- Hotel di lusso, clientela internazionale, interni sofisticati. Al bancone, gli ospiti trascorrono qualche ora tra un aperitivo business e un dopocena rilassato. Cosa bevono? La risposta più immediata guarda alla mixology – con un Martini o un Gin&Tonic sorridente per l’aperitivo, un Negroni o un Old Fashioned (e magari un altro paio di Martini, per gli adepti) in tarda serata. Ma è davvero tutta giocata sulla miscelazione l’esperienza drink in hotel? In realtà gli spirits in purezza sono ancora un must, soprattutto per gli affezionati all’esperienza piena e forse più matura. E le voci di bar manager e bartender dagli hotel italiani sembrano allineate su due focus: i tradizionali whisky e rum da una parte, gli emergenti Tequila e Mezcal dall’altra. Le grappe alzano invece la voce in area alpina, gli amari fanno capolino in sorsi rilassanti per il dopocena. L’attenzione poi allo spirito autoctono è, talvolta, determinante.
Spirito autoctono, per gli spirits è una questione di cultura
«Il consumo di spirits lisci negli hotel – evidenzia Andrea De Lucia, bar manager del Tacco11 all’interno dell’hotel J44 a Jesolo – è per la maggior parte influenzato da due fattori: le abitudini enogastronomiche degli ospiti e la cultura del consumo nei paesi d’origine, ma anche la spinta a scoprire la cultura e la storia del luogo in cui si va in vacanza anche attraverso i prodotti della distillazione e della liquoristica. Di conseguenza l’ospite si fa trasportare da quello che un luogo offre tra cibo e bevande». Ecco che De Lucia compila uno schema piuttosto preciso: per gli americani tequila, mezcal e whiskey americano, per i francesi cognac, scotch, whisky giapponese e rum agricole, per gli italiani gin, amari, liquori, rum e grappa, per gli spagnoli gin e brandy, per i tedeschi cachaca, whisky e grappa. «Tra i distillati italiani più consumati ci sono ovviamente i distillati di base vitivinicola – chiosa il bar manager – dato che, come maggior produttore di vino al mondo, tendiamo per cultura ad utilizzare e bere grappe e brandy. Da non sottovalutare anche il consumo di amari e liquori, che impattano molto in quanto siamo (insieme alla Francia) i maggiori produttori di qualità e quantità». Per quanto riguarda il servizio, grappa e brandy vengono richiesti maggiormente lisci, mentre amari e liquori refrigerati o con ghiaccio.
Whisky e agave in testa tra gli spirits
«Gli spirits più richiesti al Doping Bar – conferma la general manager di Aethos Milan – sono il whisky, nello specifico lo scotch e quello giapponese, e i distillati a base di agave, ovvero tequila e mezcal». Un trend confermato da Alessandro Sironi, ceo di Filario Hotel & Residences sul lago di Como, che aggiunge alla lista anche brandy e grappa. «Serviamo spesso, lisci o con ghiaccio, anche spiriti italiani – riferisce – nello specifico il whisky Segretario di Stato e il brandy Arzente di Poli, oltre naturalmente alle grappe Evo, Nino Negri, Capannelle Sgrappa, Stravecchio San Leonardo».
Al rooftop bar dell’Excelsior Hotel Gallia a Milano prevale in assoluto la vodka. Al Grand Hotel Timeo e a Villa Sant’Andrea, entrambi Belmond a Taormina, i bar manager Claudio Adelfio e Fabio Rosella servono vodka, tequila, bourbon whisky, ma anche limoncello e gin siciliano, lisci e on the rocks, mentre Deborah Di Maggio, capo barman di Le Calette a Cefalù, integra la lista con l’immancabile amaro e conferma la presenza in lista di etichette italiane.
Se vodka e gin sono apprezzati nei cocktail, al Cipriani, a Belmond hotel di Venezia il bar manager Guido Belestra conferma un’attenzione ai liquori e ai brandy italiani, serviti lisci, anche se l’icona dell’Hotel è il Bellini, inventato nel 1948 dal fondatore Giuseppe Cipriani, preparato con Prosecco e polpa di pesche bianche. Oltre ai whisky con ghiaccio, tra i quali si ritagliano una nicchia anche quelli italiani grazie alla spinta dello staff, la bar manager dell’Hilton Molino Stucky di Venezia Ilaria Carini indica il trend più evidente a favore di tequila e mezcal lisci.
Whisky e poi rum, cognac e armagnac guidano i consumi in purezza anche all’hotel Casa di Langa, mentre grappe, amari e liquori tengono alta la bandiera della penisola. Al Castello di Casole (Belmond hotel) in Toscana gli spirits lisci più comunemente consumati dai clienti sono bourbon, whisky, liquori (specialmente i toscani) e digestivi italiani. «il bar del Castello offre in carta una selezione di spirits italiani, principalmente di origine toscana – riferisce il bar manager Alessio Onida – tra cui gin, vodka e liquori». A Villa San Michele (Belmond) a Firenze vanno per la maggiore gin, tequila e vodka, ma tra i prodotti italiani c’è una preferenza per i grandi brand.
Grappa e distillati di frutta vincono sulle Alpi
Cambia un po’ l’impostazione delle scelte nei contesti alpini.
In Alto Adige, al Dolomiti Wellness Hotel Fanes di San Cassiano vincono grappe e distillati di frutta, consumati lisci, mentre all’Hotel Garberhof di Malles Venosta su amari e distillati locali prevalgono rum e whisky.
«I consumi – riferisce Matthias Laimer, patron dell’Hotel Hanswirt a Rabland – vedono prima di tutto la grappa dopo cena, richiesta sia da parte degli ospiti sia dalle persone che vivono in zona e vengono a cena da noi. Anche gli amari sono molto apprezzati, d’estate col ghiaccio». Tra i prodotti italiani, Laimer cita i popolari amari Ramazzotti, Averna, Montenegro (mentre la ricerca del territorio sembra esser più concentrata sui gin per miscelazione).
Al Ansitz Steinbock di Villandro le grappe e le acquaviti di frutta locali sono in netta posizione dominante. «Gli alcolici ordinati sono italiani per l’80% e sono molto apprezzati, in particolar modo dagli ospiti esteri», rimarca la titolare Elisabeth Rabensteiner.
Gli spiriti italiani se la giocano bene anche oltreconfine, come conferma Isabella Lombardo, barwoman dell’Hotel Beethoven Wien. «Gli amari dopocena sono tutti italiani, ma sono molto amate anche le grappe», dice.
All’Hotel de la Poste di Cortina il barman Filippo Borghi conferma come le richieste tendano a spaziare. «Al bancone si ordinano principalmente whisky e rum, prevalentemente lisci, ma anche la vodka con ghiaccio è molto richiesta soprattutto dopo cena – dice – Tra i prodotti più gettonati ci sono due non solo italiani ma proprio locali: la Cortina Ice Vodka e il Cortina Mountain Gin, ideati dal patron dell’hotel Gherardo Manaigo».
Più internazionale l’approccio all’Hotel Hermitage Relais & Châteaux di Breuil-Cervinia, dove il sommelier Simone Grange riferisce una prevalenza di gin, whisky e cognac, con prevalenza di genepy locale e grappe (lisci) tra le referenze italiane.
La spinta di rum e grappe
«Gli spirits lisci più consumati, soprattutto dalla clientela internazionale, sono i whisky con preferenza per i single malts – riferisce Salvo Diddio, capo barman del Palace Catania | UNA Esperienze – Vengono serviti con ghiaccio a parte in modo che il cliente possa decidere come consumarlo a suo piacimento. Gli spirits italiani più apprezzati sono le grappe con preferenza per quelle barricate, consumate lisce, ma anche gli amari a fine pasto, bevuti lisci. Bitter e vermouth italiani con ghiaccio sono preferiti nella fascia dell’aperitivo (e trovano molto spazio nella miscelazione), ma si comincia a proporre lisci o strain alcuni gin dalla forte personalità, per valorizzare al meglio le caratteristiche del distillato».
Rum, whisky, cognac, grappe aromatiche e gin sono i più consumati in purezza anche al Principi di Piemonte | UNA Esperienze di Torino. «Gli spirits italiani più richiesti dagli ospiti – dice il capo barman Flavio Scanu – sono le grappe piemontesi (Moscato, Nebbiolo, Arneis) e le friulane, poi gli amari locali con ghiaccio e i liquori regionali come mirto, limoncello o genepi, serviti con il bicchiere ghiacciato. I whisky invece si servono con ghiaccio e acqua a parte, rum e cognac lisci accompagnati da frutta secca e scaglie di cioccolato».
Analoga la domanda al Versilia Lido | UNA Esperienze e all’Unahotels Naxos Beach Sicilia, dove rum e grappe sono sul podio degli spiriti in purezza per la clientela straniera, ma dalla Sicilia il barman Salvatore Bonfiglio sottolinea come la vodka sia molto consumata dal pubblico giovane. Whisky e poi rum, cognac e armagnac guidano i consumi in purezza all’hotel Casa di Langa, mentre grappe, amari e liquori tengono alta la bandiera della penisola.
Le scelte mirate per barmen e barwomen
Se i whisky sono spesso tra gli spirits prevalenti nel consumo in purezza, non mancano le scelte più mirate segnalate dai barman: l’amaro genovese Camatti (premiato anche a livello internazionale) al Bristol Palace di Genova; limoncello e sambuca, Amaretto di Saronno e Montenegro al Bernini Palace di Firenze. Vodka, gin, Campari e qualche amaro, quasi sempre con ghiaccio, sono nella top list al Grand Hotel Majestic di Bologna.
Il rum Plantation XO e il bourbon Woodford reserve sono nella top list per la catena VRetreats Collection, mentre all’Almaranto Boutique Hotel e Relais di Calamandrana la mixologist Rachele Bottino serve gin e rum (lisci e on the rocks), ma anche prodotti italiani come il bitter di Gamondi e il vermouth bianco di Cerutti. Whisky (con ghiaccio e acqua a parte), seguito da grappa e poi vodka anche all’Hotel Eala a Limone sul Garda, dove il bar manager Eduardo Bortolotti racconta che «agli ospiti piace assaggiare grappe di alta qualità da distillerie come Marzardo, Pilzer, Levi, Evo, Segnana e Poli».
Campania e Sardegna tra locale e internazionale
In terra partenopea si bilancia locale e internazionale.
Al Bidder Bar del Grand Hotel Parker’s di Napoli il bartender Antonio Boccia serve soprattutto whisky, rum e distillati francesi, lisci o con ghiaccio, ma anche amari e limoncello italiani.
All’Hotel Mediterraneo sul golfo di Sorrento la mappa degli spirits consumati in purezza cambia a seconda dalla fascia oraria e dell’outlet. «Sicuramente negli anni si sono viste delle nette tendenze in base alla nazionalità dei clienti – osserva il resident manager Francesco Monti – Per i clienti americani negli ultimi anni è la tequila il distillato per eccellenza. La preferiscono sia come shot che mixata. La clientela inglese, che già storicamente è molto legata al gin, ultimamente apprezza anche la variante pink di questo distillato. La clientela anglofona ama moltissimo i cocktails, gli italiani sono legati ai long drinks e al rum nel dopo cena, mentre indiani e brasiliani sono molto legati al whisky spesso consumato liscio. Nella nicchia dei consumatori di whisky aumenta la fetta che predilige i giapponesi rispetto ai più storici scozzesi». Quanto ai prodotti italiani, si gioca tra aperitivi e amari. «In base alla regione hanno un ruolo importante anche le produzioni tipiche – chiosa Monti – Qui a Sorrento il limoncello è sempre un dopo-pasto molto apprezzato».
Simile lo scenario in Sardegna. «Tra i più consumati – riferiscono dal 7Pines Resort Sardinia – sicuramente i whisky nazionali e internazionali e gli spirits locali, come mirto e limoncello». Analogo il trend al Sulià House Porto Rotondo.