Un amaro di altri tempi per un’idea di bancone alla Sergio Leone, nella proposta made in Puglia di Rimedi Ciarlatani
Se «venghino signori, venghino» è ciò che ricorda i ciarlatani dei western d’annata, oggi con Snake Oil andiamo alla scoperta proprio di queste storie. Tra tonici miracolosi – non sempre funzionanti – e medicinali al limite del truffaldino, Nicola Ruggiero, bartender pugliese e volto del brand Rimedi Ciarlatani, ha riportato in vita aneddoti grotteschi sotto forma di amaro. Con le sue ricette si riscrive la concezione del drink di fine pasto o, perché no, anche dell’aperitivo. In un ideale viaggio nel tempo siamo andati alla scoperta del perché Snake Oil val bene un tumbler.
Da Clark Stanley a Nicola Ruggiero
Come può il destino di un giovane bartender incrociarsi con quello di un ex cowboy di fine Ottocento? Proprio con gli snake oil, definibili erroneamente come panacee per tutti i mali. Questa è la premessa che ha incuriosito Nicola Ruggiero che dietro il bancone del Katiuscia a Giovinazzo ha iniziato a miscelare i suoi primi drink. Da sempre appassionato di quei liquori e distillati cosiddetti di nicchia, anche lui si è voluto mettere alla prova con un amaro che fosse perfetto per un drink.
«Sono andato alla ricerca di vecchie ricette farmaceutiche, quelle complesse per quantità di erbe e spezie presenti all’interno – racconta – Uno studio intrigante mi ha portato verso Snake Oil e la storia di Clark Stanley, un imbonitore dell’epoca. Ho deciso di partire proprio da lì per impostare il primo amaro. La sperimentazione della mia ricetta per infusione e distillazione è iniziata nel 2016, però a tempo perso, senza mai lavorarci con la giusta continuità. Inizialmente non ci ho investito tanto, ho pensato a una produzione contenuta, poi le cose sono andate diversamente».
Facciamo un piccolo passo indietro: chi era Clark Stanley? Un tipico imbonitore dell’epoca in grado di vendere proprio tutto, da idee a prodotti incredibili, come fanno ancora gli “snake oil salesman” dei nostri giorni. Fu lui a mutuare un’antica ricetta cinese con olio di serpente adatta per curare l’artrite, decisamente funzionante. Sulla questa base trasformò la formula originaria in un tonico curativo da bere a base di olio di serpenti certo, ma a sonagli, narrandone proprietà curative inesistenti. Nei suoi show itineranti mostrava come ogni malessere, grazie a questo prodotto, era in grado di sparire contro il pagamento di soli 50 centesimi dell’epoca per bottiglia, circa 20 dollari odierni. All’interno dello Stanley Snake’s Oil dell’olio di serpente a sonagli non c’era proprio traccia, al contrario si trovava una soluzione a base di olio minerale, trementina, grasso di manzo, peperoncino e canfora. Un mix quasi letale se usato a lungo andare.
Passarono solo pochi anni dall’inizio di questo commercio di successo quando venne a galla la truffa firmata Stanley. Con il Pure Food & Drugs Act del 1906 venne imposto il divieto di vendere rimedi spacciati per miracolosi, quindi anche lo Stanley Snake’s Oil ne fu colpito. Le indagini federali, intanto fecero luce sul tonico scoprendone la truffa degli ingredienti. Il tutto, però, fu ridimensionato. A Clark Stanley fu elevata un’irrisoria multa di quasi 500 dollari odierni con una fuorviante motivazione, cioè errata indicazione di ingredienti in etichetta. Le accuse non furono mai contestate dall’ormai noto “Rattle Snake King” (il serpente).
Ma lo Snake Oil di oggi quali segreti cela?
Per costruire lo Snake Oil, Nicola ha messo in campo un lavoro di ricerca non indifferente in fatto di botaniche e fino al 2020, anno in cui il primo Snake Oil fu pronto, ne sono passate di sperimentazioni. «Partito dagli ingredienti che hanno caratterizzato il tonico di Clark Stanley, quindi grasso di manzo, peperoncino, trementina, canfora, mi sono chiesto come sostituirli. Ho mantenuto la barra dritta sul risultato da raggiungere, cioè mantenere un gusto quasi medicinale in grado di sposare la filosofia dell’amaro all’italiana. La base è stata personalizzata sulla base dei sapori principali del farmaco Snake Oil, certo non ho mai pensato al grasso animale o alla trementina, ma neanche al peperoncino poiché instabile nella liquoristica. Per ritrovare la piccantezza tipica del peperoncino mi sono affidato allo zenzero e al pimento, il primo per il pizzicore e il secondo per l’aromaticità». A questo punto arrivano in soccorso 16 elementi che caratterizzano i profumi dello Snake Oil. Se subito colpisce l’inconfondibile genziana, dopo si fanno vivi i sentori di liquirizia, camomilla, chinino e altro, da scoprire al gusto. A non mancare è la predominante canfora, unico elemento mutuato dalla ricetta originale.
Se a crederci in questo ambizioso progetto all’inizio c’era solo Nicola, nel 2020, tra il primo e il secondo lockdown incombente, si è unito al progetto come marketing manager Alessandro Bruno. La sinergia ha portato le migliorie necessarie in fatto di packaging e storytelling, aumentando l’appeal del prodotto che urla epopea western da ogni dettaglio.
Esaltare Snake Oil al tumbler
Se lo Snake Oil nel vecchio west si beveva liscio per alleviare tutti i mali, oggi la formula firmata Rimedi Ciarlatani è versatile e decisamente più gustosa. Può essere destinata al sacro momento del fine pasto come elemento di pulizia per il palato, oppure diventare protagonista di una mixology ragionata, cosa su cui Nicola Ruggiero all’inizio aveva puntato «Da bartender la mia idea iniziale è stata creare qualcosa di adatto per la mixology, ma quando ho avuto tra le mani la prima campionatura ho constatato che Snake Oil è qualcosa in più di un semplice ingrediente, infatti lo paragonerei quasi al sale nella minestra. Si, perché sta bene su tutto, sia in purezza che all’interno di un long drink. Con i suoi 37.3 gradi garantisce una buona presenza e persistenza, in più la base aromatica è complessa, paragonabile quasi a quella dei centerbe. Si tratta a tutti gli effetti di un prodotto versatile da bere».
Si parla di amari-amari, quelli che non annoverano elementi dalla dolcezza estrema, senza la stucchevolezza a cui siamo stati abituati in passato. Snake Oil infatti, usa solo un minimo quantitativo di zucchero, l’indispensabile, per una ragione tecnica e Nicola lo spiega così «Lo zucchero esalta e fissa i profumi, ma il quantitativo è minimo in modo da non coprire il lavoro fatto con il mix di botaniche».
I Rimedi Ciarlatani “tirano”
Se Clark Stanley non ha più potuto vendere il suo tonico guadagnandosi il titolo di ciarlatano a tutti gli effetti, Rimedi Ciarlatani, oggi, con 10.000 bottiglie circa di Snake Oil prodotte viaggia non solo per la Puglia. Infatti è possibile trovare l’amaro in Campania, Basilicata, Umbria, Veneto e da poco lo si trova anche a Milano. L’attività di Nicola, però non si ferma e tra un drink e l’altro, va ancora alla ricerca di storie curiose da raccontare, sempre dal gusto bitter. Si può dire solo che in pentola bolle già qualcosa di nuovo pronto per stravolgere la mixology di Puglia e oltre.