Martini dry cover
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NESSUNO METTE IL DRY MARTINI IN UN ANGOLO

Da Spirito Autoctono Magazine #2 sei Dry Martini per altrettanti piatti scelti per “spezzare le catene” del semplice aperitivo

Nessuno può mettere baby in un angolo…” Si, cambiamo parole e filosofia, dalle mitiche Shaken, not stirred di James Bond a quelle di Johnny Castle, overture di una delle scene cinematografiche più emozionanti e travolgenti di tutti i tempi, a “Nessuno può mettere il Dry Martini in un angolo…” .

Cosa ha che fare Johnny Castle con il Martini? Tanto, credeteci. Relegato al ruolo di aperitivo, il Martini è come un caratterista nel cinema: si bravo eh, ma limitatamente a quella scena minore, e sempre la stessa. Mario Brega il romano ruspante, Harry Dean Stanton il dissociato e alienato americano medio, Tiberio Murgia il siciliano geloso. Il Martini, l’aperitivo pre-dinner! 

E se per alcuni degli attori citati, quella di interpretare un personaggio ad honorem per tutta la vita è stata la fortuna e in qualche modo l’unica forma di esprimere il proprio valore, per quanto concerne il Martini se la catena stretta non è stato un vero e proprio ostacolo, almeno per i suoi estimatori, certamente è stato un limite espressivo importante.

Un Martini, anzi, un Dry Martini, quando è fatto a modo, ha giurisdizione in qualsiasi momento della giornata. Freschezza, intensità alcolica e immediatezza, sono i tratti somatici che lo rendono unico quanto versatile. Con gli sci a piedi, o con questi ultimi nudi a Central Park, a pranzo in campagna o avvolti da una sera stellata in riva al mare, sei i Dry Martini, sei i piatti scelti per per spezzare le catene. “Nessuno può mettere il Dry Martini in un angolo…


S.A.M 2 cover

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Sardo per nascita, italiano per convinzione, battitore libero per natura. Giornalista e gastronomo, autore, ghost writer, avvocato mancato (per fortuna!) e cuoco mancato (ma c’è sempre tempo!). Vivo e “divoro” il mondo per passione prima che per professione. Quattro i punti deboli: le donne che bevono whisky, i cani, la Mamma e i “Paccheri alla Vittorio”. Poche cose mi irritano come “Gioco di consistenze”, rivisitazione, texture e splendida cornice! Un sogno nel cassetto: vedere “enogastronomia ” quale materia di studio nella scuola dell’obbligo… chissà, magari un giorno!

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