World gin day

WORLD GIN DAY TRA STORIA, CURIOSITA’ E SPUNTI DI ASSAGGIO

Versatile, profumato, facile da produrre e – forse è la caratteristica più importante – da comprendere. Da qualche anno il gin è il distillato del momento e il protagonista di oggi, con il World Gin Day. Sebbene ovunque le etichette siano esplose – in Italia hanno già superato il migliaio – la produzione resta in crescita, tanto da trainare l’apertura di nuove microdistillerie (per approfondire, ecco l’articolo con i dati elaborati da Spirito Autoctono e Distillo). Dal bar al ristorante, dall’hotel al singolo evento privato, ormai sembra che tutti possano avere il proprio gin e produrre in piccoli (o piccolissimi) batch a costi accessibili non è più un problema (per darvi un’idea, ecco l’intervista che avevamo fatto a Mosaico Spirits).

Ma l’aspetto forse più bello di questo prodotto – quello che senz’altro più piace a noi di Spirito Autoctono – è la capacità del gin di farsi narrazione, grazie ai tanti grandi e piccoli distillatori che decidono di raccontare un territorio attraverso le sue botaniche o una storia rievocandone i profumi. Questa giornata vogliamo dedicarla soprattutto a loro, lanciando degli spunti, che speriamo possano stuzzicare la curiosità e la voglia di assaggiare sempre qualcosa di nuovo. E se non bastasse, prendete dalla libreria Spirito Autoctono La Guida e sfogliatela. Non ce l’avete ancora? Rimediamo subito, con l’indirizzo giusto.


World Gin Day


Gin, un po’ di storia in pillole

C’erano una volta i monaci Benedettini dell’Università Medica di Salerno, che distillavano col ginepro attorno all’anno 1000 e c’è chi coglie in questo un’origine italiana del distillato più pop del momento. Ma al di là delle rivendicazioni, l’unica grande certezza è che la storia del gin è squisitamente internazionale e lunga. Parte dalle preparazioni mediche a base di alcol e dalle proprietà curative attribuite al ginepro, per attraversare i tempi della Peste Nera, superare il Medioevo, lasciarsi utilizzare un po’ in tutta Europa. Poi, attorno alla metà del 1600, nei Paesi Bassi sbuca il genever, distillato da un fermentato di cereali e aromatizzato con erbe, spezie e – niente po’ po’ di meno che – ginepro. Durante la Guerra dei Trent’anni i soldati olandesi sono soliti berne un goccio prima di lanciarsi nella battaglia. No, non è l’equivalente della la pozione di Asterix e Obelix, ma gli alleati inglesi se ne innamorano e la bevanda diventa la preferita a corte. Così, in parallelo, si diffonde anche il genever dei “povery”, signore e signori, il gin.

La produzione in Inghilterra esplode e da qui alla cosiddetta Gin Craze è un attimo. Ma in quel caso non si tratta di una felice moda come quella di oggi, no. Il regno deve fare cassa per sostenere la guerra contro i francesi e una delle soluzioni è quella di incentivare la distillazione domestica, tassandola. Ovunque si vende e si beve gin, ma non è il gin di oggi, quello con le botaniche di territorio prodotto in distillerie tirate a lucido. È una schifezza tagliata con ingredienti tossici che porta alla morte migliaia di persone, generando un problema sociale. Per porre un freno serviranno i Gin Act, che ristabiliscono regole più ferree e alzano la tassazione.

Ma il gin non si ferma e, trascorso il momentaccio, prosegue la sua storia a bordo delle navi inglesi, verso le colonie e oltre. Il gin dei vip Oggi il gin non è più cosa da “povery” e un buon gin (uno dei tantissimi) è accessibile davvero a tutti. Anzi, i gin dei vip sono quelli letteralmente lanciati dai vip, che spesso creano assieme ai distillatori la propria etichetta o si prestano come testimonial per i produttori. Uno degli ultimi usciti – e che ha fatto molto chiacchierare – è il Gardener Gin, presentato da Brad Pitt al Festival di Cannes, ma c’è anche quello di Emma Watson, ispirato al vino Chablis, e ancora Ryan Reynolds con il suo Aviation, il Delola di J.Lo e tanti altri ancora (ecco qui un
articolo sul tema).


The Gardener Gin
The Gardener Gin

Tra i vip poi, non si può certo dimenticare la più importante e longeva di tutte, Queen Elizabeth II, che del distillato di ginepro era una grande estimatrice (ne abbiamo parlato in questo articolo).

La Gin Craze all’italiana

Oggi il gin parla moltissime lingue e, tra queste, la lingua italiana sembra calzargli a pennello. In Italia sono nate tantissime versioni di questo distillato (una guida generale alle tipologie di gin la trovate in questo e in questo articolo), spinte dalla semplicità di produzione e di utilizzo, ma anche – va detto – da un certo margine e infine, soprattutto negli ultimi anni, dalla passione di tanti giovani che, affidandosi a distillatori esperti o investendo nella propria microdistilleria, si sono lanciati nell’impresa. Si sta diffondendo uno stile italiano nel gin? Non possiamo dirlo con certezza, ma sicuramente delle caratteristiche ricorrenti ci sono. In parte si tratta di alcuni tratti aromatici che, in almeno una delle proprie etichette, ogni distillatore tende a inserire, come gli agrumi e le erbe tipiche della macchia mediterranea. Limoni di Sorrento, arance di Sicilia, rosmarino, timo, mentuccia, sono in gran parte ricorrenti accanto al ginepro e regalano distillati dai profumi affabili, perfetti per la stagione estiva.

Un altro tratto che si riscontra è invece sul piano qualitativo e dipende da una variabile importante: abbiamo dei buoni distillatori. Che producano per le proprie etichette o conto terzi, attenzione e professionalità non mancano (in questo articolo alcune voci sul tema gin e conto terzi dalla Fiera di Riva del Garda).

Una serie di gin da provare

Dall’estero o dalla penisola, dalle distillerie più giovani o da quelle storiche, ecco una serie di etichette da cui lasciarsi ispirare, non solo in questa giornata ma anche oltre. Si può partire ripercorrendo la storia, quella del genever di cui abbiamo parlato prima, con Gin N° 3, London Dry Gin che arriva direttamente dall’Olanda e che è firmato da Berry Bros. & Rudd, storico wine merchant e fornitore ufficiale della casa reale britannica (ne avevamo parlato in questo articolo). Da provare nel classico gin tonic oppure nel fresco St. James Spirtz, come proposto da Pallini (distributore italiano): 35ml No. 3 London Dry Gin, 15ml di cordiale ai fiori di sambuco, 125ml Prosecco, un rametto di rosmarino, uno spicchio di pompelmo rosa.


London dry Gin n.3.webp
London dry Gin n.3.webp

Per restare tra gli agrumi, Aqva di Gin di Bespoke Distillery è perfetto e mantiene nel bicchiere la promessa di limone, mandarino e arancia. Perché non provarlo per aggiungere un tocco di freschezza al Negroni o in un gin fizz. Agli amanti delle erbe officinali invece, proponiamo Acqueverdi Gin de La Valdôtaine, che unisce il ginepro alle erbe della montagna valdostana senza troppe smancerie. Per restare tra le erbe, ma scendendo di quota, si può provare Ilginus, balsamico gin nato a Montalcino, ai confini con la Maremma mentre, per spostarsi verso il mare un’idea può essere puntare verso le isole. Gentù Porto Cervo Dry Gin ad esempio parla di Sardegna attraverso timo, rosmarino e ginepro, perfetto per accompagnare il pasto nel gin tonic. In Sicilia ci si può lasciar ispirare dall’Etna interpretato attraverso le sue botaniche nel Ginacria, mentre tornando sulla penisola, meritano un assaggio i gin di Panegos & Co. (avevamo parlato della distilleria in questo articolo), sia il London Dry che il Navy Strength, “disonesti” da quanto sono buoni. Dici Navy strength e non si può non menzionare Aviogin, il Navy Strenght di Manifattura Italiana Spiriti, con quella nota pepata e quella splendida (e birichina) capacità di mascherare l’alta gradazione (un tour nella distilleria in questo articolo).

Ma è da provare anche il Ginepraio Amphora, ben riuscita interpretazione Navy di Levante Spirits, già celebre per il Ginepraio London Dry. Volete giocare di stravaganza? In estate il mare offre ottimi spunti e in Sicilia U’Mauru ha come botanica principale l’omonima alga, rara e dagli aromi intensi. Provatelo in un gin tonic, abbinato a ostriche o crudi di pesce. Ginterior invece vi trascina in un turbine di sensazioni di frutto, erbe e fiori. Abbondanza e classe.


Gin Ginuino
Gin Ginuino

Mentre in un gin il peperone crusco non ve lo aspettate, ma lo troverete perfettamente bilanciato in Ginuino. Se amate alla follia il cacao amaro, quello che proprio solo i nerd, allora Elephant Orange Cocoa Gin fa per voi: fave di cacao in versione liquida, alcolica e incolore (ecco un’informazione importante sul brand).

Un ottimo gin firmato da un hotel? Stilla del Four Seasons Hotel di Milano, balsamico, alpino e morbido al punto giusto. Firmato da un ristoratore? Gin Gian di Giancarlo Morelli. Quelle 19 botaniche sono scelte e bilanciate davvero bene (un approfondimento in questo articolo). Per finire, si è parlato di gin tonic, quindi forse una guida pratica sul tema vi fa comodo. Ecco quella che ci ha regalato Vanessa Piromallo.

Radici toscane tra Mugello e Chianti, adottata in Veneto tra ombre e bacari. Ha il naso sul vino da quando lo ha tolto dai libri (forse le cose si sono anche un po’ intrecciate…) e un passato tra voli intercontinentali, valigiate di bottiglie, Paesi asiatici e degustazioni. Diplomata Ais, approda alla comunicazione come ufficio stampa e poi nella redazione di VinoNews24.it. Viaggia, assaggia, scrive, ascolta molto e parla quando serve (svariate lingue).

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