Grappa Trentino, alambicchi

Grappa, un’annata di grandi sfide a partire dalla vigna

Consorzi, Istituti di Tutela e produttori: la raccolta vinacce 2024 tra previsioni e conferme. Le rese sono basse, la qualità?

Cambiamenti climatici sempre più evidenti. Il problema peronospora, la siccità e le conseguenti rese più basse. Quella che si avvia alle ultime battute è stata una stagione vitivinicola che ha dovuto affrontare diverse sfide. Sfide, piccoli miracoli, sacrifici e attenzioni preventive che coinvolgono a caduta, oltre a quello del vino, anche il mondo della grappa.

Distillare non è semplice, è un’arte con alla base conoscenza, pazienza, perizia e fantasia per citare Vittorio Gianni Capovilla, uno dei grandi maestri dell’alambicco. E se è vero, com’è vero, che la distillazione delle vinacce restituisce l’anima della vite, la grappa è la narrazione di quell’anima. Del suo tempo, del suo percorso evolutivo. La memoria precisa dell’annata, degli sforzi che il frutto ha dovuto affrontare. Il caldo, il freddo, la siccità e la pioggia. Ogni giornata dell’anno è descritta goccia dopo goccia da una penna speciale: l’alambicco. Ogni anno, un’annata diversa e una storia diversa.

E lo Stivale è la terra della diversità, centinaia di microclimi diversi, di vitigni diversi, di tecniche diverse. Nel nostro Paese esistono circa centoventi distillerie che producono grappa, per un valore in litri di circa 40 milioni. Cifre che variano di anno in anno, proprio riflettendo le condizioni della vendemmia e la domanda del mercato. Negli ultimi anni la produzione è rimasta piuttosto stabile, con una leggera flessione dovuta più che altro alla competizione con gli altri distillati internazionali.

Tracciare una panoramica sullo stato dell’arte della distillazione della Grappa in questo 2024, immaginare possibili scenari del prossimo futuro, non è cosa facile. Ascoltando le parole di produttori e rappresentanti dei consorzi, si evidenzia subito una costante: la qualità delle vinacce è buona.

Grappa, produzione 2024
Vinacce in lavorazione – ph credit Bonollo

La grappa deve essere valorizzata per la sua autenticità e qualità

Il Consorzio Nazionale Grappa (CNG), fondato nel 2022 con lo scopo di promuovere e tutelare la grappa come distillato 100% italiano, attualmente rappresenta circa 60 aziende, coprendo una porzione significativa del settore produttivo. Protezione del valore culturale e tradizionale di questo storico distillato, promozione della sua immagine e miglioramento della sua conoscenza e diffusione. Questi i focus del Consorzio. “La grappa deve essere valorizzata per la sua autenticità e qualità, oltre che per la sua varietà di gusti legati alle materie prime italiane” dichiara il Presidente del Consorzio Nazionale Grappa Nuccio Caffo. “Il settore produttivo frammentato non è un limite, ma una ricchezza che riflette le biodiversità e le peculiarità del territorio italiano”. 

Produzioni in lieve calo, ma qualità delle uve buona

Un’annata all’insegna delle peculiarità varietali e dei profumi quella che si prospetta per la Grappa del Trentino IGP. Una stagione vitivinicola con produzioni in lieve calo rispetto alla precedente, ma con qualità delle uve buona. L’elevato tasso di acidità e la ricchezza di profumi sono la gioia dei distillatori.

“Dal punto di vista agronomico è stata un’annata particolare. In Trentino, alcune malattie della vite, in particolare la peronospora, hanno preoccupato molti viticoltori. Nonostante le paure vissute in luglio e agosto, possiamo però confermare che al momento della raccolta le varietà autoctone, utilizzate anche per la distillazione della nostra grappa, si sono presentate con una buona qualità in generale” spiega il presidente dell’Istituto di Tutela Grappa del TrentinoAlessandro Marzadro.

“Il grande lavoro di collaborazione tra viticoltori trentini e produttori di grappa ha ancora una volta permesso di avere delle ottime bucce da distillare in maniera rapida e sapiente. Come da tradizione dei distillatori trentini, il risultato esalterà le singole varietà del nostro territorio”.

Alessandro Marzadro
Alessandro Marzadro – ph credit Marzadro Distillerie

L’annata che verrà

La produzione sarà leggermente in calo in tutte i territori italiani. Ma per la distillazione aver meno quantità o decidere di distillare meno, rappresenta la possibilità di dedicare più tempo e più attenzione al prodotto. Quindi ottenere grappe migliori, con il supporto fondamentale del mastro distillatore, che dovrà gestire potenza e finezza, e trovare il giusto punto di equilibrio.

Probabilmente il 2024 riserverà una piacevole sorpresa proprio in questa direzione”, sostiene Marzadrodalla Nosiola al Teroldego, passando per Muller o Moscato, potremo raccontare il nostro territorio attraverso le sue valli, ognuna rappresentata da un vitigno”.

Insomma: i presupposti per un’ottima annata ci sono, in quanto la maggior parte delle uve hanno presentato una buona maturazione e una spiccata acidità. La tecnica di fermentazione, il giusto tempo di conservazione e – ancora una volta – la mano esperta del distillatore saranno fondamentali per dare lo slancio finale al prodotto.

Il pubblico ama sempre più le peculiarità della grappa

Il quadro, come ogni anno a livello di campagna d’acquisizione vinaccia, non è mai ben chiaro fino alla fine. Ancora difficile dare numeri ” dice Elvio Bonollo, quarta generazione della Bonollo 1908Sicuramente quest’anno abbiamo una disponibilità di materia prima complessiva più bassa rispetto alla media. Il lato positivo è che qualitativamente quando c’è minor produzione tendenzialmente abbiamo una qualità migliore: vedremo i risultati in fase di avanzamento della distillazione”.

La famiglia Bonollo ha iniziato a sperimentare l’arte della distillazione già nell’Ottocento. Le prime testimonianze dell’attività professionale di distillatori risalgono al 1908, quando Giuseppe Bonollo, il capostipite, partì con innovativi alambicchi a vapore. Oggi l’azienda è ancora saldamente in mano alla famiglia.

“Il pubblico si sta innamorando sempre più delle peculiarità della grappa”– racconta Elvio Bonollo“crediamo sia in atto un’evoluzione dei modelli del bere bene, e per il mondo della grappa . Qualità piuttosto che quantità, questo è un vantaggio. È un’audience moderna, internazionale, gente che sa quello che sta cercando e ha esperienze più ampie nel mondo dei distillati rispetto al passato, quindi si sa confrontare con il prodotto e apprezzarne le peculiarità.

Riconoscimento IG Grappa
Grappa ph credit archivio Spirito Autoctono

Arianna Occhipinti: Grillo, Frappato e Nero d’Avola, naturale resistenza

Abbiamo registrato temperature nelle medie stagionali, ma il susseguirsi delle stagioni è stato caratterizzato da una severa siccità. Sono stati registrati solo 130 mm di pioggia tra gennaio e settembre, dopo un inverno temperato e con poche precipitazioni, seguito da una primavera mite. – spiega Arianna Occhipinti, enologa e proprietaria dell’omonima azienda agricola a Vittoria. “Queste condizioni hanno promosso un precoce germogliamento e, di conseguenza, un’anticipazione di tutte le fasi fenologiche e fisiologiche della vite. L’estate è stata calda e siccitosa: a causa della scarsità di acqua le piante sono entrate in protezione, bloccando la propria maturazione. Fortunatamente, i nostri vitigni autoctoni Grillo, Frappato e Nero d’Avola, hanno mostrano una naturale e performante resistenza alle estreme condizioni siccitose”.

La Grappa di Frappato di Arianna Occhipinti, prodotta in circa 2000 bottiglie, è ottenuta a partire dalle vinacce fermentate della sola varietà autoctona Frappato. Il distillato viene prodotto in discontinuo dalle Distillerie Giovi.

Arianna Occhipinti – ph credit Occhipinti

Walter Massa e Gianni Vittorio Capovilla, due leggende che collaborano tra loro

Walter Massa è colui che ha nobilitato le terre Derthona partendo da vitigni identitari del suo territorio: il Barbera e il Timorasso. Due uve: una sottopagata, l’altra dimenticata, tornate con maestria e successo nella geografia del vino che conta. L’azienda è stata fondata nel 1879 a Monleale, in provincia di Alessandria, dove oggi si coltivano 35 ettari di vigneti immersi nella natura, tra pesche di Volpedo, prati e boschi.

“Ho iniziato a fare grappa per un motivo semplice” racconta Massa“nel mio paese c’era una distilleria degli anni 30/40, si chiamava “Scardina”, i titolari erano siciliani. Poi, all’inizio del 2000 hanno chiuso, e la produzione di grappa qui in zona è finita. La distilleria Scardina dava una valenza culturale a Monleale, al sistema vino, e anche all’indotto. Perché il vino non è solo vigna, non solo cantina, non una cisterna che parte da Manduria e finisce ad Asti o a Verona. Il vino è tutto quello che c’è intorno, dal paesaggio che crea alla gente che lo lavora, chi lo comunica, le fabbriche che nascono in conseguenza”.

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Non ho mai pensato di fare una grappa a Vigneti Massa, ma quando – quasi 20 anni fa – ho avuto la fortuna e il privilegio di conoscere Vittorio Gianni Capovilla,  abbiamo iniziato a distillare. Sia le vinacce che le pesche di Volpedo. Quell’anno furono rovinate da una brutta grandinata e c’era necessità di salvare la frutta non più commerciabile. Le abbiamo ridato un senso economico, rispettate, il prodotto è nato così” prosegue Walter Massa sull’onda dei ricordi.

Walter Massa
Walter Massa

Così inizia la collaborazione tra due leggende.

Prima le giuste accortezze in affinamento, poi il metodo “cadrega”: siediti e mettiti ad aspettare che la natura faccia il suo corso”. Tre le tipologie che nascono dagli speciali alambicchi di Capovilla: la grappa di Timorasso “Derthona“, la “Pertichetta” da uve Croatina, e la “Monleale”, a base Barbera.

Abbiamo vendemmiato il pinot di Barbera, di Moscato e il pinot di Freisa. Di Croatina e Timorasso abbiamo fatto metà raccolto. La colpa è della genetica di queste due uve, che ogni tanto hanno un anno che fallisce, e di minore resa. Fa parte del ciclo naturale. La Croatina è stata un po’ ripudiata dai miei colleghi dell’Oltrepo proprio per questo problema. Certi anni sei stracarico, altri ne fai poca”- continua Massa, rivolgendo l’attenzione alla sua vendemmia – “Quest’anno è stato quel tipo di giro di giostra. La vinaccia di Barbera che abbiamo inviato a Capovilla arriva dalle uve della Bigolla, la mia vigna più coccolata. Sono tranquillo perché la materia prima è eccellente, poi sentiremo Gianni cosa mi dirà quando gli arriva. ” conclude Walter Massa.

Arrivano le prime grappe romagnole

La vendemmia non è andata benissimo, ma possiamo essere contenti. Qualcosa in meno come produzione, come tutti. È stata proprio l’annata”. Dice laconico Davide Lorenzi, enologo della Enio Ottaviani Winery. “Mi sorprenden la fatica ad arrivare al grado ed è preoccupante l’acidità che un po’ precipita, ma siamo riusciti a monitorare le diverse varietà e a proteggere il lavoro della vigna”.

Milena Tonelli Massimo Lorenzi Davide Lorenzi e Marco Tonelli Enio Ottaviani
Milena Tonelli Massimo Lorenzi Davide Lorenzi e Marco Tonelli – ph Enio Ottaviani

Enio Ottaviani Winery, è un piccolo gioiellino del vino e dell’accoglienza nell’Oasi Faunistica della Valle del Conca, una riserva naturale adagiata sulle prime, dolci, colline di San Clemente, davanti al mare di Cattolica. Dodici ettari vitati da cui si producono Sangiovese, Rosso Rubicone, e i bianchi Rebola da Grechetto gentile e Bombino, tutti di piacevolissima beva.

Siamo al lavoro per produrre le prime grappe romagnole, in una regione che non ha una grande tradizione grappaiola. Mi sono avvicinato a questo distillato negli ultimi 4-5 anni, dopo che per anni ho girato, assaggiato, studiato. Questo progetto è nato perché le nostre uve sono molto adatte. Poi ho incontrato Enrico Venturini: è stato un segno del destino. Lui è giovanissimo, ha 27 anni, ha aperto quest’anno la prima distilleria in Emilia Romagna, iscritta alle dogane di Rimini e Bologna. Una distilleria forfettaria, “Il Cerro”, i numeri sono bassi per il momento, a tutto vantaggio della qualità” – anticipa orgoglioso e soddisfatto Lorenzi – “Saranno grappe bianche da vinacce di Sangiovese, per iniziare, e anche vitigni poco aromatici, come il Grechetto gentile e il Bombino, il fil rouge che li legherà alla cantina sarà il territorio. Solo in un secondo momento si penserà ad invecchiare”.

Le prime bottiglie usciranno a marzo, non resta che aspettare e conoscere questa nuova veste della Romagna del buon bere.

Attitudine on the road da sempre, Pescara come punto di partenza per scoprire il mondo, le sue storie e i suoi sapori. I miei desideri? Evolvere in santa pace, scrivere da Dio, e prendere qualche buon canestro ogni tanto.

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