Il gin sempre più protagonista di trend e gusti. Da theGINday a Milano, le voci dei produttori e di Luca Pirola, che racconta “l’intuizione positiva di un evento verticale dedicato esclusivamente al gin”
Un evento unico e un anniversario importante. TheGINday è giunto quest’anno alla sua decima edizione, nasce infatti nel 2012 – all’inizio era Gin Era -, per sostenere l’onda del cambiamento nel settore dei distillati e in particolare del gin, anticipando i trend e rispondendo alle esigenze del mercato.
A guidare la squadra organizzativa di theGINday – un format semplice ma efficace ospitato a Milano presso l’area di Superstudio Più di via Tortona (domenica 11 e lunedì 12 settembre) -, Luca Pirola, ideatore e fondatore insieme a Agostino Perrone, Dario Comini, Dom Costa e Fulvio Piccinino di Bartender.it.
«Il gin è un fenomeno di portata globale che sta cambiando la cultura del bere»
«Di fronte a un fenomeno di portata globale come quello del Gin, l’edizione 2022 di theGINday non può che proporsi anche come un buon esempio e motore di un rinnovato interesse nei confronti del mondo dell’ospitalità anche dal punto di vista professionale – spiega Luca Pirola -. Da dieci anni theGINday opera attivamente nel settore italiano del beverage, dando un significativo contributo nello sviluppo di un network specializzato come quello della mixology italiana».
Il gin è un fenomeno di portata globale che sta cambiando la cultura del bere. Non si tratta di riscoprire solo drinks e grandi classici, ma di sottolineare e riportare in auge un prodotto plurisecolare che trova la sua massima espressione liscio, al massimo miscelato nel più esemplare gin&tonic. Di edizione in edizione, il numero di presenze, brand e operatori è cresciuto, testimoniando quanto l’aderenza dell’evento al settore beverage sia reale ed effettiva, promuovendo lo sviluppo, ancora in parte inespresso, di questo fantastico distillato. Presenti aziende storiche come Silvio Carta, Marzadro, Domenis 1898 e nuove distillerie come Cillario & Marazzi, Panegos & Co., Manifattura Italiana Spiriti. Un weekend un po’ in sofferenza di partecipazioni, incastrato tra il Jova Beach Party e la Formula Uno monzese.
Photo credit: theGINday
Distillazione italiana, i luoghi per raccontarla
Nasce istintiva la curiosità di capire, proprio dai produttori, quali siano secondo loro gli ambienti necessari per raccontare al meglio il mondo della distillazione italiana ai consumatori. Per Domenis 1898, storica azienda friulana, rimane quello della fiera: «Far conoscere facendo provare. È fondamentale l’assaggio, constatare in prima persona la qualità che differenzia un prodotto da un altro». Secondo Silvio Carta, produttore sardo dal 1950 di Mirto “riserva”, London Dry Gin, Vermouth e distillati, il mondo dei social è fondamentale per arrivare al consumatore. «Le fiere di settore sono un momento, è un attimo di curiosità ma poi finisce lì. I social riescono a penetrare il mercato in modo trasversale. Per quanto riguarda l’assaggio e la qualità del prodotto tenga conto che in Italia saremo sì e no 15 aziende a distillare gin. La qualità è dunque una certezza».
Distilleria Marzadro si mantiene sui canali standard di comunicazione, social media e fiere di settore. «Stiamo cercando di avvicinarci al cliente/consumatore con masterclass svolte direttamente nei locali e cercando di formare la rete vendita, distributori e grossisti». I giovani della Manifattura Italiana Spiriti con sede in provincia di Varese, recentissima realtà nel panorama del gin italiano e della distillazione (sono partiti ufficialmente questo maggio), ritengono che social, fiere di settore e i migliori distributori siano l’unico modo per farsi conoscere. Cillario & Marazzi, distillatori di gin per conto terzi (ristoranti, barman e hotel) sul mercato dal giugno 2017 parlano di un’era social di cui è impossibile non tenere conto. «D’altro canto le fiere mettono in contatto produttori e clienti, ma soprattutto permettono di assaggiare il prodotto, spiegandone il processo di distillazione».
Per Panegos & Co, distilleria pugliese nata lo scorso anno con l’etichetta Disonesto – un gin “less is more”, solo cinque botaniche e tradizioni venete che incontrano la Puglia -, «fare un prodotto buono e poterlo raccontare è il primo modo per intercettare nuovi consumatori. Le fiere di settore sono i luoghi deputati per uno storytelling inclusivo, che offra narrazione e assaggio». Secondo Mixer s.r.l. distributore di marchi di rilevanza mondiale come Gunpowder Irish Gin, una buona opportunità è quella di relazionarsi direttamente con il consumatore, fare eventi nei locali come il recente tour di 12 tappe italiane iniziate dal Twiga Forte dei Marmi fino al Samsara Beach di Riccione. «Il consumatore ha voglia di ascoltare, capire cosa sta bevendo; andare nei locali, direttamente a casa loro secondo noi è la carta vincente. Il tour a nostro giudizio è una componente che va riproposta affiancandola alle nuove leve virtuali».
Photo credit: theGINday
Dai trend dei consumi a quelli di stile, il gin secondo Luca Pirola
Dall’intervista invece a Luca Pirola, ideatore del format, emerge ancora una volta quanto il gin e i distillati siano un segmento in piena crescita e sempre di più in mano a veri artigiani, in cui l’aspetto più importante è e deve essere sempre la qualità.
theGINday, il primo e più grande evento italiano dedicato al Gin, al genever e ai loro botanical compie 10 anni.
«Avere avuto dieci anni fa l’intuizione di un evento verticale dedicato esclusivamente al gin che anticipasse in Italia le tendenze internazionali è stata una grande opportunità. Girando per le fiere di settore di tutto il mondo abbiamo intercettato una moda del gin già avviata, un trend che però non aveva ancora raggiunto l’Italia. Da noi il gin era poco consumato anche se un prodotto presente. Un evento verticale come theGINday, in cui le aziende possono portare, spiegare e fare assaggiare il proprio prodotto è fondamentale».
Com’è cambiato in questo arco di tempo il consumo di gin?
«Negli ultimi 15 anni il consumo di gin è cresciuto notevolmente, ogni anno si pensa che sia l’anno in cui si fermerà e si assesterà ma non è mai così. È un settore in costante fermento anche grazie al marketing e all’importante budget a disposizione, oltre ad essere un ingrediente presente nelle ricette di alcuni tra i cocktail più venduti al mondo e tra i più consumati a casa. Questo naturalmente tira i consumi e ha permesso l’esplosione di settori collaterali come quello delle bibite sodate e soft drink, oggi presenti anche sugli scaffali dei discount di provincia».
Luca Pirola, fondatore di theGINday (Credit Andrea Veroni)
Chi è il consumatore di gin?
«È un consumatore completamente trasversale, grazie al crescere del mondo della miscelazione. Alcuni tra i gin più recenti (sul mercato da una decina di anni), soprattutto quelli aromatizzati, hanno creato un perfect serve che ha dato linfa al consumo e accresciuto la tendenza di produzione e consumo di gin con aggiunta di spezie, bacche, botaniche. Un volano importante, ma come sempre sarà il mercato a decidere».
Quali sono i trend principali della produzione di gin a livello globale?
«Sono piuttosto talebano: scelgo Martini e Gin Tonic. L’aromatizzazione del gin è sicuramente uno degli ultimi trend: mi rendo conto che se da una parte amplia la forbice dei consumi, dall’altra spinge ancora di più i classici. Bene i gin classici, ma insieme a loro torno a sottolineare sta crescendo tutto il comparto».
Photo credit: theGINday
Quali sono invece i trend principali del consumo di gin in Italia?
«La pandemia ha insegnato al consumatore a farsi in casa quei tre, quattro, cinque drinks da godersi in ogni momento. E non si sono mai venduti così tanti distillati nei supermercati come in questi ultimi due anni. Oggi, naturalmente, non si rinuncia più alla socialità e all’esperienza. Anche sotto questo punto di vista però abbiamo benefici generali, dalle aziende al trade, ai locali ma anche la gdo, che ha guadagnato molto dalla crescita dei consumi, anche se non sostituirà mai né quelli di un locale e tantomeno il momento della convivialità fuori da casa».
Il gin e la qualità
«La speranza è che i gin proposti siano sempre di altissima qualità. Ovviamente quello che trovate oggi a theGINday è l’eccellenza».