Sazerac: è il primo cocktail della storia?

Forse, ma non importa. il Sazerac è un cocktail magico, ricco di storia e pieno di fascino. E tecnicamente non è difficile da preparare

New Orleans, metà dell’Ottocento.
Ebbe inizio in questi luoghi e in questi tempi la storia del Sazerac come, d’altronde, quella di molti altri cocktail. La regina del carnevale e della magia in quel periodo – ma è poi mai finito davvero, quel periodo? – era la regina dei piaceri alcolici (e non solo), crocevia di commerci, soprattutto di whisky e depositaria di una raffinata cultura a 360°. Molte delle ricette dei cocktail più famosi (tra cui il Ramos Fizz, il Café Brulot Diabolique e il Vieux Carré,) arrivano proprio da lì e nascono proprio in quegli anni, a metà tra l’età del jazz e il fumoso futuro. Anni ricchi di miti e di leggende.


sazerac
Sazerac

Un cocktail da molti dimenticato, come suggerisce Gianmaria Ciardulli, il nostro Brand Ambassador, che ironico sottolinea come per alcuni suoi clienti sia, addirittura, un medicinale. Un’eresia? Forse. Tra gli ingredienti mistici del drink, insieme all’assenzio, troviamo il Peychaud’s bitter. Un bitter (quasi) antelitteram nato dall’inventiva di un farmacista ed erborista. Frutto di un lungo e approfondito studio sulle proprietà curative delle erbe che venne perfezionato basandosi su antiche ricette di famiglia. Il risultato, il Peychaud’s appunto, veniva utilizzato come tonico medicinale. In qualche modo quindi, in un racconto circolare della storia dei drink, tutto torna. Di sicuro torna, in maniera roboante e importante, il ruolo di Antoine Amédée Peuchaud nella storia non solo del bitter omonimo, ma del drink stesso. 


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Sazerac

Da tonico medicinale a drink più antico d’America

New Orleans era, ed è, una città meticcia, portuale, piena di alberghi e locali di vario tipo. Malata della stessa bella creatività che fece nascere il Vieux Carré (1/3 rye whiskey, 1/3 cognac, 1/3 vermouth rosso). Molti drink, in quel periodo, non erano dolci: non c’era tempo per le smancerie. E così era anche il Sazerac che deve parte dell’origine ad Antoine Peychaud, un farmacista creolo di origini francesi, che amava creare misture con il suo bitter, per poi farle assaggiare ogni sera, all’interno della farmacia, ai suoi amici più cari. Secondo le mille leggende di cui è fatta la storia dei drink, ricorda Ciardulli, la ricetta originaria doveva comprendere: “il bitter, mescolato con cognac, acqua, zucchero e oli”. Tutto nella sua farmacia-erboristeria al 123 di Royal Street (poi spostatasi al 437). Non sono esattamente le dosi o gli ingredienti odierni, non tutti almeno, ma la presenza di zucchero, di un diluente all’acqua e di un bitter, lo mette di diritto nella short list dei drink più antichi d’America. Secondo molti, il primo in assoluto.


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Sazerac

La ricetta

Come è accaduto per moltissimi drink durante la storia, la ricetta cambiò molte volte. Non quando il drink prese il nome attuale, al momento cioè dell’acquisizione dei diritti della ricetta da parte del Sazerac Cafè. Quanto piuttosto negli ultimi decenni del secolo. Dal 1870 in poi divenne difficile reperire il cognac, a causa anche dell’epidemia di Fillossera che imperversava in Europa. Il grande distillato francese fu così sostituito con del Rye Wiskey, più locale, a cui venne aggiunto (proibizionismo permettendo) dell’assenzio. Da questa storia vanno estratti gli elementi più importanti (la farmacia, la sala da caffè, l’aggiunta dell’assenzio e la sparizione del cognac) e, come per tutti i drink più famosi, vanno dimenticati i dettagli. Chi sia realmente stato a muovere le pedine giuste nel momento perfetto non è dato saperlo, anche se molti, data la fortuna della ricetta nei secoli, hanno provato a prendersene la paternità. 


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Sazerac

Forse per il suo passato o per una primogenitura su tutti gli altri che sono arrivati dopo, anche se il motivo non è importante, il Sazerac è un cocktail magico, ricco di storia e pieno di fascino. E, nonostante ciò, tecnicamente non è difficile da preparare: la ricetta è semplice, ma rituale e sacra. Ed è per questo che va riprodotta con grande attenzione: la magia fa presto a sparire. Un’attenzione dovuta, come conclude Gianmaria Ciardulli, “non solo per le sue origini, ma anche per la composizione degli ingredienti. Un drink del passato per veri intenditori, ed è davvero buonissimo!”. Buonissimo nella sua versione originale (per quanto questa parola possa essere usata in miscelazione) e nella sua versione super autoctona che Gianmaria Ciardulli ha ideato appositamente per noi, aggiungendo al whisky un’acquavite d’uva. Un omaggio al cognac che fu, un ponte con l’Italia, una strada verso i sogni. 

LEGGI COME PREPARARE IL SAZERAC CON LE DUE RICETTE FIRMATE GIANMARIA CIARDULLI SU SAM#5 A PAG. 58

Cinquant'anni, padovana, eppure non è mai riuscita a farsi dare della gallina. Pur provandoci. Oggi vive a Marne-la-Vallée, alle porte di Parigi, e vive di traduzioni. Ogni tanto scrive.

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