Manhattan cocktail bar cover
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SINGAPORE IN DIECI INDIRIZZI DOVE BERE BENE

Con Tommaso Cecca nella Città del Leone: The World’s 50 Best, buoni suggerimenti per conoscere la movida locale

Premiazioni a parte, gli World’50 Best rappresentano sempre una valida occasione per viaggiare, provare, conoscere e nel caso specifico – la World’s 50 Best Bars- sedere ai banconi dei numerosi cocktail bar della Città del Leone.

Con un eccezionale “compagno di bevute”, Tommaso Cecca, anche quest’anno in classica alla posizione numero 85 con Camparino in Galleria, abbiamo colto questa occasione. Certo, a Singapore i locali accoglienti e degni della nostra ridotta classifica sarebbero molti di più, ma riuscire a visitare i dieci indirizzi che seguono è già un buon risultato.


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«A Singapore, città interessantissima per varie ragioni, la cocktailerie si compone di due mondi, due precise connotazioni: quella degli indipendent street bar e quella degli hotel più esclusivi o di heritage incredibile» commenta Tommaso Cecca.

Effettivamente Singapore si dimostra essere un incubatore e sviluppatore di nuovi progetti, anche molto importanti, aiutati da una potenza economica senza pari qui presente. Ma investitori a parte, numerosi sono i bartender (tutti giovani o giovanissimi anche negli hotel più prestigiosi) di talento, motivati e con delle idee da mettere in gioco. Con queste premesse, ecco le dieci strutture che ci hanno accolto in questo breve viaggio.

Republic Bar

All’interno del Ritz-Carlton Millenia Singapore, il Republic Bar rappresenta una vera e propria destinazione in città. Accomodatevi al bancone quadrato in legno naturale, dai toni scuri e consentite ai barmen capeggiati da un valoroso Jan Martin Villareal, di condividere le storie riguardo il decennio degli anni ‘60 a cui la proposta si ispira: cocktail che parlano di rivoluzione culturale e sociale, icone e leggende della musica rock, cinema e jet set internazionale. «Ambiente incredibile e sofisticato con richiami ai bei tempi che furono ma non eccessivamente formale, cocktails e proposta food eccellenti, tendenti al “piacione” ma gli anni di lavoro e lo stile sono sempre gli stessi», commenta Cecca. Provate il Mondrian con Stranger & Sons Gin, Rinomato, cannella, mela, agrumi, albume d’uovo. Per noi è un bar da 8.5.


Republic Bar

Kakure

Kakure, che in giapponese significa essere presente (nella forma) ma assente (alla vista), si nasconde al secondo piano di un bungalow bianco e nero dietro una porta discreta che può essere sbloccata solo con un codice chiave segreto. Fondato nel 2021 dal barman giapponese Kazuhiro Chii, meglio conosciuto come “Chii-san”, raggruppa precisione, tecnica e rispetto attraverso cocktail classici e qualche viaggio sobrio dell’uomo che arriva dal Chrysler Ocean Bar di Yokohama, uno dei bar più storici del Giappone risalente al 1950. «Ovviamente di ispirazione giapponese e tendenza su cocktail classici – e loro reinterpretazioni svolte con devozione tutta nipponica -, l’atmosfera è incredibile, i cocktail semplicemente perfetti e i dettagli curatissimi, questo è il bar che tutti vorrebbero. Lo spettacolo che offre Chii-san lavorando vale il viaggio». 

Da provare il signature Black Storm Highball con whisky, soda e pepe nero, servito nel cristallo di Kagami Crystal, un volta fornitore della famiglia imperiale giapponese. Voto 9.5.


Kazuhiro Chii del Kakure

Long Bar

Lo storico Long Bar all’interno della mirifico Raffles Hotel, è il luogo in cui fu preparato per la prima volta, nel 1915, il Singapore Sling, considerato il drink nazionale. 

«Ambiente unico e cocktail che non superano più di tanto la preparazione del drink di bandiera ma devo ammettere che era eccellente!», afferma Cecca. Dall’arredamento ricco di oggetti e legno originale, questo bar a due piani è ispirato alla vita malese degli anni ‘20 e tutto, soprattutto il lungo bancone, trasporta in una piantagione tropicale. Il menu propone cocktail classici e in linea con l’atmosfera rilassata, tra le caratteristiche quella di gettare sul pavimento i gusci degli arachidi, come era costume fare una volta. «Difficile immaginare di poter dare un voto, siamo però molto vicini al concetto del Camparino, per cui mi ci sono molto ritrovato», conclude. Per il sottoscritto è da 7.5.


Il bancone del Long Bar

Native

Nelle mani del valoroso Vijay Mudaliar, è qui che ha avuto inizio il suo percorso professionale, il Native è oggi una fucina sperimentazioni e fermentazioni in un laboratorio dedicato. Approccio totalmente sostenibile per un locale che al piano terra offre anche piatti di ricette tipiche. «Si beve benissimo, lui ha del genio, devo ammettere che cocktails e ambiente sono corretti, forse si perdono un pò nella confusione ma comunque questo è un bar è da 7.5». Da provare il cocktail Ants con formiche distillate, lemongrass gin, basilico e yougurt di cocco.


Native cocktail bar Singapore
Native cocktail bar

Analogue Initiative

«Una bellissima esperienza, il messaggio passa tutto ed è orientato ad un nuovo environment ormai necessario; nonostante ciò è tutto delizioso e lui carinissimo, si sono persi qualche dettaglio nell’operatività ma è un bar da 8», il commento di Cecca al secondo bar di Vijay Mudaliar. Nell’Analogue Initiative si sta compiendo un lavoro formidabile e virtuoso attorno al concetto di sostenibilità nel bar, come il recente progetto di un bancone completamente realizzato con plastica riciclata e stampato in 3D. Vijay ad oggi fa da capofila ad una corrente di pensiero di bartender colti e rispettosi nel mondo in cui viviamo. Da assaggiare il Carob con distillato di carruba, nettare di cocco, menta e semi tostati di zucca.


Analogue Initiative Singapore
Analogue Initiative

MO Bar 

Il MO Bar è al terzo livello dell’hotel Mandarin Oriental ed accoglie sempre con tutto il suo classicismo, diventando negli anni esempio di accoglienza e savoir faire. Dotato di una meravigliosa vista su Marina Bay, questo bar d’hotel mantiene lo spirito di un laboratorio di cocktail indipendente e allo stesso tempo riesce ad offrire un servizio impeccabile in pieno stile Mandarin. Gli ospiti possono scegliere da un menù che non riporta gli ingredienti se non sensazioni e sapori. «Qui devo ammettere che hanno fatto un’operazione incredibile, bravissimi ma il bar è già pluridecorato, i loro cocktails sono eccezionali, forse l’ambiente e il servizio sono un pò ingessati, si vede che manca una figura italiana…resta comunque un bar da 8.5». Da provare l’Eden con una sorpresa piccante.


MO Bar Singapore
MO Bar

Jigger & Pony

Pluripremiato e nel gruppo dei bar “giusti” da frequentare in città, compiuti ormai i primi dieci anni, il Jigger & Pony ammalia per qualità costante e per le buone energie. Il menu, nel formato di un magazine, utilizza tecniche moderne e attenzione al dettaglio per mantenere i drink all’apparenza classici ma sempre interessanti attraverso un gioco di sensazioni e formule che attivano anche i palati dei nuovi consumatori che si affacciano a questo mondo. Insomma tanta tecnica ma per tutti. «É l’esercizio dei sogni, sempre casual chic, sempre valido e costante ed è merito del genio di Indra Kantono che è davvero sempre sul pezzo», voto 9. Chi non è mai stato qui deve assolutamente provare lo Yuzu Whiskey Sour, il drink che ha reso famoso il Jigger & Pony a Singapore.


Singapore Jigger & Pony
Jigger & Pony

Anti:Dote

In linea con il nome, Anti:Dote ripropone un concetto di miscelazione basato su una selezione di ricette non convenzionali abilmente mascherate da “panacee”, traendo ispirazione da rimedi antichi e moderni di tutto il mondo. Siamo al piano terra del Fairmont Hotel e l’head mixologist Kingston Chin, insieme ad una giovanissima squadra, diverte tanto i clienti dell’albergo quanto i tanti che arrivano qui appositamente per bere drink facili in un’ampia sala con divani, alte sedute e bancone (consigliato). «Non ho sognato nell’Antidote, i ragazzi sono giovani e appassionati, sicuramente volenterosi e da poco hanno in mano il bar di questo hotel ma è stata un’esperienza abbastanza standard, per me è sufficienza da 6». Chi scrive è più generoso perché ha effettuato una visita in più e colto ulteriori sfumature come la piacevolezza del cocktail Ancient Love Affair a base di gin e kombucha, voto 7.


Singapore Anti:Dote
Anti:Dote

Atlas 

Immortale e spettacolare, così potente da distogliere l’attenzione costantemente a chiunque. L’Atlas bar è capace di appagare la vista con la sua torre da oltre mille gin e il palato grazie alle preparazioni della giovanissima barlady Lidiyanah K, meglio conosciuta come Yana Banana, al servizio della famiglia Hwang, e sempre a lavoro per la creazione di nuove drink list che valgono la visita ripetuta. «Devo ammettere che per la vastità dell’offerta fanno davvero un eccellente lavoro, i cocktails bevuti erano impeccabili. Voto 8, forse il contenuto si diluisce leggermente nell’enorme scatola ma loro si impegnano molto lo stesso e sono bravissimi. Un luogo che ha dell’unicità». Da provare i diversi Martini Cocktail, voto 9.


Singapore Atlas
Atlas

Manhattan

Aperto nel 2014 nell’Hotel Conrad, si è da subito posto l’obiettivo di evocare l’immagine dell’età dell’oro dei cocktail e combinarla con l’esperienza dell’ospite che dev’essere sempre impeccabile. Miglior Bar in Asia nel 2017 e nel 2018, il Manhattan (in copertina) accoglie nella sua sala dai toni caldi, il glamour del Vecchio Mondo e il comfort contemporaneo del lusso attraverso poltrone in velluto, ricchi tendaggi e tavoli in mogano. Situazione perfetta per assaggiare oltre 150 rari whisky americani o un Negroni invecchiato con metodo solera prodotto nella “rickhouse” (Rockefeller room) interna del bar, la prima per qualsiasi hotel al mondo. Al timone Rusty Cerven che convince con alcuni cocktail unici invecchiati in botte come il Cigarette Break, ispirato al compianto Anthony Bourdain, a base di nocciola e liquore al caffè espresso, cocco tostato, whisky, limone e albume. «I cocktails si perdono forse un pò così come il servizio, però nel complesso è innegabilmente una buona esperienza, per me vale un 7.5», commenta Tommaso Cecca.

Giornalista nato in Abruzzo e vissuto a Chieti finchè non ha ricevuto la “chiamata”: subito dopo il diploma infatti, comincia il percorso nell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che lo ha poi portato a ciò che è oggi, un gastronomo. Specializzato nella cucina (e non solo) dell’America Latina, vive a Milano e conduce il suo programma televisivo “Mangio Tutto Tranne” su Gambero Rosso Channel.

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