Il Gin di Capri e lo chef Canzian insieme per un pairing di qualità: “è tempo che a drink di livello, si accompagnino piatti di livello»
Una cucina a vista spaziosa, una brigata giovane, uno chef dinamico. E un bancone su cui i gin tonic compaiono veloci come papaveri in un campo, si moltiplicano, si svuotano, tintinnano e profumano. Scene che sembrano provenire da una cucina basca di inizio anni Duemila, quando gli chef lanciarono la moda del gin tonic in balloon che ha dato il via allo tsunami del gin in cui ancora viviamo. Ma che invece provengono da una poco ordinaria ma molto interessante serata in zona Brera, a Milano. Scene da un nuovo concetto di abbinamento che a dire il vero è geniale come l’acqua calda, con tutto il rispetto per il ghiaccio dei cocktail: gin tonic & pasta. Come direbbe George Clooney in una pubblicità ad alto tasso di caffeina, what else?
Tutto si tiene nella tana milanese di Daniel Canzian, che come il Prosecco è partito da Conegliano per conquistare il mondo. Già Chef executive dei ristoranti di Gualtiero Marchesi, è forse l’unico fra i tanti presunti apostoli ad essere considerato davvero l’erede del maestro. La sua cucina, profondamente legata ai classici della tradizione ma arricchita da tocchi estrosi e realizzata da una mano benedetta, di fatto è il corrispettivo di quella “solida modernità” che caratterizza tanti spiriti made in Italy contemporanei. E forse anche per questo ci troviamo tutti qui, a fare un po’ come le star del Roxy bar di Vasco Rossi.
Gin Caprisius
L’altra metà del cielo della serata è gin Caprisius, creato nel 2019 da Luca Stabile, caprese nel dna più della famosa insalata con pomodori e mozzarella. La sua idea – nel solco della ormai lunghetta fila di gin “toponimi”, da Portofino gin a Helba fino a Gentù Porto Cervo dry gin – era quella di trasportare chiunque a Capri con un sorso. Per questo i ragazzi di Caprisius coltivano e raccolgono le botaniche localmente e le inviano alle Antiche distillerie Quaglia, che realizzano la distillazione. A proposito di botaniche, sono poche e sono ben centrate: ginepro, limone, maggiorana, timo e sale marino in ragione di 5 grammi per litro. Abbastanza per rendere la bevuta pericolosamente saporita e per cancellare praticamente l’impatto alcolico.
In questo suo carattere che lo rende naturalmente adatto ad accompagnare stuzzicherie varie sta la chiave del binomio con la pasta. «Tante volte mi sono fermato a guardare la gente mentre fa l’aperitivo – racconta lo chef Canzian – e ogni volta mi chiedevo per quale motivo dovessero accompagnare i cocktail a stuzzichini tristanzuoli e piattini di plastica pieni di pasta fredda. Ecco, è tempo che a drink di livello, realizzati con distillati di livello, si accompagnino piatti di livello». Come per esempio la sua cacio e pepe con mentuccia, oppure una rivisitazione dell’amatriciana o una pasta e cozze. Piccole porzioni, grandi sapori e una nuova declinazione del topos di gin mediterraneo. Perché se mediterranee sono le botaniche, mediterranea la tonica (Fever Tree Mediterranean, appunto), giusto che mediterraneo sia anche il pairing. E cosa c’è di più mediterraneo della pasta?