Una settimana fa si aprivano le porte della terza edizione del Roma Bar Show, un’edizione che, come avevamo detto in precedenza, si preannunciava ricca e densa di appuntamenti (a questo link il nostro approfondimento sull’evento). Tutto confermato? Assolutamente sì, stiamo in effetti parlando di un evento decisamente riuscito, che ha ospitato oltre quattordicimila persone in soli due giorni. Numeri che fanno impressione se confrontati con eventi similari, ma anche numeri che possono spaventare se legati ad un mondo in cui il consumo dei superalcolici è prioritario.
La vera anima del Roma Bar Show
Ma cos’è stato davvero questo Roma Bar Show? È davvero l’evento in crescita di cui tutti parlano? Quali sono state le sue problematiche e i suoi punti di forza? Per prima cosa vogliamo provare a raccontarvi il significato di essere inghiottiti dal fragoroso frullatore di musica, brusio, chiacchiere, sorrisi, pacche sulle spalle, sguardi e amicizia (vera o presunta) che tutti i partecipanti hanno contribuito a creare in soli due giorni.
Un frullatore che non conosce sosta, due giorni vissuti dentro un gigantesco bar dove (quasi) tutti offrono da bere, un bar che vive di settorialità e di conoscenza, dove se conosci è meglio, ma se non conosci forse ne esci metaforicamente vivo. In effetti, a guardare bene le varie anime che lo compongono, non esiste un solo Roma Bar Show, ma ne esistono tanti, tantissimi, ognuno ha il suo, fatto di appuntamenti con clienti curiosi, semplici avventori, giornalisti, addetti ai lavori e soprattutto un pubblico che come ogni buon bar non sempre conosce il barista (pardòn, il bartender) ma rimane comunque colpito e soddisfatto del servizio offerto.
I mille Bar Show sono spesso composti da un calendario fittissimo di appuntamenti, idee, panel, incontri e masterclass, molti organizzati dallo stesso RBS e moltissimi organizzati dalle aziende nei propri stand per fare promozione. Girando per scale e corridoi si trova un po’ di tutto, si passa con disinvoltura da incontri e abbinamenti particolari a vere e proprie degustazioni di prodotti proposte senza soluzione di continuità. Forse, il primo vero grande problema dell’evento si riscontra proprio quando non si hanno le idee chiare su cosa ci piace e cosa ci interessa veramente, se non si puntano i piedi si rischia di essere travolti dagli eventi e portati in giro dalla corrente, perdendosi veramente quello che ci interessava.
Com’è andata lo spiega bene Andrea Fofi, uno dei creatori del RBS e responsabile sul campo dell’evento, che lo racconta a Spirito Autoctono mentre ancora sta disallestendo le ultime cose.
«Sono molto contento della riuscita di quest’anno e della crescita, anche in termini di pubblico. In soli tre anni siamo arrivati al livello dei grandi Bar Show Europei che sono partiti molto prima di noi, abbiamo superato quello storico di Atene e ci stiamo avvicinando a Berlino – segno che la strada è giusta e che la bar industry era davvero pronta a questo salto».
C’è qualcosa che ti preoccupa o che in qualche modo ritieni non abbia funzionato quest’anno?
«Sicuramente, come tutti, siamo migliorabili sotto alcuni aspetti, nei prossimi giorni incontreremo molte delle aziende che hanno partecipato, per sentire la loro opinione e cercare di crescere insieme di anno in anno. Uno degli aspetti fondamentali a cui tengo è dedicato a tutti quelli che vengono al Bar Show solo per bere e fare casino, senza alcuna attenzione all’offerta o alle novità proposte. È un argomento sensibile e stiamo già pensando ad alcune soluzioni da mettere in campo per il prossimo anno. Sicuramente non è il problema maggiore ma ci teniamo molto e credo sia importante per la riuscita dell’evento».
Probabilmente è solo una nostra parziale visione, ma girando per stand e aziende abbiamo notato una forte presenza di pubblico internazionale. Avete dati in merito?
«Quest’anno la crescita del pubblico internazionale è stata davvero notevole, avevamo ospiti di livello che venivano da diverse parti del mondo e questo ha sicuramente aiutato, ma va sottolineato che siamo cresciuti anche in questo senso, arrivati alla terza edizione, gli appassionati e gli addetti ai lavori che girano per i vari Bar Show hanno capito che Roma fa sul serio e questo ci rende sicuramente orgogliosi e contenti».
Un’ultima cosa. Sei riuscito a goderti queste due giornate o eri troppo preso dalle mille cose che accadono?
«Purtroppo no, o almeno non come vorrei, sono riuscito a ritagliarmi solo un paio di momenti di pausa, ma senza godermi appieno tutte le cose che avrei voluto. Ma credo che se organizzi un evento di questa portata sia fisiologico che non puoi seguire tutto, è sempre così».
Il Roma Bar Show delle aziende e di Spirito Autoctono
Una volta lasciato Andrea al suo lavoro, è giusto provare a riflettere su cosa ha davvero significato per le aziende la due giorni romana, qui la voce del coro sembra abbastanza unanime e positiva per quanto riguarda l’organizzazione generale, ma con quel giusto tono negativo se parliamo della possibilità di eventuali incontri B2B con buyer, rappresentanti e addetti ai lavori molto spesso fagocitati dal caos che circonda ogni azienda e il suo stand. Dubbio e perplessità legittime per chi vorrebbe avere più spazio da dedicare agli affari all’interno del RBS.
Ovviamente non possiamo non parlare del RBS senza citare i nostri momenti targati Spirito Autoctono in programma. Sono stati due piccoli ma sentiti momenti di interesse, che ci hanno dato modo di raccontare attraverso la presenza del Maestro Vessicchio come la musica, le vibrazioni e il suono possano condizionare non solo la nostra vita quotidiana ma anche la struttura stessa di un distillato. Ed è stato sicuramente uno dei panel più intensi, seguito il giorno successivo dall’altro panel dove il nostro direttore, Francesco Bruno Fadda, ha avuto il piacere di spiegare insieme da alcune aziende come il gin possa rappresentare e raccontare in maniera tanto diversa tra loro il mare e la sua storia.
E adesso, cosa riserva il futuro del RBS? Difficile dirlo alla fine di questa terza edizione; abbiamo già detto che si tratta di un evento in fortissima crescita e che probabilmente si troverà a dover affrontare il problema capienza e metri quadri dell’attuale location nelle prossime edizioni, ma questo Andrea Fofi e soci lo sanno perfettamente. Per il resto, una volta sistemate alcune cose e ottimizzato la programmazione, rimane uno degli eventi immancabili per tutto il settore dopo solo tre edizioni, segno che la strada segnata è quella giusta e va solo asfaltata per bene ed essere percorsa negli anni a venire per riportare tutto a casa di anno in anno.