Ah, il design.
Le mensole, il pvc, le lampade futuribili, i divani aerodinamici, le supercazzole fantasmagoriche, i party imperdibili, le mise improbabili, i parcheggi introvabili, i prezzi inavvicinabili… Di motivi per accorrere a Milano durante la Design Week del Salone del Mobile ce ne sono talmente tanti che quasi viene voglia di andarsene per consentire agli adoratori del caos trendy di godersela tutta, la città da bere e da instagrammare.
E siccome su ogni singolo sito con dominio .it (e pure su qualche .com) troverete tutti ma proprio tutti i consigli su come e dove farvi spennare al Fuori Salone con il miraggio di potervi sentire alcolicamente ultrafighi, noi facciamo di più. Vi consigliamo anche come godervi il Fuori Fuori Salone di spirito: ovvero come andarsene da Milano per qualche giorno e vivere felici.
Ora e sempre, Ikea & Resistenza.
Binario 6, Garbagnate Milanese
Uno a Garbagnate ci può capitare per caso, ci può venire in gita culturale a visitare i luoghi dell’infanzia di Dj Jad degli Articolo 31, oppure ci può fare un salto quando ha voglia di un bar di qualità milanese fuori da Milano. Il Binario 6 è un posto curioso, caffetteria di giorno e cocktail bar di sera, un po’ come il Titty Twister di “Dal tramonto all’alba”, ma senza Salma Hayek che balla coi pitoni e senza vampiri. Non per caso il film dà anche il nome a un drink in lista. Miscelazione ricercata e curata, sperimentale ma senza ghirigori manieristici, con variazioni esotiche/tiki e una grande competenza sull’utilizzo della frutta fresca. Pornstar Martini tra i migliori in circolazione, ma fidatevi delle creazioni di Ruben. No spoiler, ma sa stupire e non solo con la scenografia del servizio.
Detti e Spiriti, Pavia
Con quanto risparmierete evitandovi le festicciole garrule di via Tortona e dintorni, potete rifornirvi di alcolico nettare per rendere le vostre serate future più confortevoli. Non che a Milano non ci siano posti dove fare spesa spiritosa, ma noi vogliamo andarcene, giusto? E allora giretto a Pavia a vedere la città – sempre bellissima – e a visitare Detti e Spiriti, il tempio dove Fiorenzo espone (e fa degustare) le sue chicche. Una selezione profonda e di altissimo livello, che spazia dal rum al single malt, senza ovviamente dimenticare il vino. Inutile fare nomi, ma segnaliamo il Ledaig 2008 selezionato e imbottigliato proprio da Fiorenzo. Sempre che ne sia rimasta ancora qualche bottiglia…
Riva Bianca, Lierna
Un bar-pizzeria senza pretese, ma con la certezza di essere un piccolo angolo di paradiso sulla spiaggia. A Lecco, non a Porto Cervo eh. Lierna è un paesino sulla riva lecchese del Lario, per chi arriva da Milano prima della turistica Varenna. Sulla piccola spiaggia vi potete godere una birretta pomeridiana o un aperitivo. L’unico problema sarà resistere alla voglia di un tuffetto nell’acqua incredibilmente trasparente. Occhio che ad aprile fa freddo, non fate i vichinghi. Poi, il pacchetto lacustre Drink&Relax e la full immersion nella lecchesità più autentica prevede anche la cena. Nei dintorni ci sono diversi ristoranti, ma se avete voglia di guidare un po’ potete andare a Onno, che se ne sta sull’altra riva, a ingozzarvi di pesce di lago al ristorante Al Batel: qui vi lasciate demolire a colpi di riso e persico fritto nel burro, lavarello, agoni in carpione e missoltini. Le patatine fritte sono inspiegabilmente straordinarie, l’atmosfera puramente laghè.
Arimo American champagne bar, Treviglio
Nella bassa Bergamasca ne puoi bere una vasca. Al netto delle rime da prima elementare, il locale di Ezio Falconi, grande nome e firma di diversi libri sul beverage, è un angolo di Manhattan in quel di Treviglio. Prenotazione fondamentale, perché qui ci vengono in tanti a provare i cocktail invecchiati in rovere, i distillati e soprattutto gli champagne. Un migliaio quelli in lista, anche da maison non comuni e in formati monstre. Bellissimo il locale, intimo e di classe anche se non troppo grande. Chi vuole, può abbinare una visita al vicino santuario di Caravaggio. Non è che dovete per forza chiedere una grazia alla Madonna, si può anche dare un occhio e basta eh.
Terminal 1, Codogno
Malpensa non c’entra, qui siamo nel pub nato da una costola (o una costina?) del birrificio Brewfist, che dal 2010 delizia la Bassa con pozioni luppolate di indiscussa potenza. Prima di tutto, il birrificio si può visitare su appuntamento, quindi il consiglio è mandare una bella mail e approfittarne. Poi, avrete una ventina di birre alla spina con cui baloccarvi mentre scegliete l’hamburger di vostro gusto (a noi il Denver piace sempre). La Spaceman è di rigore, ci sono squadre di cremonesi e lodigiani che vengono in pellegrinaggio qui per farne incetta. Da assaggiare Vecchia Lodi, il barley wine storico della casa.
La Rasega wine bar, Ponte di Legno
Per l’ultimo consiglio volevamo mandarvi sui monti. Avevamo pensato di spedirvi a visitare la distilleria e le cantine storiche del Braulio a Bormio, ma probabilmente ci siete già stati. E allora abbiamo optato per il più “milanese” degli aperitivi non milanesi, ovvero il Pirlo bresciano. Che di fatto è una variante dello spritz a base di bitter Campari e bianco fermo secco (Lugana soprattutto). Lo si beve ovunque e a prezzi umani pochissimo meneghini da Desenzano fino alla Valcamonica, ma noi vi mandiamo a Ponte di Legno, perché l’aria di montagna fa bene. E perché fa bene anche godersi un aperitivo in una vecchia segheria riammodernata con vetrate sulle vette, toast e quel lombardissimo senso di «ho lavorato come un animale e ora mi godo il mio modesto drink low profile». Radici. Non di design.