Nello storico caffè, dalla colazione al dopocena nel rispetto dei rituali gastronomici del capoluogo
Quando si parla di aperitivo la mente dei più corre a miscelati a prezzo fisso accompagnati da vassoi “all you can eat” da cui servirsi a piene mani. Questo il rito dell’“apericena”, che ha preso piede nelle grandi città e che ben poco ha in comune con l’eleganza del suo progenitore: l’aperitivo sabaudo. Infatti, l’aperitivo nasce a Torino nel 1786 quando Antonio Benedetto Carpano, miscelando erbe e spezie con il vino moscato, inventò il Vermouth nella sua bottega di fronte a Palazzo Reale. Carpano era così sicuro della bontà del suo prodotto, che ne inviò una cesta al re Vittorio Amedeo III. Da qui partì l’immediato successo del Vermouth, che fin da subito venne talmente apprezzato dal sovrano da essere adottato tra i consumi della famiglia Reale. A cascata il Vermouth divenne di gran moda nell’aristocrazia, poi in tutta Torino e, infine, nel mondo.
VERMOUTH, CORREVA L’ANNO 1786 (VOL.1)
C’era una volta un giovane erborista, il Signor Carpano. Duecentocinquanta anni e non sentirli, viaggio nella storia del primo aperitivo.
Il Caffè Platti
Per assaporare l’aperitivo sabaudo per eccellenza nessun luogo è più indicato di Platti. La storia del locale inizia nel 1870 quando nella prima capitale d’Italia, in corso Vittorio Emanuele II 72, apre la liquoreria “Principe Umberto”, poi rilevata da Ernesto e Pietro Platti e ribattezzata Caffè Platti nel 1875. Da Platti si può dire che sia passata la storia d’Italia. Qui Luigi Einaudi, docente universitario e poi Presidente della Repubblica, ama sedersi a leggere sempre allo stesso tavolino, mentre il senatore Giovanni Agnelli non riesce a dire “no” alle celebri meringhe della casa. Il locale è anche il luogo dove l’editore Giulio Einaudi incontra i suoi autori come Cesare Pavese o Natalia Ginzburg per un caffè.
Quando al Platti naque la Juventus
Altro momento storico a cui il Caffè Platti fa da scenario è l’1 novembre del 1897. Seduti sulla panchina davanti al locale si ritrovano un gruppo di ragazzi, il più grande di loro non supera i 17 anni. Sono studenti del Liceo Classico Massimo D’Azeglio. A unirli la passione per il football, un gioco da poco arrivato dall’Inghilterra, e un’idea: fondare una società sportiva dove poter praticare il calcio. Data la giovane età degli appartenenti alla compagnia e la loro cultura classica scelgono come nome “Juventus” che in latino, significa “gioventù”. Nasce così, all’ombra del Platti, una delle compagini che sono entrate nella storia mondiale del calcio.
Per conoscere la storia di questa insegna, basta fare un tour delle tre sale da cui è composta e che ripercorrono le tre epoche della sua vita. C’è la sala pasticceria, con il ricercato arredo Luigi XVI della ditta Valabrega, illuminata dai grandi lampadari originali e i soffitti a stucco di disegno barocco e tinte pastello che si riflettono negli specchi dalle cornici dorate. Ci sono poi la sala caffè con il bancone del bar Anni Venti e il soffitto a stucchi di disegno barocco e tinte pastello e la sala con spunti Decò e accenni razionalisti, creata dopo il 1930.
I bicchieri Reali
In omaggio all’aperitivo sabaudo e alla storia della città il barman di Platti, Ivan Alizzo ha creato due nuovi cocktail: Conte Verde (nelle due versioni alcolica e analcolica) e Conte Rosso. Entrambi i cocktail nascono per esaltare i sapori e gli ingredienti che fanno parte della storia enogastronomica del Piemonte: la menta di Pancalieri, il Vermouth e i marron glacé.
VERMOUTH, CORREVA L’ANNO 1933 (VOL.2)
Quando Vittorio Emanuele III trovò il tempo di firmare il documento che dettava le regole di produzione
Forse pochi sanno che il 50% della produzione italiana di piante officinali, tra cui la menta piperita, è concentrata in un’area del Piemonte chiamata l’“isola d’erba” di Pancalieri. Piccolo comune di duemila abitanti, tra Torino e Pinerolo che ospita anche il “Museo della Menta e delle Piante Officinali di Pancalieri”. In particolare, la menta Piperita nera di Pancalieri (Black Mint per gli inglesi) è nota anche come “Menta di Mitcham” in omaggio alla località inglese in cui, nel XVIII secolo, furono sperimentate le prime piantagioni.
Dalla menta piperita al Conte Verde
Nel 1903 la menta piperita nera arrivò in Italia, grazie al profumiere francese Honorè Carles, che insieme a Giovanni Varino, fondatore dell’omonima distilleria di Pancalieri nel 1870 ne hanno industrializzato la coltivazione. Oggi, la menta piperita di Pancalieri ne ha fatta di strada. Dal 1999 è nell’Elenco Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Regione Piemonte, e, dal 2003, è nel Paniere dei Prodotti tipici della Provincia di Torino.
Anche i marron glacé sono un’eccellenza piemontese. Infatti, secondo alcuni la nascita del marron glacé avviene intorno al Cinquecento nel Cuneese. Qui si raccoglievano – e si raccolgono tuttora, per essere esportati in tutt’Europa – grandi quantità di castagne. Sembra che i marron glacé furono inventati da un cuoco di corte del duca di Savoia Carlo Emanuele I, la cui ricetta compare nel trattato Confetturiere Piemontese, stampato a Torino nel 1790.
Tornando ai cocktail, Conte Verde ribadisce la sua anima sabauda già dal nome che mutua il soprannome di Amedeo VI di Savoia, figura di spicco nella Torino del Trecento. Il nobile veniva chiamato così per il colore degli abiti indossati durante le tenzoni e i tornei che lo vedevano sempre vincitore. Verde è anche il colore della menta di Pancalieri dalle cui foglie Ivan Alizzo ricava uno speciale sciroppo aggiungendo basilico e olii essenziali al limone.
Conte Verde analcolico, con lo sciroppo di Alizzo, è una bibita fresca e dissetante tipica del Piemonte mentre, nella sua versione alcolica è un drink a base di Italian Vodka, prodotta a Castelnuovo Don Bosco, miscelata con sciroppo di menta di Pancalieri, Rosolio Italicus, il cui sentore di bergamotto ben si sposa con gli olii essenziali dello sciroppo, e acqua tonica. Un buon aperitivo Verde!
L’aperitivo è una questione seria
Cocktail a base di Vermouth rosso italiano Antica Formula, noto proprio per il suo colore rosso intenso, Gin Villa Ascenti, Bitter Riserva Premium e velluto di marron glacé, il “Conte Rosso”, è dedicato al figlio primogenito di Amedeo VI.
Amedeo VII di Savoia, detto appunto il Conte Rosso per via del suo colore di capelli o, come altri storici pensano, poiché nel 1383, mentre era impegnato nelle Fiandre in una campagna militare in difesa del duca di Borgogna, alla notizia della nascita del proprio primogenito abbandonò il lutto per la morte del padre a favore di abiti rossi per festeggiare.
Ad accompagnare gli aperitivi viene servita, in puro stile sabaudo, un’alzatina d’argento con canapè, un croissant salato, una selezione di finger preparati dalla cucina, chips di riso e mini-tramezzini. Vanto del locale è proprio la carta dei tramezzini, i tipici panini triangolari che vedono i loro natali proprio a Torino. Da Platti se ne possono assaggiare più di 25 tipi, dai più classici ai più innovativi, senza dimenticare quelli che omaggiano le specialità piemontesi: peperoni e acciughe, vitello tonnato, lingua e salsa verde o salsiccia di Bra.
Un locale “all day long”
Al di là dell’aperitivo, da Platti si possono celebrare tutti i riti gastronomici della città sabauda. Partendo dalla “colazione da Platti”, un rito per tutti i torinesi: al bancone o seduti agli eleganti tavolini in marmo si possono gustare oltre 20 tipi diversi di lievitati. In abbinamento a caffè, cappuccino o al classico Bicerin, la bevanda torinese composta da una mescola di caffè, cioccolato e crema di latte.
Il puro “Turin style” è, però, accompagnare la colazione con una storica specialità della città, la piccola pasticceria. Anzi piccolissima. Perché a Torino bignè, chantilly, baci di dama, macaron e biscottini sono così mignon che le “madamin”, le signore eleganti, potevano assaporarli senza dover aprire troppo la bocca, gesto ritenuto villano, ma solo socchiudendo le labbra. In pasticceria c’è Evi Polliotto. Pastry chef del gruppo torinese Gerla 1927 proprietario di Platti, famosa anche per aver vinto Cake Star – Pasticcerie in sfida con la sua Monviso 3841, la torta al gianduia dedicata alla montagna piemontese alta appunto 3.841 metri dove nasce il fiume Po.
All’ora del pranzo si sale al primo piano, per accomodarsi nelle sale del ristorante e scegliere à la carte dal menu firmato dallo chef stellato Fabrizio Tesse. Per gli amanti del tè infine, c’è l’Afternoon Tea. Un rituale del tè all’inglese rivisitato in chiave sabauda, con oltre 12 diverse qualità di tè da tutto il mondo firmate Damman. Rigorosamente in foglia, in abbinamento alla piccola pasticceria secca e ai tramezzini salati serviti sui vassoi d’argento.
Caffè Platti: dall’archivio di Spirito Autoctono del 1 novembre 2023