Distilleria Giovi, la famiglia La Fauci

Distilleria Giovi, quarant’anni di storia nel segno dell’artigianalità

La realtà siciliana creata dal Mastro Distillatore Giovanni La Fauci, è da sempre impegnata nella valorizzazione delle materie prime locali. Dar vita a distillati unici il primo obiettivo

Quarantotto chili di mele: può sembrare l’inizio di un problema di matematica da risolvere alle scuole elementari o medie. Invece questa volta rappresentano il punto di partenza di una storia che unisce artigianalità e passione. Perché è grazie a quelle mele, che il Mastro Distillatore Giovanni La Fauci, ha trasformato in lavoro quello che inizialmente era un interesse rivolto alla chimica. E che nel breve volgere di poco tempo è diventato un forte legame con il mondo della distillazione.

Non rinunciare mai alla continua ricerca della qualità. Non rinunciare mai alla cura e all’amore con cui si è, fin dall’inizio, dedicato a questo lavoro. Questi gli intenti di Giovanni quando ha dato vita nel 1987 a Valdina, nel messinese, alla Distilleria Giovi. Una realtà oggi apprezzata per l’altissima qualità dei suoi prodotti e per una filosofia che punta su materie prime selezionate che provengono solo dalle migliori cantine del panorama vitivinicolo siciliano, a partire dalla frutta coltivata sulle pendici dell’Etna.

alambicco delle distillerie Giovi
Un particolare dell’alambicco delle Distillerie Giovi – Ph Credit Giovi

L’alambico alimentato a legna, uno dei segreti

I nostri distillati riproducono integralmente ed armonicamente le caratteristiche della materia prima utilizzata, esaltandone al massimo i profumi e la gradevolezza aromatica.” sottolinea Giuseppe La Fauci.

“L’alambicco discontinuo utilizzato per la lavorazione, un antico “Zadra”, è stato modificato in alcune sue parti, per essere adattato alle esigenze di una distillazione molto lenta alimentata a legna. Ma tutto parte ancora prima, dai nostri vigneti, grazie ai quali produciamo le quattro etichette di vino, che si trovano nel Comune di Randazzo, nelle contrade Allegracore, Passopisciaro e Pirao. Sono esposti al Nord, a circa 700/950 metri sul livello del mare su un terreno vulcanico alle pendici dell’Etna. Seguiamo di persona l’intero processo produttivo, dalla cura della vigna, coltivata in modo naturale senza l’ausilio di prodotti chimici, fino all’affinamento in bottiglia” chiosa il figlio di Giovanni, oggi impegnato in azienda, con la mamma Mariella e il fratello Rocco, con il compito di innovare, nel rispetto delle antiche regole della distillazione.

La famiglia La Fauci
Il Mastro Distillatore Giovanni La Fauci e i figli – Ph Credit Giovi

Una storia, quella distilleria, iniziata in un modo davvero incredibile: “All’età di 14 anni mio padre ricevette in regalo il Piccolo Chimico e grazie ai racconti del nonno, relativi all’abitudine che aveva in guerra di scaldare il vino distillandolo per berlo il mattino seguente, è nata in lui la voglia di sperimentare, modificando delle pentole di rame e utilizzando del vino trovato in casa. Da quei tentativi sono passati tanti anni ma l’approccio originale, personale e artigianale è ancora quella della prima volta. Oggi mio padre è fondamentalmente un costruttore di alambicchi, ma proviene da una famiglia di operai, gente che ha trascorso la vita accanto alle fornaci da mattoni, e quindi il fuoco è sempre stato presente nella sua vita” aggiunge Giuseppe.

whisky single malt una storia italiana

Whisky single malt, una storia italiana


di Marco Zucchetti

Quando Veronelli incontrò la distilleria Giovi

Dai primi tentativi con le vinacce di Carlo Hauner a Lipari, distillate per hobby, tante cose sono cambiate: la distillazione della Malvasia per ottenere la grappa è una pietra miliare nella storia di Giovi. Quel prodotto giunse a Veronelli che fece da divulgatore di quell’approccio rendendo Giovanni La Fauci il distillatore per eccellenza del meridione.

Vodka e Gin della Distilleria Giovi
La Vodka e il Gin della Distilleria Giovi – ph credit Giovi

Un alambicco, acquistato in Trentino e modificato in Sicilia, diviene lo strumento per dar vita al marchio Giovi. Il logo è un trapezio che rappresenta l’Etna, i cui prodotti sono protagonisti dei distillati di La Fauci. Oggi in azienda tutto ha un aspetto più rustico. Dagli alambicchi costruiti a mano alle procedure applicate dopo aver osservato di persona la produzione di distillati in Messico.

La Fauci, il distillatore del meridione

Ci sono due caldaie alimentate a legna per distillazioni particolarmente lente: le radici di ulivo e di quercia per il cuore, per ottenere calore e non fiamma; il faggio, più asciutto, nelle teste per una fiamma vivace. Il tutto lavorando una materia prima impeccabile, succosa per avere in primis grappa e acquavite di qualità, per passare poi alla produzione della vodka.

Il risultato di tale filosofia? Spirits sempre secchi, lavorati senza aggiunta di zuccheri o glicerina. Che nonostante siano dry al 100%, hanno sempre una nota morbida e rotonda, tipica delle cose fatte in casa. La grappa ad esempio si riconosce per la sua inusuale dolcezza, ma anche per la piena fragranza e l’equilibrio al palato. Dal 2019 Giovi ha iniziato a cimentarsi nella produzione del primo Gin London Dry siciliano, un distillato molto secco ma al tempo stesso aromatico, con una nota agrumata e resinosa.

Santa Spina distillato di pala di fico d'india
Santa Spina distillato di pala di fico d’india Distilleria Giovi – Ph credit Giovi

Giovi e la sua piantagione di canna da zucchero

La famiglia La Fauci è però sempre in movimento, e tante sono le novità recenti che hanno permesso di ampliare la gamma di prodotti. A partire dal Rum: oggi l’azienda può contare su una propria piantagione di canna da zucchero. E dopo aver lanciato 3 anni fa Avola Rum, a breve sarà disponibile il primo rum 100% siciliano, nelle versioni bianco e invecchiato. Senza melassa né zucchero.

C’è però una ulteriore novità: assieme ad un socio ho dato vita a un nuovo brand, Santaspina. Ovvero, l’alternativa mediterranea al mezcal. Parliamo di un 100% distillato di pala di fico d’india disponibile in tre versioni. Riposata, con l’unione tra le note verdi ed erbacee del fico che si intrecciano con quelle donate dal legno, conferendo maggiore complessità a un distillato che può essere apprezzato da solo o miscelato; Cruda, nel quale le note verdi ed erbacee sono bilanciate dalla morbidezza dell’alcool; infine Fumigata, caratterizzato da una leggera affumicatura che ammorbidisce il prodotto, dando vita a un distillato ricco di sapori e profumi perfettamente equilibrati”.

Classe 1975, napoletano di nascita, romano d’adozione. Laureato in statistica, giornalista e critico enogastronomico, collabora con varie testate nazionali (Forbes, Cook_inc., Italia Squisita, Gruppo Food) e con alcune guide di riferimento (L’Espresso). Appassionato di cucina, non disdegna metter le mani in pasta anche se preferisce assaggiare pizze e dessert. Sulla sua tavola non manca mai il vino ma se si sposta sul divano il calice lascia il posto ad un cocktail.

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