«Mi sono laureata in chimica con l’idea di rimanere forse in università, non nasco certo tra bicchieri e shaker». Ma con bicchieri e shaker ci ha preso confidenza, Micaela Pallini, e oggi guida una delle aziende – quella di famiglia – che ha fatto la storia della liquoristica italiana. Non solo, perché oltre all’impegno aziendale c’è quello associativo, che la vede dal 2021 alla presidenza di Federvini, realtà che mette insieme produttori di vini, spiriti e aceti italiani.
Micaela Pallini, dall’ingresso in azienda a oggi
Il destino è una parola composta. È sempre questione di congiunture. Nel caso di Micaela Pallini c’era ovviamente il fatto di essere la quinta generazione di una famiglia storica dei liquori italiani, ma c’era anche il percorso da chimica e c’era (c’è) un approccio pragmatico, senza troppi fronzoli, quello del rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro. Verrebbe da dire che in un certo senso è una caratteristica tipica delle donne, ma qui le quote rosa c’entrano poco. «Pensando al mio futuro non avevo preventivato la scelta di entrare in azienda, anzi, mio padre riteneva che la gestione di una realtà come questa fosse difficile per una donna» racconta. E precisa: «non era assolutamente un maschilista, è sempre stato un convinto sostenitore delle donne, ma non aveva torto quando lo diceva, perché questo è un paese in cui è complicato lavorare».
Micaela arriva in azienda nel 2001. «Alla seconda verifica della guardia di finanza mi chiedevo chi me l’avesse fatto fare – sorride – Ma poi ho capito che non è questo che ti giudica dal punto di vista della preparazione». E allora si va avanti.
Inizia occupandosi di controllo qualità e sviluppo di nuovi prodotti. «L’azienda l’abbiamo cambiata e stravolta da quando sono entrata. Abbiamo iniziato un’operazione di distribuzione e importazione di prodotti che prima non c’era. Poi, dopo qualche anno, è arrivato il settore del duty free». Oggi in quel segmento Pallini è leader di mercato. «Mio padre è sempre stato aperto a farmi prendere iniziativa e anche a farmi sbagliare. Abbiamo cambiato tanti prodotti da quando sono arrivata. È capitato anche che alcuni, come ad esempio i più tradizionali, abbiano sofferto quando non siamo stati in grado di reagire rapidamente ai cambiamenti del mercato», racconta (A questo link il nostro approfondimento sul bilancio 2022 dell’azienda e sull’ampliamento della gamma di prodotti).
Uno dei prodotti che senza dubbio è cresciuto maggiormente è il Limoncello, che quando Micaela è arrivata in azienda muoveva i primi passi, mentre oggi è diventato la referenza di punta. Una produzione da un milione e mezzo di bottiglie e un successo tangibile all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, per un liquore che parla italiano, ma che in territorio nazionale fatica. «In Italia è stato uno di quei prodotti sviliti dal fatto che i ristoranti lo abbiano sempre regalato a fine pasto. Sul nostro mercato è quindi difficile affermarsi, mentre l’export è cresciuto molto», dice.
(Nel video, una pubblicità storica del Mistrà, uno dei primi liquori di Pallini)
Federvini, gli spirits e il vino
A Federvini, la Pallini è associata da sempre «qualcosa come 100 anni», dice l’imprenditrice. Un punto di riferimento per il confronto con tanti altri associati, piccoli medi e grandi, sui temi che attraversano il settore. Micaela Pallini ne diventa presidente nel 2021, nel periodo dei dazi di Trump. Un complesso in cui diviene la prima donna a rivestire questo ruolo, ma anche la prima proveniente dal settore spiriti e la prima romana. «È stata una bella cavalcata in questi due anni e mezzo, tra covid, guerra, health warning e adesso la revisione della direttiva imballaggi. Di certo non mancano le sfide» (qui il link al recente articolo in merito all’health warning). Una di queste resta la promozione dei prodotti made in Italy. «Sono sempre convinta del valore delle nostre produzioni – dice – dobbiamo cercare di difenderlo e di accrescerlo. Non siamo sempre stati bravi a farlo ed è su questo che dobbiamo lavorare, anche per accrescere il valore aggiunto. Abbiamo tante cose in più da dire al mondo – prosegue – le dobbiamo saper dire e bene, anche in termini di consumo responsabile in abbinamento al cibo. Sono valori che dobbiamo saper comunicare e proporre».
Di Federvini ama la capacità di unire tre settori differenti, accomunati dalla «materia vinosa» che, nonostante le diversità, riescono a fare gioco di squadra. E a chi le chiede cosa vino e spirits possano imparare reciprocamente risponde: «Sono due settori confinanti ma molto diversi. Gli spiriti lavorano più sul marchio, mentre il vino lavora più sul territorio e sul vitigno. Hanno entrambi tutte e due le cose. Se da una parte il vino dovrebbe lavorare sul valore del brand e non solo su territori, viceversa gli spirits dovrebbero lavorare di più sul territorio e sulle millenarie ricette che abbiamo nel nostro paese e di cui troppo spesso non si racconta. Per far questo all’interno di Federvini abbiamo creato il Consorzio The Spirit of Italy, con il quale raccontiamo tutto questo – a questo link l’articolo di Spirito Autoctono – ma siamo lontani dalla capacità che ha il vino di raccontare il territorio e che dovremmo migliorare».
I calici però non significano solo lavoro. E a Micaela Pallini piace bere bene. «Amo i vini bianchi del nord, sauvignon blanc in particolare. E tra i cocktail sicuramente i long drink, dal Limoncello Spritz a una mia nuova passione, il Paloma con il Mezcal».