Esportazioni in crescita del 29% per gli spirits nazionali nei primi 10 mesi del 2022. Liquori e amari campioni di vendite (oltre 440 mln), mentre la grappa cresce del 23%. I dati dell’Osservatorio Federvini mettono a fuoco anche le vendite in contrazione nella gdo italiana
Volano gli spirits italiani all’estero, con una performance che registra il +23% di export tra gennaio e ottobre 2022 (rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente), con la categoria liquori e amari (accorpati nei dati) che traina in maniera sostanziale le vendite per un valore di 444 milioni di euro. La grappa realizza la più alta percentuale di crescita (+23% per vendite da 49 milioni di euro). A indicarlo sono i dati dell’Osservatorio Federvini in collaborazione con Nomisma e Tradelab, che riguardo l’Italia prendono in considerazione soltanto la gdo, in cui rilevano un calo medio delle vendite dello 0,6% nel 2022 rispetto al 2021. La categoria che mostra maggiore calo nella grande distribuzione è quella del vermouth, che nei dati diffusi categorizzata insieme al vino e che segna un -9,4%.
«Abbiamo chiuso un 2022 in crescita nei valori delle esportazioni, con una buona ripresa dei consumi fuori casa anche per effetto delle riaperture post pandemia, ma con un andamento preoccupante sul canale gdo del mercato interno, dove a soffrire sono stati soprattutto i prodotti premium – dichiara Micaela Pallini, presidente Federvini – Le previsioni per il 2023 non sono incoraggianti, da un lato il mercato interno è segnato da alti valori di inflazione e bassa crescita del PIL e dall’altro subiamo un attacco senza precedenti alla reputazione dei nostri settori per la tendenza a livello internazionale di non distinguere tra consumo e abuso di alcol, disconoscendo che un consumo consapevole e moderato è compatibile con uno stile di vita e una dieta equilibrati, come l’Italia dimostra meglio di qualsiasi altro paese al mondo».
L’export, parole chiave: liquori e Usa
A giudicare dai dati diffusi negli scorsi giorni da Federvini, sono tre le parole chiave dell’export per gli spirits tricolore: crescita, liquori (amari inclusi) e Stati Uniti. È infatti un’ascesa a doppia cifra quella che riguarda la vendita all’estero delle bevande spiritose nazionali, le quali nel periodo gennaio-ottobre 2022 registrano un +29% rispetto allo stesso periodo del 2021. Per capirci, a ottobre 2022 avevano già superato le vendite di dicembre 2021.
La parte del leone la fa la categoria “liquori” – che nell’indagine mette insieme sia liquori che amari – con 444 milioni di euro di export e una crescita del 22%. La percentuale di crescita più alta è quella della grappa (+23%), che totalizza un valore delle esportazioni di 49 milioni di euro.
Per quanto riguarda i mercati, il 22% dei liquori nazionali vola negli Stati Uniti, seguiti dalla Germania (17%) e dall’UK (12%), ma la crescita più interessante in termini sia di valori che di volumi, la registrano i Paesi Bassi (rispettivamente +69% e +117% rispetto al 2021), pur pesando solo per il 5% nelle vendite. La grappa invece raggiunge soprattutto la Germania, che assorbe il 59% dell’export per questa tipologia di prodotto, mostrando anche la performance di crescita più interessante a valore (+33%). Seguono, in termini di market share, Svizzera (13%), Austria (4%) e, a pari merito, Canada e Usa (3%). Proprio questi ultimi due mercati mostrano anche interessanti percentuali di crescita a valore, rispettivamente + 26% e +31% rispetto al 2021.
Gdo Italia in calo, bene solo distillati e aperitivi
Mostrano una lieve contrazione le vendite nella gdo italiana, che nel 2022 segna un -0,6% a valore (1.2 miliardi di euro) rispetto all’anno precedente.
Andando ad analizzare i dati per tipologia di bevanda, le uniche categorie in crescita sono “distillati e acquaviti” e aperitivi, che rappresentano rispettivamente la prima e la terza categoria in termini di peso sulle vendite complessive del canale.
Distillati e acquaviti coprono il 45,1%, al secondo posto restano i liquori con un 20,4% di share e al terzo posto gli aperitivi con un 17,4%, ultimi di poco gli amari – che questa volta sono considerati separatamente rispetto ai liquori – pesando sul 17,1% delle vendite.
All’interno della fetta “distillati e acquaviti”, i dati diffusi da Federvini includono anche il gin, che presenta le performance di crescita più alte tra le vendite della grande distribuzione, segnando un +22,7% a valore (81 milioni di euro) e un +11,8% a volume – c’era da aspettarselo, avevamo parlato del trend in questo articolo. Questo non basta a spodestare la grappa, le cui vendite in gdo valgono 139 milioni di euro, in calo nel 2022 rispetto al 2021 (-7,4%). A farlo ci prova invece il whisky, al secondo posto con vendite per 110 milioni di euro, che invece è in crescita (+1,8%). Sul terzo gradino del podio si piazza il gin, seguito da brandy, vodka (normale e aromatizzata), rum e poi le altre tipologie di prodotto.
Andando invece a “spacchettare” i dati sui liquori, emerge che i più venduti sono quelli al limone (62 milioni di euro di vendite nel canale), seguiti da sambuca (50 milioni) e dai cremosi (49 milioni). Le tipologie che nel 2022 sono cresciute di più rispetto all’anno precedente sono, in questo caso, i liquori al caffè, quelli all’uovo, quelli al limone e quelli all’amaretto. E proprio per i liquori all’uovo e a base limone si nota un dato interessante: sono cresciuti nel valore delle vendite (+4,2% e +2,5%), ma calati nei volumi (-1,6% e -1,4%), il che lascia intendere che il prezzo medio dei prodotti si è alzato.
Dando infine uno sguardo alla macro-categoria “aperitivi alcolici”, il dato più significativo riguarda la tipologia dei pre-miscelati, che inizia anche nella gdo italiana a risentire dell’hype di questi prodotti. Le vendite del 2022 mostrano una crescita del 18,3% nei valori e del 10,7% nei volumi.