Highlands
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LA SCOZIA TORBATA

Da S.A.M #2, un viaggio nel tempo e nello spazio, tra distillerie e highlands alla scoperta dello scotch whisky

È il 1983, il mondo dello Scotch Whisky è scosso dalla più grande crisi dell’era contemporanea. Il Proibizionismo degli anni ’20 ha portato a una drastica riduzione dei consumi e della produzione di whisky, ma non ha estirpato il desiderio di consumo del liquido dorato. Nella sola New York si sono contati 32.000 speakeasy, luoghi segreti di somministrazione che – per la fortuna di Al Capone e delle tante mafie che controllavano il commercio di alcolici – riuscivano comunque a dar da bere agli assetati americani.

Gli anni ’80 sono diversi. Di alcol se ne beveva tanto, il boom economico del dopoguerra aveva generato un benessere condiviso, ben accettato dalle nuove generazioni che erano nate nel pieno della dolce vita e delle grandi contestazioni del Sessantotto. Un DNA rivoluzionario che ha portato a praticare stili di vita rivoluzionari, in pieno contrasto rispetto a quelli della generazione precedente. E il consumo del whisky era diventato improvvisamente una “cosa vecchia”, non più di moda, doveva essere sostituito da qualcosa di più moderno e fresco. Nasce così il successo della vodka aromatizzata che, da sola, ridurrà drasticamente il consumo di whisky: nel 1982 e 1983 circa il 60% delle distillerie di Scozia dovrà affrontare lunghi periodi di chiusura. La metà di queste distillerie non riaprirà più.


Una distilleria di Scotch Whisky

Sino al 1988, quando l’industria del whisky intercetta il nuovo interesse verso il cibo di qualità. Era da poco nata Slow Food, il consumatore desiderava conoscere la provenienza del cibo del consumava, il suo processo produttivo e il legame con il territorio. Il Single Malt appagava pienamente le aspettative di questa nuova generazione, l’attenzione passò in pochissimi anni dai commerciali Blended Whisky a distillati prodotti con metodi ancestrali in territori osannati dal cinema e dal turismo: le Highlands e le isole scozzesi. Nascevano così i Classic Malts, che hanno fatto conoscere a tutto il mondo i nomi di 6 storiche distillerie a rappresentanza delle 6 diverse anime dello Scotch: Glenkinchie, Dalwhinnie, Cragganmore, Oban, Talisker e Lagavulin.

Nasceva così, spontaneamente o spinto dall’industria non lo sapremo mai, il turismo di distilleria. La Scozia, piccolo francobollo insignificante sul planisfero terrestre, dopo aver insegnato al resto del mondo come si doveva produrre il whisky di qualità, affrontava velocemente il nuovo percorso che avrebbe trasformata l’accoglienza in distilleria in un business tanto importante, quanto la vendita di bottiglie.

S.A.M 2 cover

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