Dalle novità di prodotto alle esperienze di degustazione. Ecco un sunto della due giorni di Velier al Superstudio Maxi di Milano
Seimila partecipanti, 52mila bottiglie stappate, 6mila kg di ghiaccio utilizzati, 7mila foto scattate e 490 experience realizzate in 18 ore, per oltre 200 brand di spirits e 76 vignaioli Triple A, tra stand e aree verdi autentiche. A volerla mettere in numeri, l’edizione appena conclusa di Velier Live suona più o meno così, anche se i numeri non sembrano essere il linguaggio più indicato per descrivere la due giorni voluta per domenica 18 e lunedì 19 febbraio dal presidente dell’azienda di importazione genovese, Luca Gargano, al Superstudio Maxi di Milano.
Il format, diverso dai canonici eventi di settore, ha cercato di ricreare in 9mila metri quadrati un insieme di piccoli scorci dell’identità che ogni prodotto curato da Velier porta con sé. Per dirla con le parole di Gargano, «una concentrazione dell’Italia più bella e di tutto il mondo», senza la tipica impostazione con banchi di mescita, ma con la possibilità di partecipare a delle “experience”, imparare e vivere situazioni capaci di generare un ricordo.
Tante le attività in programma, tra presentazioni di nuovi prodotti, masterclass e degustazioni, saltando da un paese all’altro con la facilità con cui si gira un angolo, in una sorta di Samarcanda dell’alta gradazione (e non solo). Ecco una rassegna di ciò che più ha lasciato il segno secondo Spirito Autoctono, durante questo viaggio.
TRIPLE ENTENTE, RUM GEMELLI E DIVERSI
Tre distillerie familiari, tre storie, tre diversi territori di origine – Giamaica, Martinica e Barbados – ma la stessa materia prima e una sola, comune, idea produttiva: imbottigliare distillati che rispecchino un metodo artigianale, votato alla qualità. I nomi sono Hampden, Neisson e Foursquare e all’interno delle bottiglie ci sono il loro rum bianchi, che raccolgono l’essenza identitaria di tre differenti metodi produttivi, accomunati però dallo stesso approccio.
Le tre bottiglie sono contenute in un’edizione speciale, chiamata Triple Entente, che Luca Gargano ha voluto presentare insieme agli stessi Richard Seale di Foursquare e Grégory Neisson per l’omonima maison, oltre al global rum ambassador Ian Burrell. «All’ultima edizione di Velier Live, nel 2017, ho organizzato un meeting tra Gregory e Richard – ha detto Gargano – Era la prima volta che si incontravano, avevano la stessa filosofia ma non si conoscevano ancora».
Il covid ha poi rallentato la realizzazione di un progetto comune, che oggi invece arriva sul mercato con Triple Entente, in una confezione elegante, dedicata ad appassionati e collezionisti, di cui sono presenti soltanto 600 esemplari.
MILANO SI SCALDA PER VELIER LIVE
di Redazione
LA FRANCE GOURMANDE
Calvados, Cognac e Armagnac. Il distillato francese è stato protagonista nel regno di Luigi Barberis, anima di SpiritoH, hub alessandrino dedicato alla sperimentazione e alla formazione nell’ambito degli spirits e della miscelazione. All’interno dell’area France Gourmande la chiave è stato l’abbinamento tra i più celebri distillati d’oltralpe e altrettante prelibatezze gastronomiche.
Nei calici dunque – spiegati direttamente dai produttori e tradotti da Barberis – Christian Drouin Calvados Pays d’Auge XO in pairing con Camembert Fermier, Reblochon d’Alpage di Anthony Eleveur de fromage, seguito dal Cognac Grande Champagne XO di François Voyer abbinato a un’ostrica Fine de Claire Marenne Oléron di Daniel Sorlut.
All’ostrica Special N°3 dello stesso produttore è stato invece accostato il Cognac Grande Champagne Lot N°76 di Tesseron, mentre la chiusura in bellezza è arrivata con il matrimonio tra le grassezze e le sapidità del Magret de Canard affumicato di Lafitte e il Bas Armagnac XO di un mostro sacro come Castarède.
IL PIENONE TRA WHISKY STREET E JAPAN STREET
Il Paese dei Balocchi del distillato di malto invecchiato ha accolto centinaia di visitatori tra experience, abbinamenti e degustazioni guidate. Difficile non notare la facciata dello stand dedicato a Macallan, costituito da una bacheca con all’interno decine di imbottigliamenti del celebre brand, che quest’anno spegne 200 candeline. Accanto, nel Whisky Inn, l’attenzione si è concentrata sulle ultime release, Glenrothes 40 anni e Highland Park 30 anni (anche se è difficile togliersi dalla testa il 25 anni).
Nel frattempo, in fondo alla strada, la casa di Whisky Club Italia ha registrato il tutto esaurito per tutti e 13 i percorsi di degustazione in programma, tra abc della degustazione, stili, indie bottler, focus su terroir e categorie di whisky, blending, vecchi e nuovi brand e molto altro. Al lunedì, la scritta “We survived day 1” la diceva lunga dalla bacheca esposta fuori dalla sala, mentre era in corso l’ennesimo tasting.
Poco più in là andavano sold out le experience di Balvenie e Waterford, mentre l’American Whiskey trovava casa nella riproduzione del Fort Nelson Bar, ricreato a partire da quello situato nello storico palazzo di Louisville che ospita la distilleria Michter’s.
A pochi passi – stesso isolato, diremmo – l’esperienza del Giappone riviveva nel ramen bar a cura di Ronin Milano, con degustazioni di sake e whisky guidate dall’esperto Salvatore Mannino e abbinamenti al celebre piatto nipponico. Nello stand accanto, Nikka ha celebrava i 90 anni dalla fondazione della distilleria Yoichi attraverso percorsi a metà strada tra la degustazione e l’incontro culturale, che hanno visto anche la partecipazione di un maestro Bonsai.
PALENQUE
Tra i sorsi che restano nella testa e non se ne vanno più, ce ne sono alcuni provenienti da Mexican Street. Qui il master distiller Hector Vazquez, ha raccontato il progetto Palenque, che valorizza e mette in etichetta i volti dei micro produttori di Oaxaca.
Un viaggio tra coltivazioni e agavi silvestri, passando da un mezcal all’altro, jicara dopo jicara. Il distillato di Tobala di Alberto Ortiz, quello di Tobaziche di Juan Hernandez, Mezcal Vago a base di Espadin e – come dimenticarlo – il distillato 100% Tepextate di Baltazar Cruz, sono alcuni dei ricordi più potenti, mentre l’Agua Sancta di Milano miscelava i tequila del portfolio Velier e La Punta di Roma raccontava il mezcal.
NO-LOW? SI, MA CON UN CONTRATTINO
Non c’è solo alta gradazione nei pensieri di Velier. Sì, perché i consumi di no e low alcol crescono e, specialmente in miscelazione, la componente analcolica gioca un ruolo indiscutibile all’interno di un drink. Così, dall’unione di pensiero di Luca Gargano, Paolo Dalla Mora (Engin) e la casa di spumanti Contratto, nasce Contrattino, bevanda a bassa gradazione, che sfrutta un colorante naturale come la carota viola, con basso contenuto zuccherino.
Da bere da sola o con l’aggiunta di Alta Langa Contratto. «L’idea è quella di tornare al classico ”Un per due”, l’aperitivo veneto prima del boom dello spritz – ha detto Dalla Mora – ma in questo caso con un prodotto dal colore naturale ideato a partire dalla ricetta storica del tonico di Contratto, per dare spazio a qualcosa di più vero nel mondo dei ready to drink».
NUOVI PRODOTTI IN CASA VELIER
Da Genova – terra d’origine dell’azienda d’importazione – alla Calabria, fino in Grecia, India e oltre. Sono diversi i nuovi arrivi nel catalogo Velier, concentrati soprattutto tra amari e gin. Si parte con Camatti, storico brand genovese, che con il suo amaro porta nel bicchiere un insieme di fiori, erbe e radici, tra cui mandorlo, china, menta piperita, genziana e arancio amaro. Dalla Calabria arriva invece l’amaro Rupes, originario di Roccella Ionica e prodotto da un’infusione di almeno 20 giorni di botaniche come liquirizia calabrese, finocchietto selvatico e foglie di alloro.
Viaggiano sempre sulle onde delle botaniche e, in particolar modo, di quelle selvatiche i Chinati Vergano. Questa piccola azienda a conduzione familiare è stata fondata da Mauro Vergano e da vent’anni produce vermouth, liquori e vini aromatizzati con metodo artigianale. L’accurata selezione dei vini fa il paio con la ricerca delle botaniche, raccolte per lo più raccolte attraverso il foraging sul territorio locale.
DAGLI INFUSI ALCOLICI AL GIN
La categoria degli infusi alcolici si completa con Roots, brand di Callicounis, azienda familiare fondata nel 1850 a Kalamata e una delle distillerie più longeve del paese. Sono diverse le referenze della linea, tra cui i liquori alla mastiha (tradizionale resina ottenuta dal lentisco dell’isola di Chios) o quelli a base di raki e botaniche delle isole Egee, poi i vermouth, che includono anche quelli analcolici.
Arriva invece dall’Asia il gin indiano Jiji prodotto dalla distilleria Peak Spirits, ai piedi dell’Himalaya. La famiglia proprietaria della distilleria è attiva nel settore dell’acciaio e ha costruito il sito produttivo in un luogo dedito all’agricoltura, vicino al Parco Nazionale.
Il ginepro viene raccolto a 2000 piedi di altezza e tutte le altre botaniche vengono reperite in loco. E presto arriverà anche il loro Single Malt whisky. Chiude le new entry un gin cinese distillato in Liaoning e ideato da Hubert Tse che, con alle spalle una lunga tradizione familiare nella produzione di spezie, ha pensato di diffondere la conoscenza delle botaniche cinesi attraverso il celebre distillato.
Il gin si chiama Porcelain (per gli occidentali, in cinese il nome cambia) ed è prodotto con ginepro della Mongolia, bacche di Goji, pepe del Sichuan, cardamomo, coriandolo, mandorle, nocciole, scorze d’arancia, limone e pompelmo, mandarino, rosa e 6 ingredienti segreti.
IMMENSO CAPOVILLA
Menzione finale – anche se è difficile lasciar fuori qualcosa dalla carrellata di incontri e assaggi di Velier Live – per Capovilla e per alcuni assaggi davvero indimenticabili che ci siamo regalati a fine manifestazione. Mentre il “Capo” discuteva animatamente di qualche frutto mai sentito prima, il nipote Alvise Ennas guidava le degustazioni.
Tra i calici i distillati di uva moscato giallo, amarene e pere Williams di montagna, ma soprattutto una pazzesca acquavite di albiccocca del Vesuvio e una grappa di Brunello di Montalcino dalle vinacce de il Paradiso di Manfredi. Nessun prigioniero.