messi in questa categoria anche i gin tagliati col vino, come ad esempio il Bloody Shiraz Gin della distilleria australiana Four Pillars, anche se ormai ne esistono abbastanza da far nascere una categoria apposita. Forse il “wine gin” è soltanto dietro l’angolo.


Il Bloody Shiraz Gin della distilleria Four Pillars
Il Bloody Shiraz Gin della distilleria Four Pillars

Tra Pink Gin e “Signature botanical”

Ormai spesso rientrano nella categoria dei Flavoured Gin – e per questo non sono stati citati nell’articolo precedente – i Pink Gin. Storicamente erano gin che si coloravano di rosa per via dell’aggiunta di Angostura Bitter, ma oggi la maggior parte dei prodotti che riportano questa dicitura in etichetta sono sì rosa, ma aromatizzati con fragole, lamponi o altri frutti rossi.

Leggendo i risultati di alcune competizioni potreste aver trovato inoltre la categoria “Signature botanical”, che sta a indicare i gin dove una botanica o un paio di botaniche lasciano un particolare tratto distintivo nel profilo organolettico, senza che questa sia necessariamente l’aromatizzazione principale. Ecco, potreste trovare pure questa dicitura, ma non vi spaventate, è scenografica ma non morde.

Traditional Style Gin o Classic Gin

Ecco qua i cosiddetti gin classici, in cui l’aroma di ginepro è preponderante. Oltre al ginepro, altre botaniche che, se non prevaricanti, contribuiscono a un profilo classico, sono arancia e limone, angelica, coriandolo e cardamomo. I gin spesso definiti “juniper forward” prendono dal ginepro note medicinali che a molti consumatori non piacciono o a cui non sono abituati, per questo motivo i flavoured gin e i gin non tradizionali vengono valorizzati in quanto hanno fatto sì che un pubblico vasto a livello mondiale si sia avvicinato e abbia imparato ad amare questo distillato.


Gin Tuono
Il gin Tuono della Distilleria Tuono di Faenza (Ampolla d’Oro 2023)

Contemporary Style Gin

Alcuni non sapreste proprio dove collocarli? Succede. Sono i gin che, pur non avendo un’aromatizzazione con una tendenza così spiccata da rientrare nei flavoured, non corrispondono a un profilo classico. Sono gin che spesso hanno botaniche inusuali o perché locali o perché rare o perché eccentriche.

La creazione di queste ultime due categorie – Traditional Style Gin/Classic Gin e Contemporary Style Gin – si è resa necessaria in tempi recenti, per via del proliferare di gin che si discostano nel gusto da quello che è considerato il sapore “classico” del gin e che tuttavia non rientrano tra i gin aromatizzati o flavoured gin. Probabilmente tutte le competizioni – come già molte stanno facendo – dismetteranno la categoria London Dry e terranno queste come punto di riferimento per l’iscrizione dei prodotti e per i giudici, in quanto London Dry può fuorviare le aspettative verso un gusto classico anche se ciò non è necessariamente vero e compromettere quindi l’obiettività del giudizio rispetto al prodotto in sé e per sé.

Plymouth Gin

Solo qui, dopo aver passato in rassegna tutte le categorie, occorre citare Plymouth. Facendo una ricerca su internet o leggendo libri di qualche tempo fa, viene citato come categoria di gin anche se non è né un riferimento al gusto né alla produzione, ma a un luogo (London Gin come categoria invece non ha niente a che fare con Londra, può essere prodotto ovunque nel mondo). Plymouth è il gin prodotto dal 1793 nell’omonima cittadina nel sud ovest dell’Inghilterra e fino al 2016 è stato uno dei tre gin – insieme al Mahon Xoriguer e al gin di Vilnius – ad avere la denominazione IGT. Poiché non è più IGT e non esistono le categorie Xoriguer o Vilnius, non ha più senso considerare Plymouth una categoria di gin, pur rimanendo questo uno dei più importanti nella storia del distillato al ginepro, oltre che tra i brand premium più venduti al mondo.


Plymouth Gin
Plymouth Gin

Piccola considerazione finale a proposito di “premium”, questa dicitura riguarda solo il prezzo di vendita al pubblico. Viene associata all’idea di gin di qualità, ma la realtà è che un prezzo alto non è necessariamente indicazione di qualità, anche se così dovrebbe essere. Su internet si trova ogni sorta di fandonia riguardante il significato di “premium”, ma occorre tenere a mente che l’utilizzo del termine ha più senso per il marketing che per la qualità intrinseca.

Ha cominciato a scrivere di distillati nel 2014 con la fondazione del portale ilGin.it, punto di riferimento italiano per il mondo del gin. Con i suoi due soci ha anche fondato GinShop.it, primo e-commerce italiano vincitore di Icons of Gin. Negli anni ha recensito migliaia di gin, svolto consulenze per produttori di distillati, scritto per riviste internazionali ed è giudice di diverse competizioni mondiali di spirits in UK e Stati Uniti.

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