Il bar catanese che sta facendo rumore in Italia, grazie ad arredamenti e drink innovativi e una serie di eventi in cui la connessione fra aziende la fa da padrone. Alla faccia del Gattopardo.
L’intervista al titolare, Giovanni Torre.
Nella raggiante Catania cantata da Carmen Consoli, in una delle zone più storiche del centro, si svela un locale dall’atmosfera retrò, quella di un circo di fine ‘800. Una cocktail list che cambia ogni sei mesi e un focus sui prodotti italiani.
Il giovane proprietario del Circus ha già tracciato solchi importanti, anche perché ben supportato da uno staff di grandi professionisti. Il Master Bartender Pierangelo Raneri, che vanta anni di esperienze internazionali e la talentuosa Giorgia Panebianco, proveniente dall’Alma, che unisce la passione per il food a quella per la mixology.
Giovanni Torre, quando e come nasce l’idea del Circus, ce la può raccontare?
“L’idea del Circus nasce da un’intuizione di Pierangelo Raneri, l’head bartender del Circus, che già 10 anni fa aveva avuto l’idea di creare un locale con questo stile e questo nome. Quando ce ne parlò, io e il mio socio Fabio Torre, ne fummo subito entusiasti! Penso sia stata una bella intuizione sia a livello marketing che commerciale. Pensando al ‘Circus’ abbiamo sviluppato non solo tutto l’arredamento e l’oggettistica del locale, ma anche il concept dei nostri drink. Attraverso i nostri cocktail, infatti, cerchiamo sempre di regalare un’esperienza non solo gustativa ma anche divertente”.
Catania è una città in continuo fermento, che vanta una concentrazione di locali davvero molto ampia, simile a quella di Barcellona in Spagna. Come si distingue il Circus rispetto agli altri locali?
“Catania è una città che corre veloce, al passo con i tempi, con una delle night life più importanti d’Italia. Il nostro locale vuole essere all’avanguardia e dire la propria sempre e comunque. Forse in città ci si concentra troppo sull’esteriorità. Avere un’identità significa puntare sull’anima delle cose, dei drink, non solo ‘fuffa’. Questo imprinting ci ha permesso di essere riconoscibili non solo in città ma anche a livello nazionale. In Italia ci sono migliaia di bravissimi bartender, e locali ancor di più, ed il rischio di essere “uno dei tanti” è altissimo. Le nostre pareti a strisce circensi, i nostri bicchieri, i nostri drink interattivi… ciò che ci distingue è proprio il ‘circo’”.
Uno dei grandi problemi della Sicilia è stato sempre il fare rete tra imprese, forse perché un po’ figli del ‘Gattopardo’. Con i suoi progetti può definirsi controcorrente?
“Assolutamente sì! Sono felice di rispondere a questa domanda. Dopo mesi passati a casa a pensare e riflettere su cosa volevo fare nella mia vita, ho capito che giocare a fare l’imprenditore non mi bastava, per cui mi sono chiesto: cos’è che mi piace più di ogni altra cosa? La risposta è arrivata dopo qualche giorno, qualche film e qualche bicchiere di whisky: mi piace interagire con le persone. Mi piace scambiare idee e creare connessioni. Sogno un mondo utopico dove le persone possano aiutarsi l’un l’altra per un obbiettivo comune. Penso che quest’ultima cosa la gente faccia fatica a capirla. Penso che chiunque apra un’attività abbia l’obiettivo di far star bene i propri clienti. Certo, il fatturato è importante, ma questo non significa farsi necessariamente concorrenza, anzi! Da queste riflessioni riesco finalmente a dar vita ad uno dei progetti più ambiziosi del 2022: New Generation Class. Un format con cadenza settimanale, che vede protagonisti giovani e talentuosi bartender dai migliori locali d’Italia in una guest night al Circus. Oggi, dopo circa 8 mesi, il progetto è conosciuto in tutto lo Stivale, e non intendiamo fermarci”.
Ci parli dei vostri signature drink. Qual è quello al quale è più legato e perché?
“Non so in realtà quale dei nostri drink sia il più rappresentativo, però quello a cui sono più legato è sicuramente il Monkey Mule. È stato il drink che mi ha dato il giusto slancio e grazie al quale sono arrivato in finale a Baritalia 2019. Vodka al burro d’arachidi, lime e banana ginger beer, ingredienti che rimandano alla fauna circense”.
Insieme a Pierangelo Raneri e Giorgia Panebianco avete fatto parte della commissione siciliana della guida di Spirito Autoctono. Una bella responsabilità!
“Assolutamente sì, anche perché è stata la prima volta per me e, credo anche per gli altri, in cui ci siamo ritrovati a indossare i panni del giudice. È stato bello e stimolante avere la possibilità di assaggiare tanti prodotti validi del nostro Paese e per questo naturalmente ci teniamo tutti a ringraziare il responsabile regionale Francesco Seminara per averci dato questa opportunità e aver condiviso questi momenti con noi, anche questa è stata connessione!”
Pensate di essere riconfermati quest’anno?
“Perché no! La proposta italiana sta crescendo con grande rapidità e grande sentimento, esattamente come noi, quindi il nostro matrimonio con Spirito Autoctono ci sembra più che appropriato. Nel frattempo vi aspettiamo al Circus!”