Storia del Marsala, il vino liquoroso apprezzato in tutto il mondo grazie ad una tempesta nel porto siciliano. Con una ricetta esclusiva
C’è qualcosa di irresistibilmente affascinante nel Marsala, un vino che non si limita a deliziare il palato, ma che racchiude al suo interno una storia intrisa di fascino e mito. È come se ogni sorso ci trasportasse indietro nel tempo, in un’epoca in cui il vino non era solo una bevanda, ma un simbolo di prestigio e raffinatezza. Eppure, nonostante la sua storia gloriosa, il povero Marsala ha spesso avuto un trattamento ingiusto da parte dei suoi connazionali italiani.
Comprensibile in fondo. Chi non vorrebbe un po’ di Marsala per insaporire le scaloppine o per un veloce brindisi finale?
Ridurre però questo nobile vino a un semplice condimento o a un dopo pasto scontato è fargli un gran torto. Per capire le origini di questo vino eccezionale dobbiamo fare un piccolo salto nel tempo e abbandonarci a una notte tempestosa di grande avventura del lontano 1773.
Un porto sicuro
Una nave, la Queen Elizabeth, solca i mari burrascosi della Sicilia, quando un tremendo temporale costringe i marinai a cercare rifugio nel porto di Marsala. E chi trovano lì? Nientemeno che un commerciante inglese di nome John Woodhouse. Ora, ci piace immaginarlo come un uomo d’affari astuto, il tipo che sa riconoscere un affare quando lo vede. E cosa fa quando si trova bloccato a Marsala, se non assaggiare il vino locale?
Inizia così la leggenda del Marsala, con un commerciante inglese che trova l’oro liquido nel bel mezzo di una tempesta. Ma come ogni grande storia, il Marsala ha i suoi eroi e i suoi villain. Perché se da una parte c’è Woodhouse che ne riconosce le potenzialità, dall’altra ci sono i suoi compatrioti italiani che, per secoli, non fanno altro che sminuirlo e maltrattarlo, relegandolo al ruolo di comprimario nelle cucine e nei bar di mezza Italia.
Fortunatamente il Marsala ha la sua vendetta. Grazie agli sforzi di uomini come Benjamin Ingham, il vino trova il suo riscatto, trasformandosi da una semplice bevanda locale a un’icona internazionale. L’aggiunta di alcol durante la fermentazione, nota come concia, è la mossa vincente che rende il Marsala stabile durante i viaggi in mare conferendogli quel carattere unico che tutti conosciamo e amiamo. Un vino capace di attrarre altri imprenditori inglesi in Sicilia, determinati a produrlo. Ben presto si unisce a loro il primo italiano, Vincenzo Florio, che arriva in Sicilia via mare dalla Calabria.
I primi italiani a credere nel Marsala
Florio si dedica alla produzione di questo vino fortificato unico, fondando le suggestive cantine nel 1833. Le cantine e il Marsala Florio rappresentano vividamente questo spirito forte e pionieristico, sempre proiettato verso il futuro. Ancora oggi attraverso la produzione del Marsala Vergine e del Marsala Superiore (più le riserve, ndr.) la storica famiglia porta avanti la tradizione legata alle grandi eccellenze.
Se Vincenzo Florio resta il primo a scommettere sulle potenzialità del Marsala, rappresentando ancora oggi la tradizione, in epoca moderna è Marco De Bartoli ad innovare la sua metodologia riportando il vino ab origine. De Bartoli abbandona la pratica introdotta dagli inglesi di fortificare il Marsala con l’aggiunta di alcol a favore del ripristino del metodo chiamato perpetuo o Solera. Quest’ultimo implica il costante rabbocco del vino aggiungendo ogni anno l’annata più giovane a quelle già mature. Nasce così, a partire dagli anni ’80, il “Vecchio Samperi” e le sue declinazioni, il cui apogeo è rappresentato dalla setosa “Riserva Vergine 1988”.
Come te lo mischio?
Il Marsala viene solitamente preferito nella bevuta singola e ancora poco utilizzato nella mixologist. Proprio a Catania però abbiamo scoperto un bartender audace, appassionato di Tequila e Mezcal, che al Carlito’s, il ristorante messicano con cocktail bar di riferimento a Catania, ha saputo valorizzare il famoso vino costruendo un ipotetico ponte, non sullo Stretto ma fra la Sicilia e il Messico. “Si chiama ‘El Mismo Sol’” – ci riferisce Francesco ‘Fred Line’ Palma creatore di questo appagante mix. “Un drink che unisce due culture, due popoli molto distanti, ma allo stesso tempo simili e vicini nell’animo. Con lo stesso sole dentro”.
Ricetta
- Tequila bianca 100% agave
- Marsala
- Succo di Lime fresco
- Bitter homemade arancia amara
- Mezza luna di sale e buccia di limone essiccata