/

Alcol free, la sfida made in Italy

Se dieci anni fa qualcuno di noi avesse ordinato un mocktail, molto probabilmente si sarebbe trovato di fronte all’espressione smarrita del barman o del cameriere, convinto che il cliente si fosse bevuto un po’ il cervello. Quel termine, allora già sdoganato negli Stati Uniti e anche nelle località turistiche più esotiche, in Europa era agli esordi: da noi si parlava di cocktail analcolico e spesso il risultato era così triste da indurre l’avventore a spostarsi verso un più comune Crodino.

Oggi i mocktail – la parola deriva dall’unione dei termini inglesi mock, che significa inganno, e cocktail appunto, per un bere miscelato che sembra alcolico ma non lo è – sono un riferimento di mercato, in pieno trend e in evoluzione non solo grazie alle ricette ideate dai bartender, ma anche per effetto della ricerca in atto sul versante ingredienti. Si parte ancora dai succhi di frutta, ma la differenza rispetto a un tempo si osserva nel lancio di linee sempre più evolute, dedicate al mondo alcol free, con la volontà di offrire al mercato uno stile italiano per questo settore. Non è solo questione di orgoglio nazionale, ma anche e soprattutto di potenzialità di crescita. Perché il mercato dei mocktail è in piena espansione.

Clicca qui e continua a leggere su S.A.M I Spirito Autoctono Magazine

 

Giornalista specializzato in economia della moda, del design e del food&beverage. Attualmente scrivo per Milano Finanza, Vogue Italia, Gambero Rosso, Gruppo Food, Corriere Vinicolo e altre testate italiane ed estere.

Potrebbero interessarti