Abbiamo parlato della figura degli imbottigliatori italiani indipendenti di whisky e di come l’Italia possa vantare una vera e propria scuola (a questo link il precedente articolo di Spirito Autoctono). Oggi, infatti, sono sempre di più i marchi attivi. Vediamoli un po’, ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, in un elenco che non vuole essere esaustivo ma quasi.
Samaroli
Eredi del più grande, Silvano Samaroli da Bologna, “eretico” del whisky che ha firmato alcuni tra i più grandi whisky mai imbottigliati, dal Bowmore Bouquet 1966 (il quinto migliore di sempre nella classifica di whiskybase.com) al Laphroaig “Silver cap” del 1967. Lui iniziò nel 1968, oggi la sua creatura continua nel suo nome e con il suo marchio. E se il suo naso e il suo intuito sono ahimé insostituibili, le selezioni rimangono di altissimo spessore, molto ricercate dai collezionisti internazionali.
Wilson & Morgan
Creatura del trevigiano Fabio Rossi, erede di una famiglia di commercianti di spiriti e alcolici, nasce nel 1992 e oltre trent’anni ha messo insieme una mole incredibile di imbottigliamenti (oltre 700). L’immenso patrimonio di botti messo insieme consente di “giocare” con i barili: stilisticamente, i whisky sono caratterizzati da una ricchezza unica, data dall’utilizzo sapiente dei legni di invecchiamento e affinamento, soprattutto ex sherry. Altra caratteristica è la collocazione di alcune bottiglie in un range di prezzo incredibilmente basso per la qualità: la House Range (eccellente l’idea di offrire un “whisky della casa” come il vino di certe trattorie) e la Classic Selection sono imbattibili, ma anche la gamma Cask Strength. Diverso discorso per le Special Releases e la Decanter collection, con invecchiamenti anche ultra-trentennali e whisky da distillerie rinomatissime.
High Spirits Collection
Dietro a questo nome si cela il più raffinato gentiluomo del mondo del whisky italiano, ovvero Ferdinando “Nadi” Fiori, da Rimini, profondo conoscitore di tutto quel che inerisce lo Scotch, dalla produzione alla distribuzione al consumo. Negli anni ’70, dal suo ristorante “La taverna degli artisti”, Nadi è diventato selezionatore e imbottigliatore, fondando una sua etichetta, prima Intertrade e poi High Spirits (dal 1999). Nonostante il suo naso sia elitario, le sue scelte sono sempre state tese a imbottigliare “cose da aprire, da bere”, più che chimere da mettere in cassaforte. Quindi nelle sue “collezioni” si trovano invecchiamenti medi e single malt perfetti nel loro essere beverini e pronti. Perciò molto spesso i suoi whisky sono diluiti a 46%, mentre il “grado pieno” viene scelto raramente.
Silver Seal
Si tratta del marchio di Max Righi, erede della Sestante di Mainardi. Il primo imbottigliamento (un Macallan di 23 anni) risale al 2000 e da quel momento la fama mondiale di Max è uscita non solo dal suo negozio/museo Whisky Antique di Formigine (Modena), ma anche dall’Italia. Oggi i suoi imbottigliamenti raggiungono quotazioni da capogiro in asta e in Oriente c’è gente che venderebbe svariati parenti per accaparrarsele. Il fil rouge della sua produzione è l’ossessione per la qualità: «Se non mi piace, non lo faccio». Il risultato sono whisky elegantissimi, in cui l’influsso del legno è sempre raffinato.
Milano Whisky Festival
Giuseppe Gervasio Dolci e Andrea Giannone rappresentano un altro caposaldo della nuova gens selezionatrice. Iniziano nel 2002 con un Brora 20 anni per l’etichetta Collecting whisky, poi gli imbottigliamenti per The Way of Spirits e infine, nel 2006, la prima edizione del Whisky Festival di Milano. Da allora, sono state un’ottantina le creazioni, tra cui anche Macallan e Port Ellen. Inizialmente chicche per intenditori, con il tempo più selezioni particolari alla portata di ogni appassionato (per approfondire, leggi l’intervista doppia di Spirito Autoctono ai due esperti).
Valinch & Mallet
Il valinch è quella pipetta con cui si attinge al liquido della botte, il mallet è il mazzuolo con cui si pianta il tappo. I due sono Fabio Ermoli, esperto commerciante e importatore (Lost dram selection) e Davide Romano, che insieme hanno creato un marchio che è diventato presto lo standard aureo con cui le nuove leve devono misurarsi. Già, perché dal 2012 di cose eccellenti i due ne hanno partorite parecchie. Non solo mostri sacri (Springbank, Bowmore, Clynelish, Port Ellen), ma anche un lavoro sempre più profondo sullo sherry, con botti eccezionali comprate direttamente in Andalusia. Parallelamente al whisky, sempre più ricca è l’offerta anche di rum, con single cask di grande invecchiamento. Il grande parco botti consente a V&M di uscire spesso a prezzi molto interessanti. Piccola nota: sono citati nel nuovo libro di David Stirk “Independent Scotch: the history of independent bottlers”.
Hidden Spirits
Dietro questa etichetta che nel 2023 compie dieci anni c’è Andrea Ferrari, da Ferrara – perdonate il gioco di parole. Veste grafica curatissima, stile, anni di silenziosi rapporti con i venditori di barili e con le distillerie (un pezzo di Parmigiano in dono aiuta sempre) e una rete precisissima di contatti sono gli ingredienti che rendono i suoi imbottigliamenti fra i più deliziosi sul mercato. I pezzi da novanta (Ben Nevis e Ledaig, Bowmore e Highland Park) sono straordinari, ma anche i distillati meno roboanti sono tutti tecnicamente ineccepibili. Lui, dottore agronomo originario del Garda, definisce le sue bottiglie “esperienze sensoriali temporanee”.
Dream Whisky
Nella loro sede, la Dream House in zona Porta Romana a Milano (ne avevamo parlato anche in questo articolo), Marco Maltagliati e Federico Mazzieri hanno creato una tana niente male. Un ritrovo per i membri, un teatro per le degustazioni e gli incontri con i big del whisky, un bar. Ma soprattutto l’ombelico di una produzione molto particolare. L’avventura inizia nel 2019, l’approccio è originale: in etichetta disegni degli animali tipici della Scozia e delle note di degustazione, dal miele al fumo. Negli anni, Dream ha creato la collezione delle stagioni, la serie Sfumature e l’ultima, Atelier, dedicata a tre Irish whiskey. Inoltre, ha anche imbottigliato whiskey americani in collaborazione con lo speakeasy Jerry Thomas di Roma. Fuori dagli schemi in tutto (anche nelle bottiglie, da 50 cl), stanno battendo le nuove vie del malto. Un esempio? Whisky torbato invecchiato in un caratello di Vin santo…
Morisco Spirits
Andrea Morisco ha una laurea in beni culturali e non ha paura di usarla. Per rendere i suoi imbottigliamenti i più eleganti su piazza. La sua iniziativa è uno dei pochi frutti buoni del lockdown, quando la sua passione diventa progetto concreto. Finora due le collezioni, con whisky (e due rum) molto diversi fra loro, ma tutti accomunati dal gusto per il gusto non per tutti i gusti. Il più vetusto è uno Strathmill 26 anni, il Fettercairn e Glentauchers sono bombe di sherry, Glenlossie e Benrinnes everyday drams. Splendida l’ultima serie, la Marble collection con in etichetta i motivi dei mosaici cosmateschi delle grandi chiese italiane. La prossima si chiamerà Stillness, ma non è ancora stata svelata.
Whisky Facile
Il blog che si è fatto imbottigliatore nasce nel 2011 grazie alla passione di due compagni di liceo, Giacomo Bombana e Jacopo Grosser. Che dopo un decennio passato a bere con la scusa di recensire whisky hanno fatto il grande passo: hanno imbarcato tre soci e hanno iniziato a selezionare barili. La prima collezione, la Space Whisky Odyssey che richiamava lisergicamente le avventure di Ulisse e quelle di un astronauta disperso nel whisky, è stata una bella sorpresa: dallo Staoisha (Bunnahabhain torbato) al Caol Ila in botti di Oloroso, fino al Ben Nevis 25 anni, un bel viaggio. La seconda, la Black Cat series che porta in etichetta l’ironico gattino Easy, è ancora in corso e ha visto scelte più di rottura, come un whisky inglese (Bimber) e un single malt americano (Copperworks) che stupisce per carattere. Scanzonati, colorati, arditi.
Milano whisky company
L’etichetta nata nel 2020 grazie a Enrico Locurlo (whiskymilano.com), Matteo (biskymilano) e Fabrizio, finora ha lanciato sul mercato solo tre imbottigliamenti di medio invecchiamento: un Longmorn 8 anni, un Glenrothes 11 anni e un Craigellachie 13 anni parecchio divisivo. Il progetto da qualche tempo è in stand by.
The Art collection
L’etichetta che cela un nome a cui tutta la nuova generazione di appassionati deve essere grata, quello di Franco Gasparri. Che per decenni è stato l’ambassador di Diageo in Italia, dunque l’uomo che ha fatto assaggiare a migliaia di persone Lagavulin, Caol Ila, Mortlach & C. Quando si è ritirato, ha deciso di buttarsi in una nuova avventura ad alto tasso artistico. Finora ha rilasciato tre collezioni, ciascuna di 4 whisky, dedicate alle acqueforti, alla street art e alla tattoo art. Invecchiamenti non troppo spinti, buone cose per gente che si gode una bevuta più dell’ossessione di possesso. Fra tutti, si segnala un Glenallachie in sherry a un grado mostruoso, veramente unico.