Tra i 12 massimi riconoscimenti assegnati vincono creatività e know how, per una regione che quanto a spirito la sa lunga
Dici Toscana e hai detto vino. Dal Brunello di Montalcino al Nobile di Montepulciano, passando per i Chianti e la Vernaccia di San Gimignano, sembra che, assieme alle dolci colline e ai cipressi, il nettare di Bacco sia la connessione ideale – e gustativa – più diretta con una delle poche regioni italiane il cui nome all’estero suona come un vero e proprio brand.
Scrollatevi di dosso le cartoline, c’è molto altro.
Se a dire grappa si pensa soprattutto al Veneto, al Friuli Venezia Giulia e al Piemonte, occorre tener presente che in Toscana, accanto alla moderna industria enologica, sono cresciute distillerie importanti. Custodi di know how ed esperienza, oggi rappresentano dei punti di riferimento, tanto per il consumatore che ne conosce i prodotti, quanto per chi affida loro la realizzazione delle proprie etichette in conto terzi – una fetta importante della torta, a volerla considerare tutta.
Se una volta ci si orientava principalmente verso la lavorazione delle vinacce per produrne grappa, oggi la gamma si è di molto ampliata, sull’onda della creatività e della scoperta e riscoperta di nuovi confini e antiche ricette.
Tra i prodotti più in vista – come ignorarlo – c’è quello che negli ultimi anni sta guidando la ribalta degli spirits, ovvero il gin. Perché va detto, oltre che di uva, la Toscana è una grande produttrice di ginepro. Dagli Appennini fino alle coste – isole comprese – c’è l’imbarazzo della scelta e la qualità è ottima, tanto che si riforniscono qui molti grandi brand stranieri. Non è una novità, per una regione che già qualche secolo fa esportava le coccole di Juniperus anche verso la Gran Bretagna, oltre al distillato in sé, che in occasione dell’Esposizione Universale di Londra del 1862 sembra arrivasse direttamente da Volterra, prodotto dal granduca di Toscana Leopoldo II.
Il fermento sorto attorno al distillato di ginepro ha fatto nascere negli ultimi anni diverse microdistillerie – da quelle di campagna a quelle urbane – che oggi propongono etichette di grande qualità.
Last but not least, non va dimenticata la tradizione liquoristica, che qui si lega ad abbazie e monasteri, con ricette più o meno segrete che oggi rivivono anche nelle mani di attenti opifici artigianali, regalando piccole perle in grado sia di recuperare pezzi di storia, che di evolverli in qualcosa di nuovo e illuminante.
State ancora pensando al vino? Nel caso, le alternative sono servite.
Per Spirito Autoctono – La Guida 2023, la Toscana si aggiudica 13 Ampolle d’Oro, che condensano creatività, know how distillatorio, intraprendenza e coscienza storica. Godetevele (ET)
Ampolle d’Oro Toscana 2023
Amari
Làbaro Amaro Viola – (Spirito Fiorentino)
Amaro di Spiaggia – (Opificio Nunquam)
Maremmamaro – (Nannoni Grappe)
Liquori
Yerbito – Yerba Mate Liquor – (Yerbito)
Amarea – (Liquorificio Il Re dei Re)
Gin
Ginepraio Amphora Navy Strength Gin – (Levante Spirits)
Ilginus – (Enoteca Vino al Vino di Turchi Gianluca)
Gin Senensis – (Senensis Spirits)
GinArte – (GinArte)
Vermouth
Vermouth Senensis – (Senensis Spirits)
Bitter
Winestillery Tuscan Bitter – (Winestillery)
Bitter Amaranto – (Liquorificio Il Re dei Re)
Bitter’s Tuscany – (Gin’s Tuscany)