Parte da Milano la prima tappa del progetto che punta alla parità di genere in un settore che vuole essere sempre più equo e sostenibile
Immaginiamo un concerto all’aperto dove l’intera popolazione mondiale è invitata a partecipare. Solo che per alcuni i cancelli si aprono di mattina e il biglietto ha un prezzo fisso, mentre per il resto della popolazione – da quella femminile a quella non binary – i cancelli si aprono solo mezz’ora prima del concerto con un biglietto dal costo maggiorato.
Gli appartenenti al gruppo dei privilegiati diranno che non c’è discriminazione perché sulla carta il concerto è aperto a tutti, ma non dobbiamo sorprenderci se sotto il palco il pubblico ci sembrerà stranamente omogeneo.
Tutti uguali, quindi differenti
La Parità di Genere può definirsi l’accesso paritario ad ogni diritto umano.
Dalla salute all’istruzione, passando necessariamente anche per il lavoro e il salario.
Il mondo della ristorazione e dell’accoglienza, è – appunto – un mondo. Che riflette le dinamiche di forza che trova nella società.
Le stesse dinamiche che, negli ultimi anni, sono diventate sempre più anacronistiche e insostenibili. Per questo nascono progetti che non solo le guardano dritte negli occhi ma hanno come obiettivo quello di intervenire concretamente per il raggiungimento della parità di genere nel lavoro così come nella cultura aziendale. Un traguardo che va a beneficio di tutti, anche degli ex privilegiati. Perché se l’imperativo di una azienda è prosperare e crescere, la strada passa attraverso la valorizzazione delle differenze e delle unicità di tutti i lavoratori.
WISH
W.I.S.H. è l’acronimo di Women’s Industry & Sustainable Hospitality. Ma è anche un desiderio, come suggerisce il nome.
Un progetto alimentato dall’interazione di due realtà eterogenee come Mixer, rivista di riferimento per il mondo dell’ospitalità diretta da Rossella De Stefano , e la professionalità di Danilo Bellucci, libero comunicatore del fuori casa e ideatore del concorso “Lady drink“, giunto alla sua 28° edizione.
Sulla pagina ufficile Wish si presenta come un progetto che “immagina un futuro più sostenibile, senza distinzioni di genere e dove ogni diversità è valorizzata, perché l’impegno a far sentire più rappresentate tutte le persone – e in particolare coloro che storicamente lo sono state meno – deve essere condiviso a favore di un cambiamento duraturo. Affrontiamo le sfide come la parità di genere e la valorizzazione delle diversità come opportunità per innovare e cambiare il paradigma. Lavorando insieme, possiamo creare un settore più equo e sostenibile.”
Come? Attraverso programmi di formazione per educare i professionisti e le professioniste del settore sull’importanza della sostenibilità e dell’inclusione; mettendo in campo una rete di supporto per permettere ai protagonisti del settore di incontrarsi, condividere best practices e sviluppare collaborazioni; collaborare con esperti, accademici e organizzazioni non profit per sviluppare linee guida complete e praticabili e creare un programma di membership che permetta a tutti coloro che le fanno proprie di beneficiare di vantaggi come visibilità, supporto e networking; e infine creando campagne di sensibilizzazione per aumentare la consapevolezza e incoraggiare un cambiamento culturale all’interno delle organizzazioni.
La nascita di un progetto
Ma come è nato Wish? Si potrebbe risponde da anni di incontri e interazioni, ma anche da un singolo fortunato pranzo.
“Danilo è un personaggio incredibile del nostro mondo – ci racconta Rossella De Stefano – talmente incredibile che proprio durante un pranzo, tra una chiacchiera e l’altra, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti quello che pensavamo entrambi. Cioè che “Lady Drink” 27 anni fa era l’avanguardia ma oggi c’è bisogno di qualcosa di più. Quindi su una tovaglietta di carta, della quale ho ancora la foto, abbiamo insieme scritto WISH, firmandola entrambi. Il progetto è nato così, da una profonda stima e amicizia.”
Rossella e Danilo provengono da due mondi molto diversi e forse è proprio questo uno dei punti di forza del loro progetto, che nasce inclusivo fin dalla sua costituzione. “Era il nostro obiettivo: che nessuno si sentisse escluso”.
Tre incontri per tre temi importanti
Per l’anno 2024 Wish ha organizzato tre giornate di formazione itineranti. Ogni giornata tratterà un tema caldo attorno al quale discutere e informarsi, per esplorare best practises, problematiche e soluzioni, con la partecipazione straordinaria di esperti e professionisti di riferimento. Parallelamente si svolgeranno esperienze formative con maestri della miscelazione, cuochi, e esperti del caffè. Ogni giornata si concluderà con aperitivo di networking.
Milano
La prima tappa è quella del 30 settembre a Milano, allo Château Monfort – Relais & Châteaux Corso Concordia 1, dove si parlerà di Certificazione di Parità di Genere. Una certificazione reale, concreta e volontaria che le realtà del settore potranno richiedere agli organismi di certificazione accreditati, per attestare la conformità dell’organizzazione di impresa ai principi di parità tra i generi. Come ogni certificazione ha dei costi (per affrontare i quali esistono bandi e contributi statali), ma anche tutta una serie di benefici e vantaggi.
Durante l’incontro di Milano se ne parlerà con Stefania Moroni, Ceo Gruppo di Aimo e Nadia Milano, in rappresentanza del primo gruppo di ristorazione in Italia a beneficiare della certificazione di parità di genere. L’incontro comprende gli interventi di Giacomo Giorgi, Key Account Manager Noverim, Donatella Bertolone, delegata ai progetti del Gruppo Donne Imprenditrici Fipe, presidente Gruppo Donne Imprenditrici Vercelli Sonia Re, direttore Apci oltre naturalmente a Rossella De Stefano, fondatrice di Wish e direttrice responsabile Mixer che modererà l’incontro.
Sul palco saliranno le testimonianze di Victoire Gouloubi, Ceo di Uma Ulafi e Forchetta Golosa, miglior chef straniera 2024. Seguiranno tre appuntamenti dedicati alla mixology: La miscelazione sartoriale by Castagner a cura di Terry Monroe, owner Opera 33 Milano, Vodka italiana by Vodka Silla e Dietro un mito, c’è sempre una storia by Bonaventura Maschio a cura di Michele Di Carlo, gustosofo.
Napoli
Il 14 ottobre a Napoli da De Bonart Naples a Corso Vittorio Emanuele 133, si terrà il secondo appuntamento dedicato a prevenzione e salute. In questo caso si può – e si deve – fare una differenza di genere. “Fisicamente non siamo uguali – afferma Rossella De Stefano – sul tema della prevenzione e sulla valutazione dei rischi quindi una azienda deve tener conto delle differenze. Solo cosi si ha una cultura aziendale inclusiva. La donna è sottoposta a dei rischi diversi dall’uomo”. In quest’ottica non solo è importante ma decisivo farne una questione di genere.
Firenze
Il 18 novembre Wish arriva a Firenze. Per la precisione a Ville sull’Arno – Lungarno Cristoforo Colombo, dove si parlerà di sicurezza. “In questo caso sono molto coinvolte le bartender perché parliamo di donne che devono affrontare clienti che possono aver alzato il gomito, in orari particolari, con turni di lavoro che terminano intorno alle 2 di notte, un orario in cui è difficile girare in qualunque città. Perché allora non far diventare i locali porti sicuri per le donne? Creando sinergia tra luoghi che, grazie proprio ai loro orari, possono trasformarsi in ambienti sicuri per chi si sente in difficoltà di notte” – conclude De Stefano.
La parità di genere nel mondo
L’uguaglianza di genere è un imperativo morale, sociale ed economico che influenza positivamente tutti gli aspetti della società e del mondo. Se pensiamo agli obiettivi dell’Agenda 2030, che abbracciano tutti i temi più stringenti – la pace, la giustizia, l’alimentazione, la salute, l’ambiente – appare evidente come questi possano essere perseguiti soltanto all’interno di una società in cui uomini e donne si trovano sullo stesso piano. Da questo punto di vista la Parità di Genere è il contenitore di tutti i diritti.
Senza uguaglianza non ci può essere uno sviluppo sostenibile e neppure una crescita economica efficiente.
La maratona mondiale dei diritti
Recentemente la Commissione europea, in una informativa relativa alla strategia per la parità di genere 2020-2025, ci ha informato che finora nessun Paese membro ha conseguito la parità tra donne e uomini.
Sotto la lente di ingrandimento ci sono il gender gap salariale – con le donne europee che, a parità di mansioni, guadagnano il 16% in media in meno rispetto agli uomini – la rappresentanza in politica e la crescita professionale, dove solo il 7,7% degli amministratori delegati e il 7,5% dei presidenti dei consigli di amministrazione sono donne.
La Parità di Genere è un percorso, per giunta misurabile.
Non si ottiene all’improvviso ma si conquista metro per metro. Nel gruppo dei fuggitivi i Paesi più virtuosi sono Islanda, Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda, Svezia, Germania, Nicaragua, Namibia e Lituania, che hanno colmato almeno l’80% dei divari.
Per il 14° anno consecutivo, l’Islanda (91,2%) occupa la prima posizione ed è l’unica nazione ad aver colmato più del 90% dei divari mentre una buona notizia arriva dall’America Latina con il Nicaragua ( 81,1%) e dall’Africa subsahariana con la Namibia (80,2%) che entrano nella top 10, occupando rispettivamente la settima e l’ottava posizione in una lista composta da 146 Paesi di tutto il mondo analizzati.
La situazione in Italia
C’è tanta strada da recuperare per l’Italia che in questa materia si rivela gravemente insufficiente, posizionandosi all’87esimo posto a livello generale, perdendo ben 8 posizioni rispetto al 2023.
Secondo questa fotografia, scattata dal Global gender gap report, pubblicato dal World economic forum, procedendo al ritmo attuale ci vorranno 131 anni per raggiungere la piena parità, 162 anni per colmare il divario nell’emancipazione politica, 169 anni per il divario nelle opportunità economiche, 16 anni per il divario di genere nel livello di istruzione. Il tempo per colmare il divario nel campo della salute rimane indefinito.
Il primo passo
Siamo sicuri di avere tutto questo tempo prima di iniziare ad affrontare le sfide che il mondo ci sta presentando? Perché la parità di genere sta a monte rispetto alle emergenze in atto. E’ come impiegare 131 anni ad infilare le scarpe da corsa per correre una maratona che è già iniziata.
E’ opinione comune – o almeno dovrebbe esserlo – che non ci può essere transizione economica o ecologica senza equità sociale. Ma l’equità sociale non si occupa solo di ricchi vs poveri; parla anche di parità di trattamento indipendentemente dal genere, affinché tutti – termine da considerarsi nella sua massima ampiezza – possano contribuire allo sviluppo della società così come del loro ambiente di lavoro. Le differenze esistono – e grazie al cielo, ci sarebbe da aggiungere – in quanto portatrici sane di sviluppo.
Wish è un primo passo importante verso questo futuro. Perché già lo cantavamo nell’85, La Storia siamo noi, nessuno si senta (o venga) escluso.