Gin: in Italia costante ascesa nei consumi del fuori casa

Gin day 2023 spirito autoctono

Una ricerca di CGA by NIQ conferma il trend di crescita del Gin, un consumo sempre più consapevole fuori casa. Ristoranti e pizzeria i luoghi prediletti dai fan del distillato

“Ok ragazzi ordiniamo, tu cosa bevi?”. Spritz e Negroni in Italia vanno per la maggiore, mentre se si parla di bevuta liscia invece Rum, Whisky e Amari hanno un posto principe nel cuore degli italiani. Da qualche tempo, e soprattutto nell’ultimo anno, c’è però un comune denominatore che unisce queste due particolari liste: il Gin.

Un mercato, quello del gin, in costante fermento, con percentuali di crescita che, anche se rallentate da un andamento generale spirits altalenante, lo rendono ancora una categoria trainante per tutti gli spirits” afferma Luca Pirola, massimo esperto del settore e fondatore dell’evento The Gin Day. Evento che, alla 12^ edizione, si è confermato la più importante piattaforma di incontro e dialogo sul mercato gin con tutta la sua portanza in termini di trend e consumi.

Sul podio dei consumi

Messo sempre più alle spalle il luogo comune, un po’ fané, dell’ammazza fegati da discoteca anni ’80, il distillato di ginepro si sta ritagliando sempre di più un posto di spessore nel panorama del beverage, anche culturalmente. Ce lo racconta la nuova ricerca di CGA by NiQ, che ha scandagliato a fondo il potenziale di questo prodotto, che negli ultimi 5 anni ha letteralmente stregato i piccoli e grandi distillatori – anche – di casa nostra. 

Rapporto vendite Gin CGA

Il mercato, oramai è chiaro, è pronto: non solo il Gin con il suo 16% di scelte si posizione più in alto nella graduatoria delle preferenze rispetto a Rum (14%) e Whisky (12%), e abbastanza vicino agli Amari – 34%, qui la tradizione nostrana si fa sentire prepotentemente -, ma comincia anche a scalare la classifica dei drink più venduti. Spritz, Mojito e Campari Spritz sono, ça va sans dire, rispettivamente sui vari gradini del podio in ordine di importanza con l’Aperitivo a guidare la cordata, ma il Gin&Tonic, ed è questa una delle novità della ricerca CGA by Niq, è quarto.

Gin & Tonic, al quarto posto tra le preferenze

Una posizione importante, strettamente legata alle modalità di consumo del Gin&Tonic in chiave italiana: come aperitivo più che come after dinner, legato alla convivialità e non alla bevuta solitaria. “Per guadagnare posizioni – segnalano i commenti alla ricerca NiQ -, l’innovazione del servizio rappresenta il primo passo verso un’opportunità di crescita”, così come un ulteriore prospettiva di crescita importante si annida nella capacità trasversale del Gin&Tonic di stare a tavola e quindi di allinearsi “alla cultura italiana – si legge sempre nella ricerca – della ristorazione e dell’aperitivo”.

Ma come si sceglie un gin? Secondo il 25% dei consumatori sono decisive “le raccomandazioni dei baristi nel momento della scelta” soprattutto in locali non altamente specializzati, dove la clientela può essere varia e trasversale.

Reputazione del brand e servizio influenzano le scelte

Ulteriori fattori che influenzano la scelta sono la reputazione del brand, ritenuta fondamentale per il 49% dei consumatori, seguita poi dalla qualità complessiva del servizio, che si attesta a un 34%. In base alle tipologie di gin, invece, rimane salda la posizione nel mercato dei brand britannici, mentre un 52% degli italiani consuma gin aromatizzati. Dove si annida la maggior parte della produzione italiana artigianale. 

GinTonic perfect serve Spirito Autoctono

Quale che sia il gusto scelto – e nelle schede di degustazione di Spirito Autoctono trovate molti suggerimenti per una scelta consapevole -, la vera scoperta di questa ricerca è il cambio di abitudine nelle occasioni di consumo. Il 33% dei consumatori Italiani affermano che “lo ordina mentre trascorre momenti tranquilli”, il 30% “per il piacere dell’esperienza”, il 29% “per il suo sapore” e solo il 19% “nelle occasioni di socializzazione”.

In ristorante e in pizzeria si beve Gin & Tonic

Ed ecco spiegato l’exploit del settore ristorazione con il 78% degli italiani che ordina il gin nelle pizzerie – è d’altronde una delle bevande più adatte a digerire i lieviti ndr – e il 73% nei ristoranti, lasciando alle discoteche in eredità solo un 22% del totale. 

Le contaminazioni con l’ambiente gourmet, tra le poche tendenze in via di consolidamento, sono state discusse anche sul main stage del Gin Day dalla Direttrice di Mixer Planet – magazine di settore tra i più letti – Rossella De Stefano.

L’intervento ha visto la partecipazione di autorevoli esponenti del mondo della ristorazione e dell’accoglienza, che hanno confermato l’interesse e la crescita di attenzioni alle più contemporanee modalità di abbinamento. Il Gin Day è stata l’occasione per lanciare un nuovo progetto editoriale in collaborazione sempre con Mixerplanet, ovvero la prima classifica dei migliori gin sul mercato nazionale, scelti liberamente da circa 100 bartender italiani.

La ricerca CGA parla di una nuova rivoluzione legata al Gin in arrivo. Che forse è già qui. 


Cinquant'anni, padovana, eppure non è mai riuscita a farsi dare della gallina. Pur provandoci. Oggi vive a Marne-la-Vallée, alle porte di Parigi, e vive di traduzioni. Ogni tanto scrive.

Potrebbero interessarti