Un tuffo all’indietro alle basi del sigaro, quelle vegetali, fatte di foglie di tabacco, a partire dalla scoperta che le portò a diffondersi in tutto il mondo
La storia del tabacco non può prescindere da un illustre personaggio: Cristoforo Colombo.
Colombo nell’Anno Domini 1492, involontariamente scoprì un nuovo continente. Questo fu uno dei più importanti avvenimenti della storia dell’uomo, sicuramente il più importante del XV secolo, di una portata tale da relegare in secondo piano altri fatti storici come la caduta di Granada e la definitiva cacciata dei mori infedeli dal suolo Cristiano, l’espulsione degli Ebrei dalla Spagna e di conseguenza da tutti i territori del Regno (Sicilia compresa), l’ascesa al soglio pontificio del geniale e spregiudicato Rodrigo Borgia, che prenderà il nome di Alessandro VI, le morti di Lorenzo il Magnifico e di Piero della Francesca ma anche la nascita di Pietro Aretino e l’inizio dei lavori dell’Addizione Erculea a Ferrara e, infine, la creazione del primo globo terrestre di concezione moderna da parte del cartografo Martin Behaim.
Una scoperta, ma non per tutti
La scoperta del tabacco da parte di Cristoforo Colombo ha un aspetto comune con quella dell’America. Se infatti è ormai acclarato che i guerrieri Vichinghi avessero già toccato secoli prima le coste del Nord America, è altresì documentato che il tabacco venisse consumato da almeno 6000 anni.
La zona di origine della pianta del tabacco si troverebbe in un’area situata nelle Ande peruviane-ecuadoregne e le prime colture risalgono ad un periodo compreso tra il 5000 e il 3000 a.C.. La diffusione della pianta in tutto il continente fu estremamente rapida ed essa era sia coltivata che ampiamente fruita da molte popolazioni, già molto prima dell’arrivo di Colombo.
Profonde radici, culturali
Di particolare interesse sono la considerazione, l’utilizzo e il ruolo culturale ricoperti dalla pianta del tabacco. L’uso del tabacco era parte integrante della mitologia delle popolazioni indigene amerinde e le sue foglie venivano usate nei rituali e nelle cerimonie religiose per entrare in contatto con le divinità che governano le vite di questi uomini, diventando un elemento centrale nello svolgimento delle loro funzioni religiose. Tale era la sua importanza che attorno ad esso nacquero vere e proprie leggende. In tutti questi racconti mitici il tabacco veniva offerto dalle divinità agli uomini, assieme ad altri prodotti quali la patata e il mais, utilizzati come sacri doni per propiziare l’aiuto delle divinità.
Ci sono ad esempio testimonianze dell’utilizzo della pianta tra i Maya: a Palenque dei graffiti mostrano addirittura il Dio Giaguaro che fuma un rotolo di tabacco. La mitologia Maya descriveva le nuvole come il fumo prodotto dai sigari degli dei, mentre le stelle cadenti nel cielo notturno erano i tizzoni che si staccavano dai “sigari” divini. Gli Aztechi consideravano il tabacco una sostanza sacra al punto da credere che l’intero corpo della loro massima divinità, Cihuacoahuatl, fosse fatto di tabacco e sempre il tabacco veniva utilizzato anche nelle cerimonie in onore del dio della guerra, Huitzilopochtli. Gli Uroni facevano ampio uso del tabacco, infatti degli studi archeologici hanno portato alla luce centinaia di pipe rudimentali, molte delle quali con all’interno ancora tracce di nicotina. Ciò dimostra quanto fosse fondamentale il ruolo ricoperto dal tabacco all’interno delle culture indigene.
Il tabacco in Europa
Il tabacco era dunque una pianta molto importante per tutte le popolazioni del continente americano ma era totalmente sconosciuta agli europei, almeno sino all’arrivo di Colombo.
Fu verso la metà del secolo che il tabacco assunse un nuovo importante ruolo in Europa e il merito lo si deve a Jean Nicot, accademico francese e diplomatico in Spagna e Portogallo, il quale nel 1560 inviò a Caterina de’ Medici della polvere di tabacco da usare contro l’emicrania. Così il tabacco divenne, in brevissimo tempo, una panacea contro tutti i mali, assunto in polvere, come decotto o sciroppo. Tale fu il merito di Nicot che, nel 1586, il botanico francese Jacques Daléchamps assegnerà alla pianta il nome di Nicotiana Herba proprio in onore del suo “promotore” in Europa. Nell’opera Species Plantarum (1753), Linneo catalogò la pianta riprendendo il nome di Nicotiana (genere), distinguendo poi tra N. Tabacum e N. Rustica, da cui per derivazione il suo principio attivo, isolato da Louis Nicolas Vauquelin nel 1809, sarà denominato “nicotina”.
Al tabacco furono attribuite proprietà miracolose nelle terapie contro le cefalee, le nevralgie, le coliche, i tumori, i morsi dei serpenti e dei cani idrofobi, il mal di denti e l’asma. Cominciò ad essere citato in trattati medici, il più famoso dei quali quello dello spagnolo Nicolás Monardes, tradotti in varie lingue e quindi diffusi in ogni parte del vecchio mondo.