Finita la Negroni Week, da Carico a Milano è ancora tempo per provare la Negroni Room Experience, un percorso di immagini, luci e suoni tra piatti e cocktail da non perdere
A Milano ormai ogni settimana è una “week”. La Design Week, che qualche irriducibile vetero-brianzolo si ostina ancora a chiamare Salone del Mobile, le varie Fashion Week, tutte straordinariamente coincidenti con altrettante No Taxi Week, la Digital Week, la Music Week, la Green Week e infine, in previsione di quando il capoluogo lombardo completerà la sua trasformazione in un unico, immenso, Food District c’è la Wine Week e la Food Week. Sospettiamo inoltre che ci sia già chi è intenzionato a ribattezzare la settimana che porta al Capodanno come Last Week perché, si sa, l’inglese rende più cool qualsiasi cosa in Italia.
Per questo motivo quando ci hanno informato che stava per scattare la Negroni Week (18 – 24 Settembre) ci siamo agitati il minimo indispensabile, abbiamo sorvolato con aplomb meneghino sulle striscianti polemiche relative al sospetto accaparramento del leggendario cocktail da parte di Campari e ci siamo incuriositi di fronte all’invito di fare serata da Carico anzi, da Cà-ri-co, che è obiettivamente uno dei cocktail bar milanesi di cui si parla ultimamente più spesso e nel quale si ambisce, senza ovviamente ammetterlo, ad andare.
La serata si annunciava con un promettente, e pure un po’ altisonante, Negroni Room Experience. Ergo impossibile dire di no. Officiante davanti a un ristretto gruppo di giornalisti il carismatico Dom Carella e in cucina il ventottenne Leonardo D’Ingeo che si scoprirà più tardi essere stato da solo a gestire sette portate sette per otto commensali. Talento vero e da tenere d’occhio anche perché, abbiamo controllato, è dotato come tutti di due sole braccia.
A questo punto si dovrebbe aver capito che la serata prevedeva cocktail abbinati a piatti. Tema caldo del momento e fonte di non pochi dubbi per chi, come il sottoscritto, ritiene di aver brevettato il motto “il miglior abbinamento è quello che fai con te stesso”. Il che gli ha almeno fatto ottenere una cordiale pacca sulla spalla dal fantasma di Jacques de La Palice, noto ai più semplicemente come Lapalisse.
In una stanza inizialmente buia quasi come una dark room, le pareti hanno iniziato ad accendersi di rosso appena prima che il panico prendesse il sopravvento, la musica si è manifestata lentamente crescendo di volume rendendo quasi più densa l’atmosfera e si sono aperte le danze di quella che, a posteriori, possiamo considerare un’esperienza didattica e immersiva: didattica perché ogni cocktail riprendeva una tappa del percorso che ha portato alla nascita del Negroni e infine gettava uno sguardo sul futuro, immersiva perché immagini, suoni, profumi e gusto nel bicchiere e nel piatto si fondevano fino a creare un tutto unico che ci circondava e ci penetrava. In pratica facendoci sentire un po’ come Luke Skywalker quando Yoda gli rivela il segreto della “forza” che, appunto, “ci circonda, ci penetra, mantiene unita tutta la galassia”.
Ora non c’è stato bisogno di scomodare la galassia ma i “gamberi marinati, spuma di salsa cocktail con Campari, polvere di olive verdi e olio ai crostacei” abbinati a un Milano-Torino è stato un gran bel giro di valzer, elegante e delicato, i “vegetali preservati, pil pil di primizie e alici del Mediterraneo marinate in aceto di riso” con un Americano “aggiustato” con ruta e aneto un tocco forte al palato ben riequilibrato dal drink, e il “vitello, salsa tonnata, bottarga, erbe e aceto di lampone” è sembrato più buono dopo un sorso del Negroni in abbinamento.
Ma, almeno a mio avviso, il vertice e la conseguente vertigine si è avuta con la “pasta, porcini, tartufo e selvaggina” accompagnata da un Cardinale, con il tartufo a fare da splendido trait d’union. Strabiliante anche perché inaspettato. Prevedibile piacere invece per lo “scampo alla mugnaia e pan brioches” con un Negroni sbagliato, ma sbagliato nel senso che nel cocktail entravano in gioco anche le pesche, in salita il “filetto di manzo maturato, ribes e caffè” con un Negroni washed mirtilli, burro e mandorle e barbabietola e chiusura dolce come un bacio della buonanotte con la “mousse al cioccolato amaro, decotto di Negroni al peperone, latte di cocco” accompagnato da un Santo Negroni.
Ciò detto, trovo personalmente insulso raccontare ciò che il sottoscritto ha bevuto e mangiato se non fosse che c’è ancora tempo per fare questa esperienza che, allora, consiglio vivamente. Il costo, in tempi di “value for money” (sentite come suona più cool rispetto a rapporto qualità-prezzo?), merita di essere affrontato (90 euro), la prenotazione è obbligatoria (questo il link), l’esperienza davvero fuori dal comune.