Libro e drink Le Vergini
/

UN COCKTAIL BIANCO PER LE VERGINI

Il libro Le Vergini. Nebbie ed enigmi, tra un giallo di Alex Michaelides e un drink di montagna

Durante la lettura di un intrigante giallo ambientato a Cambridge ci siamo imbattuti in un signature drink d’alta montagna. Il romanzo è di uno scrittore greco, Alex Michaelides, e s’intitola “Le vergini” (Einaudi Editore, 2021, 18,50 euro). Il finale non lo spoileriamo, ma vi assicuriamo che è alquanto imprevedibile. O meglio profondamente tragico. Tragico con l’iniziale maiuscola, non solo perché il maggiore indiziato è un brillante professore di letteratura greca a Cambridge, Edward Fosca, che si circonda di un gruppetto di studentesse che ha soprannominato “Le vergini”, appunto. Ma anche la protagonista, Mariana, psicoterapeuta, che indaga quasi in segreto su diversi omicidi, sta a sua volta ancora elaborando un tragico lutto, quale la perdita del marito.

Non anticipaimo ancora neppure il drink, ma sappiate che proprio come accade nei gialli riprende nel suo titolo insieme con l’outfit candido delle vergini, la nebbia nella quale si ritrova a indagare chiunque per gran parte dei romanzi gialli, accecato o accecata sovente da falsi indizi. Che appaiono evidenti, ma non lo sono per niente.

L’autore, Alex Michaelides, è anche l’autore del bestseller “La paziente silenziosa”. È nato a Cipro, ma conosce bene Cambridge, perché ha studiato lì all’università. E si capisce anche che se ne intende molto di psicologia. È stato sceneggiatore di film quali “Coppia diabolica”, con Rosamund Pike e Lena Olin e “La truffa è servita”, con Uma Thurman e Tim Roth. Ok, non sono veri e propri capolavori, ma vanno giù come un gustoso long drink. Il suo giallo comunque ha una costruzione perfetta, stile page-turner, ed è diviso in brevi capitoli, che da un lato accelerano la lettura, dall’altro consentono di riprendere il libro in qualsivoglia momento senza perdere il filo della trama.


La copertina de Le Vergini
La copertina de “Le Vergini”

Come nella stragrande maggioranza dei romanzi gialli e dei thriller, ogni personaggio nasconde qualcosa. Nessuno è avvolto da una candida innocenza. Ne “Le Vergini” non esistono vergini vere e proprie, ma un coro di personaggi e maschere ognuno con la sua colpa e cecità. Navigano a vista, seguendo desideri, ambizioni e pulsioni. Come incontri amorosi in un antico cimitero. O la protagonista combattuta tra il proprio lutto e l’attrazione per un giovane studente. Nella nebbia della vita, sembra dirci Alex Michaelides, si naviga a vista, mossi dalle onde del destino. I gialli non sono poi così superficiali.

Il cocktail, consigliato all day

Il bar manager del ristorante e lounge bar di Gressoney La Trinitè Castore & Polluce lo ha battezzato “White Out”. Il bianco fuori, perché è davvero un drink d’alta montagna e insieme sofisticato. Richiama appunto tutte quante quelle condizioni in cui ci sembra di annaspare nella nebbia più fitta. L’espressione Whiteout (scritto tutto attaccato), la ritroviamo anche in un thriller a strisce del 1999 scritto da Greg Rucka e disegnato da Steve Lieber. Il fumetto – agghiacciante – è stato anche trasposto in un film diretto nel 2009 da Dominic Sena con Kate Beckinsale. Ma il film, ironia della sorte, ha avuto meno successo dell’albo illustrato.


Locandina del film e copertina del fumetto “Whiteout”


Eppure White Out è un cocktail di grande freschezza e piacevolezza. Una combinazione davvero rara d’ingredienti. Come vedremo tutti autoctoni!

White Out e non guadarti indietro by Paolo Viganò

Ingredienti

  • Gin Glacialis
  • Génepy IGP Artemisia Blanc di St. Roch
  • Sciroppo al Génepy di SciRoppi della Valle d’Aosta
  • Affumicatura con bacche di Ginepro limone

    Proprio montagna vera. Ogni ingrediente è una gustosa cima da scalare. Ma occhio a chi incontrate lungo il sentiero. Gin Glacialis è ottenuto da Ginepro Valdostano al 100% raccolto a mano sulle Alpi tra i 1.500 e i 2.400 metri di altitudine. Insomma là dove brucano anche gli stambecchi, i camosci e dove dimorano e fischiano le marmotte. Anche le piante di artemisia, con le quali si produce il Génepy crescono spontanee ai limiti dei ghiacciai. In entrambi i casi le botaniche di montagna traducono nei distillati un bouquet davvero unico.

    Il cocktail White Out è quindi quasi un invito a compiere un’escursione avventurosa in montagna, ma anche una lunga conversazione su trame e fatti della vita, tra un sorso e l’altro. Perché è un drink che si beve e si gusta lentamente. Un drink che invita alla convivialità e alle chiacchiere. Complici il Gin e il Génepy.

Potrebbero interessarti