Simenon e “La Prigione”. Delitti, tradimenti e drink

L’ultimo romanzo dello scrittore belga George Simenon, edito da Adelphi, è una moderna tragedia greca carica di spirits nella Parigi degli anni Sessanta

Georges Simenon è stato probabilmente lo scrittore più prolifico al mondo, se contiamo i polizieschi della serie dedicata al commissario Maigret, i reportage giornalistici e le decine di romanzi cosiddetti “duri” che sono la parte migliore di tutta la sua produzione. L’editore Adelphi ne ha pubblicati sessantadue, incluso l’ultimo edito, “La Prigione”. Quest’ultimo è di sole 170 pagine, ma è un condensato dei temi più cari allo scrittore.

La vita di un uomo che viene travolta all’improvviso da un accidente imprevisto e irreparabile; il sesso; l’amore… e il tutto è sovente ritmato da frequenti bevute. Whisky, birra, Calvados, vino, Armagnac. I suoi protagonisti maschili sono dei gran bevitori, come il giovane Alain Poitaud, editore e direttore di una rivista di successo, una sorta di tabloid con tanti piccanti pettegolezzi.


Georges Simenon scrittore belga inventore del personaggio di Jules Maigret, commissario di polizia francese
Georges Simenon, lo scrittore belga inventore del personaggio di Jules Maigret, commissario di polizia francese

Un giorno il protagonista scopre che la moglie è stata arrestata per l’omicidio della propria sorella. Come Caino e Abele al femminile. Ed è rea confessa. Eppure lui l’ha sempre appellata con un tenero nomignolo, “Micetta”. La donna, dopo aver tollerato per lungo tempo i tradimenti del marito, esplode. Si tratta forse di una sorta di punizione per “interposta vittima”, la cognata di lui.

Il vantaggio di reggere bene l’alcool

«Alain Poitaud, a trentadue anni, impiegò poche ore, forse pochi minuti, per cessare di essere l’uomo che era stato fino a quel momento e diventare un altro». E quando ricevi certe notizie non può non riaffiorare il passato: «la verità era che la sera in cui le aveva parlato di matrimonio era sbronzo» – ricorda. Poi, evidentemente, Alain diventa un bevitore forte ma capace, infatti ci dice di reggere bene l’alcol. «Beveva parecchio, anche Micetta. In generale tutti i loro amici e i suoi collaboratori bevevano. Lui almeno aveva il vantaggio di reggere bene l’alcol…».

Ma sostenere quella notizia non era mica facile. «A meno di prendersi una solenne sbronza, non sarebbe riuscito ad addormentarsi e non gli piacevano per niente il genere di pensieri che gli passavano per la testa».



La trama di Simenon, quindi, sviluppata quasi nella forma di una indagine, è cadenzata dal vagabondare del protagonista da una brasserie all’altra e dai ricordi di donne passate e presenti con le quali era stato e continuava ad andare a letto.

George Simenon, La Prigione

Un’altra citazione: «Quando si posò sui suoi occhi, lo sguardo di Alain conteneva una domanda che lei afferrò al volo, come quando un barista capisce che deve riempire i bicchieri. Scoppiò a ridere. Non serviva rispondere. “Preferisce che mi spogli?”». L’ultima amante del protagonista è una donna delle pulizie appena assunta. Qui c’è un elemento autobiografico, perché Simenon, noto sex addicted, sovente imbastiva tresche erotiche con le domestiche. Lo racconta lui stesso nelle sue memorie.

Un cocktail ispirato

Questo romanzo mi ha fatto dunque immaginare una persona che consumando un cocktail si confida, seduto al bancone una notte, a un barman. Ho quindi chiesto al giovane, ma esperto barman, Daniel Jonathan Selby, trasferitosi dal Connaught di Londra al Giardino Cordusio di Milano, inaugurato di recente, di improvvisare per Spirito Autoctono un drink all’altezza della storia di Simenon.

La ricetta di Daniel Jonathan Selby
  • 50 ml di Citadelle Gin De France;
  • 10 ml di Vermouth Mancino secco;
  • Drop di Whisky Laphroaig 10 YO;
  • Scorzetta di limone

Ecco un delizioso twist del Martini Cocktail, a cui nel nuovo locale è dedicato sul bancone uno spazio, chiamato addirittura “Tempio del Martini”. E pertanto ci è sembrato una buona idea unire l’ossessione per il whisky del protagonista del romanzo con la devozione per il Martini Cocktail, interpretato in diverse declinazioni dal team del locale milanese. Nel finale del romanzo senza rivelare altro Alain attraversa Parigi nella notte facendo tappa in tutti i locali aperti e ordina sempre un doppio scotch. Così magari una tragedia, diventa lieta.

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